Idrosadenite suppurativa: dati aggregati di due studi di fase III positivi


Nei pazienti affetti da idrosadenite suppurativa, il trattamento con bimekizumab ha comportato miglioramenti clinicamente significativi

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Nei pazienti affetti da idrosadenite suppurativa il trattamento con bimekizumab, un doppio inibitore dell’interleuchina-17A/F, ha comportato miglioramenti clinicamente significativi negli endpoint più stringenti relativi alla gravità della malattia rispetto al placebo dopo 16 settimane, ulteriormente migliorati fino alla settimana 48. Le prime analisi dei dati aggregati di due studi di fase III sono state presentate da UCB al congresso 2023 della European Academy of Dermatology and Venereology (EADV).

I dati sono stati raggruppati dagli studi BE HEARD I e BE HEARD II, due trial di fase III, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, a gruppi paralleli e multicentrici, progettati per valutare l’efficacia e la sicurezza di bimekizumab in un totale di 1.014 adulti con idrosadenite suppurativa da moderata a grave. I partecipanti sono stati randomizzati in rapporto 2:2:2:1 (iniziale/mantenimento) a ricevere bimekizumab 320 mg ogni 2 settimane (Q2W)/Q2W, bimekizumab ogni 2/4 settimane (Q4W), bimekizumab Q4W/Q4W o placebo/bimekizumab Q2W.

L’endpoint primario in entrambi i trial era una riduzione di almeno il 50% rispetto al basale nell’Hidradenitis Suppurativa Clinical Response (HiSCR 50) alla settimana 16 e un endpoint secondario chiave era la risposta HiSCR 75 sempre alla settimana 16. HiSCR 50 e 75 sono definite come una riduzione di almeno il 50 o il 75% del conteggio totale degli ascessi e dei noduli infiammatori, senza alcun aumento rispetto al basale del conteggio degli ascessi o dei tunnel drenanti.

Con bimekizumab risposta clinica elevata e duratura 
I risultati principali dell’analisi hanno evidenziato che:

  • I pazienti trattati con bimekizumab hanno mostrato tassi di risposta più elevati nell’endpoint primario (HiSCR 50) alla settimana 16 rispetto al placebo (58% Q2W/Q2W, 55,9% Q2W/Q4W, 56,1% Q4W/Q4W vs 33,4% per il placebo). I miglioramenti sono aumentati fino alla settimana 48, con quasi 8 pazienti su 10 che hanno raggiunto una risposta HiSCR 50. Alla settimana 48 la risposta nei soggetti passati dal placebo a bimekizumab alla settimana 16 si è avvicinata a quella raggiunta dal gruppo in trattamento attivo dal basale (70,5%).
  • Una tendenza simile è stata osservata negli endpoint più rigorosi HiSCR 75 e HiSCR 90 fino alla settimana 48. I pazienti trattati con bimekizumab hanno avuto risposte migliori alla settimana 48, con circa 6 soggetti su 10 che hanno raggiunto una risposta HiSCR 75. L’analisi dell’endpoint più severo, HiSCR 100, ha evidenziato risposte numericamente più elevate nei partecipanti sottoposti a bimekizumab rispetto al placebo alla settimana 16 e risposte migliorate alla settimana 48, con circa 3 pazienti su 10 che hanno raggiunto la risposta HiSCR 100. I partecipanti passati dal placebo a bimekizumab alla settimana 16 hanno dimostrato un trend simile nei tassi di risposta HiSCR 100 alla settimana 48.
  • In tutti i gruppi di trattamento attivo, oltre 8 pazienti su 10 che hanno raggiunto la risposta HiSCR 50 alla settimana 16 l’hanno mantenuta fino alla settimana 48. Più di 8 pazienti su 10 che hanno ottenuto una conta di ascessi e noduli infiammatori (AN) pari a 0,1 o 2 alla settimana 16 hanno mantenuto questo risultato fino alla settimana 48.
  • Secondo l’International Hidradenitis Suppurativa Severity Score System (IHS4), al basale l’83,7-88,4% dei soggetti arruolati presentava una idrosadenite grave. Un’analisi post hoc ha mostrato che alla settimana 16 percentuali più elevate di pazienti trattati con bimekizumab avevano una malattia di grado lieve rispetto al gruppo placebo (24,6-27,2% vs 15,3%). Tendenze simili sono state osservate per quelli con malattia moderata (25,8-28,0% vs 17,1%). I miglioramenti nelle categorie IHS4 si sono stati mantenuti nel tempo tra i gruppi bimekizumab: alla settimana 48 il 37,3–40,1% dei soggetti presentava una malattia di grado lieve e il 23,8–25,3% di grado moderato.
  • Indipendentemente dalla categoria di peso e indice di massa corporea, una percentuale maggiore di pazienti trattati con bimekizumab rispetto al placebo ha raggiunto una risposta clinica alla settimana 16 (HiSCR 50/75/90) con livelli crescenti di risposta tra le settimane 16 e 48.
  • Il profilo di sicurezza di bimekizumab in BE HEARD I e BE HEARD II è risultato coerente con gli studi precedenti senza nuovi segnali di sicurezza. I TEAE riportati più frequentemente in 995 pazienti trattati con ≥1 dose di bimekizumab sono stati idrosadenite (18,7%), candidosi orale (11,2%) e infezione da coronavirus (10,8%). Eventi avversi gravi emergenti dal trattamento sono stati segnalati nel 7,0% dei pazienti Q4W/Q4W, nel 4,5% Q2W/Q4W e nell’8,1% Q2W/Q2W.

«Il programma di studi clinici di fase III di bimekizumab nell’idrosadenite suppurativa includeva le risposte più rigorose HiSCR 75/90/100 oltre allo standard HiSCR 50, che con bimekizumab sono state raggiunte in misura significativamente maggiore rispetto al placebo dopo 16 settimane, con miglioramenti in continua crescita per i partecipanti che rimanevano negli studi fino alla settimana 48» ha affermato il professor Christos Zouboulis, presidente della European Hidradenitis Suppurativa Foundation, direttore dei dipartimenti di dermatologia, venereologia, allergologia e immunologia dello Städtisches Klinikum Dessau di Brandeburgo, in Germania. «È inoltre migliorata la gravità della malattia nel corso del tempo, che nella maggior parte dei pazienti è passata a un grado lieve-moderato secondo il sistema di classificazione dinamica IHS4».

La sicurezza e l’efficacia di bimekizumab nell’idrosadenite suppurativa sono ancora oggetto di studio e il farmaco non è attualmente approvato in nessun paese per il trattamento di questa malattia.