Come stanno i reni? La risposta è nelle urine


Esistono 4 semplici esami delle urine che ci mostrano come stanno i nostri reni. Parla Elisa De Lorenzis, urologa del Policlinico di Milano

urine

La facciamo più volte al giorno, senza farci molto caso, ma lei – la pipì – può dire molto su di noi e sulla nostra salute.

Esistono infatti 4 semplici esami che ci mostrano come stanno i nostri reni. Scopriamoli assieme a Elisa De Lorenzis, urologa del Policlinico di Milano.

ESAME FISICO E CHIMICO

Consente di diagnosticare eventuali anomalie renali e/o delle vie urinarie.

Il test è diviso in tre parti:

– esame fisico: analizza il colore e l’aspetto delle urine;

– esame chimico: individua la presenza di sostanze normalmente assenti nell’urina (e la loro quantità);

– esame microscopico del sedimento urinario: analizza i componenti eventualmente presenti.


In condizioni normali l’urina ha una colorazione gialla paglierino e un aspetto limpido. Il colore è un indicatore della concentrazione dell’urina e in generale si può dire che:

•          se l’urina è pallida o trasparente è poco concentrata, cioè contiene molta acqua: potrebbe essere legato a un eccesso d’idratazione, condizione che va evitata poiché causa una ridotta concentrazione di sodio nel sangue (iponatriemia);

•          se l’urina è molto scura invece, significa che è molto concentrata, cioè molte sostanze di rifiuto sono diluite in una piccola quantità d’acqua.

I cambiamenti di colore delle urine sono sempre stati associati a malattie dell’apparato urinario (reni, ureteri, vescica e uretra) e ancora oggi, nonostante si disponga di strumenti sempre più sofisticati, l’analisi del colore e dell’aspetto delle urine è il primo step nel processo di diagnosi di patologie dell’apparato urinario.

È importante ricordare che non sempre cambiamenti di colore e limpidezza delle urine sono associate a malattia, ma possono essere un campanello di allarme per situazioni facilmente risolvibili e passeggere. Ad esempio, le urine possono essere più scure del normale quando si è disidratati: basta reintegrare i liquidi persi per tornare a una colorazione ottimale; oppure l’assunzione di alcuni farmaci può portare ad alterazione del colore delle urine che sparisce una volta finita la terapia.

Mentre l’aspetto si riferisce alla trasparenza dell’urina e in genere viene indicata usando una di queste espressioni:

  • limpida
  • opalescente
  • torbida

In condizioni normali le urine sono limpide o leggermente opalescenti. La presenza di sostanze che normalmente sono assenti (o in quantità irrilevante) nell’urina, come glucosio, proteine, bilirubina, globuli rossi, globuli bianchi, cristalli e batteri, portano a intorbidimento e forniscono informazioni importanti sullo stato di salute dell’individuo.

Queste sostanze vengono individuate con l’esame chimico e possono essere presenti nell’urina a causa di:

  • una elevata concentrazione nel sangue che l’organismo cerca di ridurre eliminandola con l’urina
  • malattie renali che compromettono la capacità filtrante dei reni
  • infezioni delle vie urinarie

Vengono misurati anche il pH e il peso specifico. Le urine fisiologicamente dovrebbero avere un pH leggermente acido (tra 5 e 6): una dieta sbilanciata o l’alterazione dei normali equilibri metabolici può portare a influenzare questi valori. Mentre il peso specifico è una misura della concentrazione dell’urina rispetto all’acqua, il cui peso è 1,000. I valori normali vanno da 1,015 a 1,030. Più è alto il peso specifico, più concentrata è l’urina. Questo esame indica la capacità dei reni di concentrare ed eliminare le urine, e spesso negli anziani è ridotta.

