Mielofibrosi: ruxolitinib migliora sintomi e volume della milza


Mielofibrosi: secondo nuovi dati, ruxolitinib migliora sintomi e volume della milza indipendentemente da anemia e status trasfusionale

mielofibrosi trombocitopenica

L’inibitore di JAK ruxolitinib si è dimostrato efficace nel ridurre il volume della milza e il punteggio totale dei sintomi della malattia (TSS) in pazienti affetti da mielofibrosi, indipendentemente dal loro stato di anemia e trasfusionale, secondo i dati di un’analisi post-hoc degli studi di fase 3 COMFORT-I (NCT00952289) e COMFORT-II (NCT00934544) presentati di recente al congresso della European Hematology Association (EHA) 2023.

Ruxolitinib
Ruxolitinib è un inibitore di JAK1/2 indicato per i pazienti con mielofibrosi a rischio intermedio o alto. L’approvazione delle agenzie regolatorie per il farmaco in questa indicazione si è basata sui risultati dei trial COMFORT-I e COMFORT-II. I dati hanno dimostrato che ruxolitinib ha portato a una riduzione del volume della milza, un miglioramento dei sintomi correlati alla mielofibrosi e un prolungamento della sopravvivenza complessiva rispetto al placebo, nello studio COMFORT-I, e alla migliore terapia disponibile, nel COMFORT-II.

L’anemia transitoria dose-dipendente è un effetto collaterale correlato al trattamento con ruxolitinib osservato nei trial. Nel COMFORT-I, un’anemia di grado 3/4 è stata riscontrata nel 45,2% dei pazienti trattati con ruxolitinib rispetto al 19,2% dei pazienti trattati con placebo. Inoltre, nel COMFORT-II, l’effetto collaterale grave più frequentemente riportato in entrambi i gruppi è stata l’anemia (5% con ruxolitinib rispetto al 4% con la migliore terapia disponibile).

Pertanto, nell’analisi post-hoc presentata durante il congresso, i ricercatori hanno cercato di determinare come un’anemia di nuova insorgenza o ingravescente correlata al trattamento con ruxolitinib influenzi la riduzione del volume della milza e il TSS in questa popolazione di pazienti.

Analisi post-hoc
I pazienti sono stati trattati con ruxolitinib due volte al giorno con una dose iniziale basata sul conteggio delle piastrine. Per coloro che avevano una conta piastrinica compresa fra 100 e 200 x 109/l, la dose era di 15 mg, mentre per quelli con un conteggio di piastrine superiore a 200 x 109/l, la dose era di 20 mg. I fattori di stratificazione dei pazienti includevano lo stato dell’anemia al basale (sì vs no) e lo stato trasfusionale al basale (dipendente dalle trasfusioni vs non dipendente dalle trasfusioni).

L’anemia è stata definita come un livello di emoglobina inferiore a 100 g/l e i pazienti sono stati considerati dipendenti dalle trasfusioni se avevano ricevuto due o più unità di globuli rossi nell’arco di 8-12 settimane prima della prima dose di ruxolitinib. Gli autori hanno suddiviso gli esiti in base alla presenza o assenza di anemia di una anemia di nuova insorgenza o in peggioramento dopo il basale, definita come una diminuzione dell’emoglobina di almeno 15 g/l o la necessità di nuove trasfusioni nelle settimane 4, 8 o 12.

In particolare, i ricercatori hanno valutato i pazienti con una riduzione del volume della milza di almeno il 35% rispetto al basale, dai dati combinati dei trial COMFORT-I e -II, alla settimana 24 e alla settimana 48, e con una riduzione del TSS del 50% o superiore alla settimana 24, dai dati del trial COMFORT-I.

Un totale di 277 pazienti è stato incluso nell’analisi. Riguardo alle caratteristiche iniziali, l’età mediana variava tra 65 e 71 anni e tra il 47% e il 56% dei pazienti erano uomini. Più della metà dei pazienti (154; il 55,6%) non era anemica al basale, il 19,9% (55 pazienti) erano anemico ma non dipendente dalle trasfusioni e il 24,5% (68) anemico e dipendente dalle trasfusioni.

Risultati
Il tasso di riduzione del volume della milza pari o superiore al 35% rispetto al basale (SVR35) alla settimana 24 nei pazienti con anemia di nuova insorgenza o in peggioramento fino alla settimana 12, è risultato del 48,8% nei pazienti non anemici al basale, del 33,3% in quelli che al basale erano anemici, ma non trasfusione dipendenti e del 41,4% per quelli anemici e trasfusione dipendenti.

I tassi corrispondenti per i pazienti che non presentavano anemia di nuova insorgenza o in peggioramento alla settimana 24 sono risultati rispettivamente del 43,2%, 23,1% e 28,2%.

Alla settimana 48, l’SVR35 è stato raggiunto rispettivamente dal 42,1%, 44,1% e 34,6% dei pazienti con anemia di nuova insorgenza o in peggioramento ed erano non anemici, anemici ma non dipendenti dalle trasfusioni e anemici e dipendenti dalle trasfusioni al basale, rispetto al 42,4%, 22,2% e 27,3% di quelli che non presentavano anemia di nuova insorgenza o in peggioramento.

Una riduzione del TSS pari o superiore al 50% alla settimana 24 è stata raggiunta rispettivamente dal 51,1%, 42,1% e 46,7% dei pazienti con anemia di nuova insorgenza o in peggioramento fino alla settimana 12 e che erano non anemici, anemici ma non dipendenti dalle trasfusioni o anemici e dipendenti dalle trasfusioni al basale. Nei pazienti fino alla settimana 12 non avevano mostrato un’anemia di nuova insorgenza o in peggioramento, i tassi corrispondenti sono risultati rispettivamente del 42,9%, 40% e 54,2%.

Bibliografia
Al-Ali HK, et al., Effect of new or worsening anemia on clinical outcomes in patients with myelofibrosis (MF) treated with ruxolitinib (RUX): a post hoc analysis of the COMFORT-I and -II trials. EHA23 Abstract PB2185. Link