Tumore della cervice uterina seconda causa di morte oncologica in Perù


Il cancro alla cervice uterina è la seconda causa di morte per tumore nelle donne peruviane: scarsa adesione ai programmi di screening

Uno studio conferma che la chemioradioterapia da sola è attualmente il miglior trattamento possibile per le donne con tumore della cervice uterina

Il cancro alla cervice uterina è la seconda causa di morte per tumore nelle donne peruviane. Sei al giorno, nel Paese sudamericano, muoiono a causa della malattia, almeno una ogni 5 ore. In Perù, nel 2020, sono stati 4.270 i nuovi casi e 2.288 i decessi. Dati preoccupanti, soprattutto se si considera che vi sono strumenti efficaci per prevenire la neoplasia, come la vaccinazione anti HPV, o per individuarla in stadio precoce, come lo screening con il Pap o l’HPV test. Per siglare un’alleanza contro questa patologia prevenibile e trattabile, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ‘esporta’ in Perù (e presto in tutta l’America Latina) i principi cardine delle ‘Call to action’ promosse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dalla European CanCer Organisation (ECCO) e dallo ‘Europe’s Beating Cancer Plan’ della Commissione Europea, che mirano a cancellare il tumore della cervice uterina (e tutti quelli Hpv correlati) entro il 2030. La condivisione di tutti gli strumenti per contrastare questa patologia è stata al centro del Congresso internazionale “AIOM meets America Latina” a Lima alla Ricardo Palma University.

Secondo i dati raccolti dalla “Liga contra el cancer” peruviana, il 40% delle donne non esegue lo screening per ignoranza della malattia, il 25% ha un partner che impedisce loro di essere sottoposte a screening, il 15% afferma di temere una diagnosi sfavorevole, un altro 15% si vergogna di essere esaminato. “Nonostante l’alto tasso di mortalità del tumore della cervice uterina, in Perù vi sono ancora grandi difficoltà nel migliorare l’adesione allo screening a causa dell’ignoranza, del disinteresse, persino del pregiudizio di gran parte della popolazione – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. La nostra società scientifica sostiene gli obiettivi stabiliti dalle ‘Call to action’ dell’OMS, di ECCO e della Commissione Europea e li condividiamo con gli oncologi peruviani. Vi sono importanti evidenze che dimostrano come potremmo arrivare ad eliminare completamente il tumore della cervice uterina, obiettivo che l’OMS ha fissato per il 2030. È però necessario incrementare il livello di conoscenza della patologia e aumentare la consapevolezza sull’importanza della prevenzione primaria e secondaria, migliorando i livelli di copertura vaccinale, favorendo l’adesione ai programmi di screening e aumentando il numero di diagnosi e interventi terapeutici precoci”. “Le azioni da attuare – continua il Presidente Cinieri -, includendo anche quanto previsto dallo ‘Europe’s Beating Cancer Plan’, sono vaccinare almeno il 90% delle ragazze e incrementare l’immunizzazione nei ragazzi, assicurare che almeno il 90% della popolazione target abbia accesso agli screening cervicali gratuiti e che il 90% delle donne identificate con neoplasia cervicale sia trattato tempestivamente in centri ad alta specializzazione. L’Australia, entro il 2035, diventerà il primo Paese al mondo a eliminare i tumori causati dall’HPV, il Canada raggiungerà l’obiettivo nel 2040. L’Italia può essere il primo Paese europeo a debellare definitivamente queste neoplasie. Infatti i Livelli Essenziali di Assistenza già prevedono la vaccinazione gratuita nel corso del dodicesimo anno di età sia per gli adolescenti maschi che per le femmine e lo screening con Pap-test e HPV test”.

L’infezione da Papillomavirus umano (HPV, Human Papilloma Virus) è la più frequente infezione sessualmente trasmessa. È stato classificato come il secondo agente patogeno responsabile di cancro nel mondo. Può causare i tumori di cervice uterina, ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe e laringe. In Italia, oltre 6.500 casi ogni anno sono attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni del virus del Papilloma umano, che determina la totalità di quelli alla cervice uterina (2.400 diagnosi e circa 500 decessi ogni anno).

“Si stima che 4 persone su 5 siano infettate dal virus nel corso della vita e l’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione – spiega Antonio Russo, Professore Ordinario di Oncologia Medica, DICHIRONS – Università degli Studi di Palermo, Tesoriere AIOM e Presidente COMU (Collegio Oncologi Medici Universitari) -. In circa l’80% dei casi, l’infezione da HPV decorre in maniera asintomatica, perché l’organismo ha la capacità di eliminare il virus. In altri casi, il sistema immunitario non riesce a sconfiggerlo, con conseguenze gravi come il cancro. Generalmente, il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni. Abbiamo a disposizione uno strumento molto potente, la vaccinazione, che è in grado di prevenire fino a quasi il 90% di tutti i tumori HPV-correlati in uomini e donne. Attraverso l’immunizzazione è possibile interrompere all’origine la catena che dall’infezione porta al cancro e la sua estensione agli uomini consente di proteggere di più anche la popolazione femminile”.

Anche in Italia i tassi di immunizzazione attualmente risultano insufficienti e presentano forti differenze regionali. Per le undicenni (coorte delle nate nel 2009) a livello nazionale solo il 32% ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione. Si passa dal massimo del 61% registrato nella Provincia Autonoma di Trento al 5% del Friuli Venezia Giulia. Leggermente migliore è la situazione per la coorte del 2008 dove però solo la metà delle giovani ha ricevuto le due dosi di vaccino. Per quanto riguarda i maschi nelle coorti del 2009 e del 2008 le percentuali sono solo del 26% e del 44%.

“È necessario sensibilizzare sempre di più la popolazione, in particolare i giovani e i loro genitori – conclude Antonio Galvano, Professore associato di Oncologia Medica all’Università di Palermo -. Si tratta di un compito fondamentale non solo della Sanità Pubblica a livello nazionale e regionale, ma anche di tutti gli operatori sanitari. Ed è importante aumentare i livelli di adesione allo screening contro il tumore della cervice uterina. In Italia presentavano valori pre-pandemici intorno al 38-39%, con un calo al 23% nel 2020 e una copertura pari al 35% nel 2021. A seconda del programma, va eseguito il Pap test ogni tre anni a partire dai 25 anni o il test HPV ogni 5 anni dai 30-35 anni. Quest’ultimo è in grado di individuare le lesioni precancerose più precocemente, quindi è sufficiente ripeterlo ogni cinque anni invece che ogni triennio come il Pap test. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi promossi dall’OMS e dallo ‘Europe’s Beating Cancer Plan’, sarà necessario implementare il più possibile tutti gli interventi di prevenzione disponibili, quindi vaccinazione anti-HPV e screening”.