Maltempo in Toscana: mezzo miliardo di danni per un evento che si verifica ogni secolo


L’alluvione in Toscana è un evento che si verifica una volta ogni 100 anni: la prima conta dei danni supera il mezzo miliardo di euro

maltempo toscana

“La Regione Toscana è stata vicina ai cittadini fin da giovedì sera, in tutti i territori colpiti e continuiamo ad esserci senza sosta”. Ci tiene a sottolineare l’impegno di tutti il presidente della Regione Eugenio Giani che stamani, durante il punto con la stampa insieme all’assessora Monia Monni, ha voluto ringraziare tutti coloro che in queste ore si sono impegnati.

“Siamo presenti – ha detto Giani – attraverso il sistema regionale di Protezione Civile, Dipartimento nazionale di Protezione Civile, Colonna mobile regionale e nazionale, Sistema sanitario della Toscana, Vigili del fuoco, centinaia di associazioni di volontariato, Forze dell’ordine, Armate e di Polizia, Consorzi di Bonifica, gestori dei servizi idrici, rifiuti, trasporti e strade”. Giani e Monni annunciano il ripristino della tratta ferroviaria fra Prato e Pistoia dalle 11,30; Giani si sofferma anche sulla ripartenza del pronto soccorso di Prato dalle 17,00. E poi, oltre a fare la conta dei danni, si sofferma sull’interruzione delle strade, in particolare la Fi-Pi-Li (“una priorità massima”, dice Giani, che si lavora per riaprire già questo pomeriggio) e quindi sul loro ripristino e sulle utenze tuttora scollegate. Si pensa anche ad un tavolo per la gestione dei rifiuti. “Faccio un appello ai sindaci, ad ora – spiega – solo la metà dei Comuni ha determinato l’area di raccolta. Chiedo ai Comuni di determinare le aree in cui i gestori possono portare i rifiuti”. L’assessora Monni si unisce alla conferenza stampa dopo aver effettuato dei sopralluoghi a Quarrata e a Campi Bisenzio. “I sindaci stanno facendo un ottimo lavoro – spiega l’assessora – casa per casa, aiutando in particolare gli anziani. Stiamo intervenendo con tutte le forze sul reticolo insieme al Genio civile; a Campi Bisenzio le aree sono ancora in parte allagate mentre altre sono già libere”.

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Giani, riguardo ai tifosi della curva Fiesole, ha tenuto ad affermare che “sono con loro, li ringrazio e apprezzo molto il loro gesto di stasera di collaborare nell’attività di pulizia delle aree colpite”. Inoltre, il presidente Giani ha aggiunto che “forse la partita della Fiorentina poteva essere rinviata”.

Per Giani sale anche la stima dei danni. “Direi che siamo a mezzo miliardo di euro – ha detto il presidente -. In base alle segnalazioni che ci stanno facendo i sindaci sull’area di Firenze-Prato-Pistoia direi che siamo sul mezzo miliardo. Ma c’è da capire ancora Pisa e Livorno. E poi penso alla montagna, solo Vernio, Vaiano e Cantagallo hanno avuto danni rilevantissimi, come nell’alta valle del Bisenzio, e da domani potremmo essere anche più precisi e porre la questione del rapporto con le risorse. Sotto questo aspetto – ha aggiunto Giani – ci sentiamo rassicurati che il Governo abbia accordato lo stato di emergenza nazionale e ciò permetterà il sostegno di con adeguate risorse economiche”.

Monni ha aggiunto che stiamo passando dalla fase dell’acqua a quella del fango e che in alcune zone “serviranno idrovore speciali e su questo, se necessario, stiamo pensando ad un accordo con gli spurghisti. Ci sono fogne intasate e serviranno idrovore speciali”.

Anche le utenze sono in corso di ripristino e le centraline di pompaggio dell’acqua stanno riprendendo a funzionare; a Seano, ad esempio, la centralina è riemersa. Il presidente Giani conclude con un ringraziamento speciale al lavoro encomiabile delle colonne di protezione civile, pilastri del sistema del volontariato specializzato e organizzato.

