Vasculiti ANCA-associate: nei pazienti il rischio è ictus superiore


I pazienti con vasculiti ANCA-associate presentano un tasso più elevato di ictus rispetto alla popolazione generale, soprattutto nei primi 3-6 mesi dall’insorgenza

Vasculiti ANCA-associate: l'Ue ha approvato avacopan, in combinazione con un regime di trattamento a base di rituximab o ciclofosfamide

I pazienti con vasculiti ANCA-associate (AAV) presentano un tasso più elevato di ictus rispetto alla popolazione generale, soprattutto nei primi 3-6 mesi dall’insorgenza dell’AAV. Questo il messaggio principale proveniente da uno studio di recente pubblicazione su Rheumatology. Lo studio ha anche documentato l’esistenza di un’associazione tra un’elevata conta piastrinica alla diagnosi di AAV e l’innalzamento del rischio di ictus.

Razionale e obiettivi dello studio
A partire dall’introduzione del trattamento dell’AAV con farmaci citostatici come la ciclofosfamide, in combinazione con dosi elevate di glucocorticosteroidi, la prognosi e la sopravvivenza sono migliorate drasticamente, trasformando l’AAV da una malattia con una mortalità dell’80% nei 12 mesi successivi alla diagnosi ad una condizione più stabile e gestibile, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 72%.

Tuttavia, i pazienti con AAV presentano un tasso di comorbilità più elevato rispetto alla popolazione generale. Questo include un tasso di 4 volte di malattia tromboembolica venosa e un tasso di 5 volte di infezioni gravi e setticemia, comorbidità che presentano conseguenze sia per il singolo pazienti che in termini di oneri economici e sanitari legati all’AAV.

Alla luce dei dati di letteratura disponibili, è stato ampiamente documentato un incremento del rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti affetti da AAV. Pochi studi, fino ad ora invece, hanno valutato l’incidenza di ictus nei pazienti con AAV, con risultati discordanti per quanto riguarda il rischio di ictus.

A ciò va aggiunto il fatto che la maggior parte degli studi finora disponibili proviene da centri di riferimento di terzo livello; non si può escludere, pertanto, che, a differenza degli studi di popolazione, la loro esecuzione sia stata inficiata dall’introduzione di possibili bias di selezione.

Su questi presupposti è stato concepito questo nuovo studio, basato sulla popolazione della Svezia meridionale, che si è proposto di determinare il tasso di incidenza dell’ictus in pazienti con AAV (coorte validata) rispetto alla popolazione generale e di esplorare i possibili predittori e gli outcome dell’ictus in presenza di queste vasculiti.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio ha incluso 325 pazienti con diagnosi di AAV dal 1997 al 2016, residenti in un’area geografica definita della Svezia. I pazienti andati incontro ad ictus sono stati identificati in seno al Riksstroke, un registro nazionale svedese degli ictus istituito nel 1994, e dal Registro Sanitario di Skane (SHR), che include i dati di tutti gli abitanti di questa regione dal 1998.

I ricercatori hanno effettuato un controllo della cartelle cliniche per confermare la diagnosi di ictus nei pazienti con AAV identificati nel registro SHR. Il tasso di incidenza dell’ictus è stato calcolato per 1000 anni-persona di follow-up.

Utilizzando i dati della popolazione generale svedese, è stato stimato il rapporto di incidenza standardizzato (SIR) dell’ictus. Inoltre, i ricercatori sono ricorsi all’analisi di regressione di Cox per studiare la sopravvivenza e i predittori di ictus.

Passando ai risultati, 25 individui (8%) sono stati colpiti da ictus durante 2.206 persone-anno di follow-up. Il tasso di incidenza di ictus nei pazienti con AAV è stato di 11,3/1000 anni-persona (IC95%: 6,9, 15,8).
I pazienti con AAV hanno presentato un rischio maggiore di ictus rispetto alla popolazione generale [SIR:1,85 (IC95%: 1,27-2,59)], con un rischio maggiore osservato negli individui di età inferiore ai 65 anni [SIR:3,19 (IC95%:1,53-5,88)].

Non solo: dall’analisi dei dati è emerso che una conta piastrinica più elevata alla diagnosi di AAV rappresentava un fattore predittivo indipendente di ictus [ hazard ratio: 1,14 (IC95%: 1,00, 1,29)].
Da ultimo, non sono state osservate differenze relativamente alla sopravvivenza o ad altre misure di outcome tra i pazienti con AAV e colpiti o meno da ictus.

Riassumendo
Nel commentare i punti di forza e debolezza dello studio, i ricercatori hanno ricordato, tra i primi, l’impiego di un’ampia coorte di pazienti affetti da AAV basata sulla popolazione, che comprendeva tutti e tre i fenotipi di malattia dell’AAV, con un bias di selezione basso o nullo.

Altro punto di forza sottolineato dagli autori dello studio è stato il ricorso, nell’identificazione dei casi di ictus, dei dati provenienti da due registri convalidati, riducendo al minimo il rischio di una classificazione errata dell’ictus.

Tra i limiti dello studio ammessi vi sono il numero ridotto di eventi nella coorte considerata (che suggerisce cautela nel trarre conclusioni definitive) e la natura retrospettiva dello studio (che ha comportato la mancanza di dati relativi ai fattori di rischio tradizionali per l’ictus), nonché una stima di SIR dell’ictus che non ha tenuto conto di alcuni fattori di rischio di ictus noti, come fumo e ipertensione.

Ciò detto, nel complesso i risultati dello studio hanno dimostrato un aumento dell’ incidenza di ictus nei pazienti con ‘AAV, soprattutto nei primi mesi successivi alla diagnosi, mentre la conta piastrinica si è dimostrata un fattore predittivo indipendente di ictus.

I risultati ottenuti hanno permesso di identificare  un rischio più elevato di ictus nei pazienti con AAV rispetto alla popolazione generale nei soggetti di età inferiore a 65 anni al momento della diagnosi.
Questo studio, in conclusione, si aggiunge all’evidenza che l’ictus rappresenta un’importante complicanza dell’AAV e sottolinea la necessità di approfondire l’efficacia profilattica dei farmaci antitrombotici e anticoagulanti nei pazienti con AAV.

Bibliografia
Tabakovic D et al. High risk of stroke in ANCA-associated vasculitis—a population-based study, Rheumatology, Volume 62, Issue 8, August 2023, Pages 2806–2812, https://doi.org/10.1093/rheumatology/keac669
Leggi