Tumore al seno iniziale ad alto rischio: pembrolizumab e chemio efficaci


Tumore del seno iniziale ad alto rischio ER+/HER2-: pembrolizumab aggiunto alla chemioterapia neoadiuvante aumenta le risposte patologiche complete

elacestrant tumore al seno associazioni di volontariato

Il trattamento neoadiuvante con l’anti-PD-1 pembrolizumab in aggiunta alla chemioterapia ha portato a un miglioramento del tasso di risposta patologica completa (pCR) rispetto alla sola chemioterapia più un placebo in pazienti con carcinoma mammario in stadio iniziale, ad alto rischio, positivo per il recettore degli estrogeni (ER) e negativo per il recettore HER2- (ER+/HER2-), nello studio di fase 3 KEYNOTE-756. Il trial ha dunque centrato uno dei suoi due endpoint primari. Lo ha annunciato in un comunicato l’azienda produttrice del farmaco (MSD).

I risultati di un’analisi ad interim prespecificata hanno mostrato che i pazienti trattati con pembrolizumab più la chemioterapia hanno ottenuto un miglioramento statisticamente significativo del tasso di pCR rispetto a quelli trattati con il placebo più la chemioterapia, secondo quanto valutato da un comitato indipendente di monitoraggio dei dati (IDMC).

L’IDMC ha raccomandato di continuare lo studio senza modifiche per valutare anche l’altro endpoint primario, che è costituito dalla sopravvivenza libera da eventi (EFS).

Per quanto riguarda la sicurezza di pembrolizumab, i dati dello studio KEYNOTE-756 sono risultati coerenti con quelli precedentemente riportati da studi precedenti e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.
I risultati dettagliati del trial, fa sapere MSD nella nota, saranno presentati in uno dei prossimi congressi del settore.

Primo studio positivo di fase 3 su immunoterapia per il tumore al seno iniziale ad alto rischio ER+/HER2-
«Questo è il primo studio positivo di fase 3 in cui si è valutato un regime basato sull’immunoterapia per pazienti con carcinoma mammario in stadio iniziale, ad alto rischio, ER-positivo ed HER2-negativo, e rappresenta una tappa importante nell’ambito dei nostri sforzi per far progredire la ricerca sul cancro al seno in fase iniziale», ha dichiarato in un comunicato stampa Gursel Aktan, vicepresidente dello sviluppo clinico globale presso i Merck Research Laboratories.

«Sebbene siano stati fatti progressi significativi nel trattamento del carcinoma mammario ER-positivo ed HER2-negativo, le persone a cui viene diagnosticata una malattia ad alto rischio, sulla base di criteri clinici e patologici, hanno in genere una prognosi peggiore e opzioni limitate a disposizione prima dell’intervento chirurgico», ha affermato Fatima Cardoso, direttrice della Breast Unit del Champalimaud Clinical Centre, di Lisbona, e coautrice principale del trial. «I dati di KEYNOTE-756 suggeriscono che l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia neoadiuvante prima dell’intervento chirurgico può migliorare significativamente il tasso di pCR rispetto alla sola chemioterapia neoadiuvante per le persone con carcinoma mammario in stadio iniziale ad alto rischio, ER-positivo ed HER2-negativo».

«In tutto il mondo, viene diagnosticato un cancro al seno a più di due milioni di persone ogni anno ed è di fondamentale importanza che il tumore venga individuato e trattato precocemente, soprattutto per i pazienti con malattia ad alto rischio», ha affermato la seconda coautrice principale del trial, Aditya Bardia, del Massachusetts General Hospital, direttrice della ricerca sul cancro al seno presso il Massachusetts General Cancer Center, e professore associato presso la Harvard Medical School di Boston. «Mentre aspettiamo i dati sulla sopravvivenza libera da eventi, questi risultati iniziali relativi alla pCR forniscono un segnale potenzialmente incoraggiante e potrebbero avere importanti implicazioni terapeutiche per i pazienti con carcinoma mammario in stadio iniziale, ad alto rischio, ER-positivo ed HER2-negativo».

Attualmente, pembrolizumab è approvato in oltre 90 Paesi in tutto il mondo per due indicazioni nel carcinoma della mammella, ma in un tipo di tumore diverso rispetto a quello dello studio KEYNOTE-756, cioè quello triplo negativo.

Lo studio KEYNOTE-756 
KEYNOTE-756 (NCT03725059) è un trial randomizzato, in doppio cieco nel quale sono stati arruolati pazienti con carcinoma mammario ER+/HER2-, di grado 3. Potevano partecipare pazienti con T1c-T2 (dimensione del tumore di almeno 2 cm), (cN)1-cN2, o T3-T4, cN0-cN2. Inoltre, potevano essere arruolati anche pazienti con carcinoma mammario infiammatorio. Altri criteri chiave di inclusione includevano un performance status ECOG pari a 0 o 1 e un’adeguata funzionalità d’organo.

Erano, invece, esclusi dall’arruolamento i pazienti con una storia di polmonite non infettiva che aveva richiesto un trattamento con steroidi o una polmonite in corso e i pazienti con un carcinoma mammario con istologia lobulare, un carcinoma mammario invasivo bilaterale, un carcinoma mammario in stadio IV metastatico o un carcinoma mammario multicentrico.

Il trial ha coinvolto 1240 pazienti che sono stati assegnati in modo casuale, secondo un rapporto di randomizzazione 1:1 al trattamento con prembrolizumab più la chemioterapia o pembrolizumab più un placebo. In particolare, i pazienti nel braccio sperimentale sono stati trattati con pembrolizumab 200 mg ogni 3 settimane più paclitaxel 80 mg/m2 una volta alla settimana per 4 cicli di 21 giorni, seguiti da 4 cicli aggiuntivi di pembrolizumab più doxorubicina 60 mg/m2 o epirubicina 100 mg/m2 più ciclofosfamide 600 mg/m2 una volta ogni 2 o 3 settimane come terapia neoadiuvante, prima dell’intervento, seguita da 9 cicli di pembrolizumab una volta ogni 3 settimane più la terapia endocrina per un massimo di 10 anni come trattamento adiuvante. Ai pazienti del braccio di controllo sono stati somministrati gli stessi regimi chemioterapici più un placebo nel setting neoadiuvante, seguiti da 9 cicli del placebo più fino a 10 anni di terapia endocrina nel setting adiuvante.

Gli endpoint secondari del trial comprendevano la sopravvivenza globale (OS) e la sicurezza.