UN EVENTO CHE SI VERIFICA UNA VOLTA OGNI 100 ANNI

“Le zone di Prato, Pistoia e Lucca sono le più urbanizzate. L’evento meteo di questo inizio novembre è stato impressionante: allagamenti e esondazioni in zone urbanizzate, cumulate di pioggia di anche 160 mm in 3 ore, rapidi aumenti dei livelli idrometrici anche di 4-5 metri nei corsi d’acqua, con tempi di risposta analoghi alla durata delle precipitazioni”. A spiegarlo il professor Federico Preti, docente di Idraulica Agraria e sistemazioni idraulico – forestali dell’Università di Firenze e presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica (Aipin).

“È vero che abbiamo precipitazioni intense e localizzate più frequenti, passando di colpo da siccità a alluvioni- prosegue- ma da cosa dipende il rischio idrogeologico, che io ormai chiamerei ‘idrogeoedilizio’? Dalla pericolosità, che ci dice quanto è elevata la possibilità che si verifichi un tale tipo di evento, ovvero quanti anni possono passare tra esso e un altro di pari o maggiore intensità, nel caso in esame si è parlato di tempo di ritorno di 50-100 anni“.

IL TERRENO NON TIENE PIÙ L’ACQUA, TROPPE CASE E INFRASTRUTTURE

Ma dipende anche “dalla vulnerabilità e dal valore di mercato dei beni esposti al danno che possono subire- prosegue ancora Preti- per non parlare del valore infinito delle vite umane. Abbiamo oggi un territorio che a monte non ‘tiene’ l’acqua, che arriva in gran quantità e troppo rapidamente a valle, dove ora ci sono più abitazioni e infrastrutture di prima. Oggi abbiamo avuto le casse di espansione che, per fortuna, hanno funzionato. Ma prima avevamo una laminazione diffusa in scoline e acquidocci, terrazzamenti, invasi, etc. che si sono persi. Da nostri studi, ora acclarati anche alla letteratura scientifica internazionale, i volumi d’acqua e il rallentamento dei tempi di corrivazione che avevamo erano del tutto analoghi a quelli che cerchiamo di ottenere con nuove opere da costruire lungo i corsi d’acqua. E l’aumento del bosco non compensa l’aumento di impermeabilizzazione e la perdita di regimazione”.

70 ANNI FA L’ALLUVIONE DI FIRENZE, MA ORA IL TERRITORIO È PIÙ FRAGILE

Ora, spiega ancora il presidente dell’Associazione Italiana di Ingegneria Naturalistica, ci sono anche una “decina di tratti arginati da riparare, operazione essenziale, ma ricordiamoci che questi proteggono solo quello che separano dall’alveo, inducendo a costruire ancora e trasferendo più acqua e più rapidamente a valle. Oggi sono passati 57 anni dall’alluvione di Firenze e, negli ultimi 60-70 anni, abbiamo perso il presidio e la manutenzione del territorioora più fragile e vulnerabile e da lì dobbiamo ripartire“.

SERVONO INTERVENTI ISPIRATI ALLA NATURA

Certamente, allora, è necessario “compensare e mitigare l’aumento di rischio con le cosiddette ‘Nature Based Solutions’. La scoperta dell’acqua calda? Si tratta di interventi ispirati dalla natura, ovvero l’Ingegneria Naturalistica che da noi è ben nota e collaudata, per quanto riguarda i nostri bacini collinari e montani. Nelle zone urbane sarebbero utili delle aree e fasce vegetate che possano frenare i deflussi idrici prima dell’ingresso nelle fognature o nelle reti di scolo. Oltre a delocalizzare strutture a rischio eccessivo”. Secondo l’esperto, infatti, non possiamo più esimerci dalla “massima applicabilità di tali interventi (ingegneria naturalistica al posto di quella grigia, a meno che non se ne dimostrino i limiti) e dovremmo attuare le direttive europee sul controllo del consumo del territorio e sull’impiego di materiali e soluzioni, ecocompatibili e sostenibili”, conclude.