Belimumab sicuro nei pazienti in trattamento per il lupus fino a 11 anni


Una nuova analisi conferma, sostanzialmente, il profilo di safety di belimumab nei pazienti in trattamento per il lupus fino a 11 anni

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Al congresso EULAR sono stati presentati i risultati di una nuova analisi che conferma, sostanzialmente il profilo di safety di belimumab nei pazienti in trattamento per il lupus fino a 11 anni. Tali risultati si accompagnano ai dati di efficacia del farmaco, già documentati da tempo e riconosciuti anche nelle anticipazioni dell’ultimo aggiornamento delle raccomandazioni EULAR sul lupus, rese noto al Congresso.

Cenni su belimumab e meccanismo d’azione 
Belimumab, come è noto, è il primo farmaco biologico approvato per il LES e in assoluto il primo farmaco approvato dopo oltre 50 anni per il trattamento della malattia.  Inoltre, è approvato anche per il trattamento delle nefrite lupica (LN), la complicanza più temuta di malattia.

Nello specifico, belimumab è un anticorpo monoclonale IgG1-lambda specifico per la proteina solubile umana che stimola i linfociti B (BLyS, B-Lymphocyte Stimulator). Bloccando il legame tra BLyS e i suoi recettori sulle cellule B, belimumab inibisce la sopravvivenza delle cellule B stesse. Nei pazienti con LES i livelli plasmatici di BLyS sono elevati e si correlano con l’attività della malattia.

Inibendo la sopravvivenza di queste cellule, siano esse normali o invece autoreattive, come avviene nel caso del LES e di altre malattie autoimmuni, diminuiscono i livelli degli autoanticorpi che mantengono e peggiorano lo stato di malattia. Grazie alla somministrazione di belimumab, quindi, si inibisce il meccanismo che mantiene e incrementa il danno a carico degli organi e degli apparati nei pazienti con LES ad alto grado di attività di malattia.

Obiettivi dello studio
Nello studio presentato al congresso, i ricercatori hanno messo in pool i dati di tre studi di estensione in aperto (LTE) sullì’impiego di belimumab nel lupus: lo LBSL02 LTE di fase 2, lo studio BLISS-76 LTE di fase 3 (comprendente solo pazienti statunitensi)  e gli studi BLISS-52 + BLISS-76 LTE (escludendo i pazienti statunitensi da BLISS-76; fase 3).

I pazienti erano eleggibili per gli studi LTE se avevano completato il trattamento fino alla settimana 72 (studi LBSL02 e BLISS-76) o alla settimana 48 (studio BLISS-52). Lo studio LBSL02 LTE richiedeva anche un miglioramento della valutazione globale del medico alla settimana 72 o 68 rispetto alla prima dose di belimumab.

Dall’inizio di ogni LTE, tutti i pazienti arruolati sono stati trattati “in aperto” con belimumab 10 mg/kg per via endovenosa ogni 28 giorni insieme alla terapia standard (ST), indipendentemente dall’assegnazione del farmaco in studio negli studi precedenti. Gli eventi avversi (AE) sono stati valutati in concomitanza con le visite di infusione e riassunti (sulla base dei dati osservati) in qualsiasi momento successivo al basale (prima dose di belimumab nello studio precedente o nella LTE) e in a cadenza annuale.

Risultati principali
In totale, sono stati arruolati nei tre studi LTE 1.304 pazienti; di questi, 1.299 (99,6%) erano stati sottoposti a trattamento con ≥1 dose di farmaco in studio (popolazione di safety in pool).
Gli anni-paziente cumulativi trattati con belimumab sono stati 7040,1.

Complessivamente, 604 (46,5%) pazienti hanno completato i rispettivi studi. I motivi principali del ritiro sono stati per abbandono del trial da parte del paziente (18,3%) e per la presenza di eventi avversi (AE).
Nella popolazione in studio sottoposta ad almeno una dose di belimumab, 1.054 (81,1%) e 618 (47,6%) pazienti erano in trattamento, al basale, con hanno steroidi e immunosoppressori, rispettivamente.

Nell’arco di oltre 11 anni, 1.267 (97,5%) pazienti sono andati incontro ad almeno 1 AE (l’incidenza di AE, comunque, si è generalmente ridotta durante ogni anno di osservazione), mentre 525 (40,4%) pazienti hanno sperimentato ≥1 AE grave (SAE) e 139 (10,7%) hanno sperimentato ≥1 AE con conseguente interruzione del farmaco in studio (l’incidenza di ciascuno di essi è rimasta stabile nel tempo).

Stratificando i dati in base al danno d’organo dei pazienti, è emerso che le infezioni e le infestazioni rappresentavano gli AE, i SAE e gli AE responsabili dell’interruzione del farmaco in studio di più frequente riscontro.

L’AE  più comune di interesse particolare è risultato essere la reazione sistemica post-infusione (9,7 eventi per 100 anni-paziente). I decessi totali sono stati 21 (1,6%), 3 (0,2%) sono stati considerati possibilmente correlati al farmaco in studio (shock cardiogeno, infezione polmonare da Pseudomonas e polmonite da Citomegalovirus [tutti n=1]).

Riassumendo
Alla luce di quanto osservato è emerso che, in un’ampia popolazione di pazienti con LES trattati con belimumab in aggiunta alla terapia standard per oltre 11 anni, l’incidenza di AE è generalmente diminuita o è rimasta stabile nel tempo,  nè sono stati osservati nuovi problemi di safety.

Pertanto, i dati presentati al congresso confermano che la safety di questo farmaco è rimasta costante nel tempo e non è risultata associata a nuovi segnali di farmacovigilanza rispetto agli eventi avversi già noti.

Bibliografia
Mian A et al. Long-term safety of belimumab among adult patients with SLE: pooled data from three open-label extension studies over 11+ years. AB0519; EULAR 2023