Accanto a colore e aspetto viene valutata anche la presenza di schiuma che può essere causata da sostanze tensioattive (come proteine e sali biliari). È importante ricordare che non è sempre associata a malattia ma può essere dovuta a un’emissione veloce delle urine, a disidratazione, a residui di detergenti nel WC oppure all’assunzione di alcuni farmaci e/o alimenti. Se persiste o peggiora però potrebbe essere sintomo di infezione o di un aumento delle proteine nelle urine (proteinuria), ed è importante rivolgersi allo specialista.

Per poter identificare con precisione il tipo di cellule e sostanze presenti nell’urina, si esegue l’esame microscopico del sedimento (insieme di microscopici detriti, cellulari e non). Si tratta di un esame morfologico che consiste nell’osservare al microscopio il sedimento urinario alla ricerca di cellule, microrganismi e altri elementi come i cilindri, i cristalli e il muco.

Esempio. Urine dal colore scuro, maleodoranti e torbide, associate in genere a dolore al momento della minzione, indicano una possibile infezione delle vie urinarie. L’esame chimico e del sedimento urinario in caso di infezione mostrerà la presenza di globuli bianchi (responsabili della risposta immunitaria), nitriti, batteri e sangue. Per confermare che vi sia un’infezione e identificare il batterio responsabile, si ricorre a urinocoltura

URINOCOLTURA

È un esame microbiologico che consente dopo coltura in laboratorio, di individuare il tipo di microrganismo responsabile dell’infezione urinaria e la sua carica batterica (numero di microbi presenti in 1 millilitro di urina).

In caso di esito positivo viene eseguito sui microrganismi individuati l’antibiogramma: un test che valuta la sensibilità e la resistenza dei microrganismi presenti nelle urine a diverse tipologie di antibiotici. Questo test di laboratorio permette di individuare la concentrazione minima inibitoria (MIC), cioè la concentrazione più bassa di antibiotico che risulta efficace per inibire la crescita di quel batterio. È importante non effettuare l’urinocoltura durante o appena dopo una terapia antibiotica.

CITOLOGIA URINARIA

L’urina normalmente è priva di elementi cellulari: questo esame consente di individuare la presenza nelle urine di cellule ‘alterate’ provenienti dallo sfaldamento di alcune formazioni neoplastiche. Quest’analisi è indicata nella diagnosi e nel follow up dei tumori dell’urotelio, il tessuto che riveste le vie urinarie. Questo esame viene prescritto in genere dopo aver individuato tracce di sangue nelle urine o in caso di disturbi urinari che possono far sospettare la presenza di un tumore. La lettura della citologia urinaria è eseguita da un anatomo-patologo.

RACCOLTA DELLE URINE DELLE 24 ORE

Questo esame fornisce informazioni sulla quantità di urine prodotta nella giornata e sull’eliminazione quotidiana di determinate sostanze (ad esempio proteine, sodio, potassio). Non è un esame di routine, ma indicato in caso di patologie nefrologiche, surrenaliche o nello screening di pazienti con calcolosi renale recidiva.

Stick urine – Esame fai da te
È un test che può essere eseguito a casa, in autonomia, immergendo delle specifiche strisce reattive nel campione di urina raccolto da mitto intermedio (cioè il secondo getto della prima urina del mattino). Questo esame permette di valutare informazioni come il pH, il colore, la concentrazione, la presenza di globuli rossi, globuli bianchi, glucosio, nitriti e proteine.


Quando raccogliere l’urina

– Esame chimico fisico e urinocoltura. Si raccolgono le urine della mattina da mitto intermedio (cioè il secondo getto della prima urina). Nella raccolta delle urine per urinocoltura è importante evitare contaminazioni per mantenere il campione il più sterile possibile. È quindi indicato lavare con cura le mani e così i genitali esterni utilizzando acqua e sapone (non usare antisettici), asciugando con una salvietta pulita. Aprire il contenitore sterile evitando di toccarne l’interno e/o la parte interna del coperchio.
– Raccolta delle urine delle 24 ore. La mattina del primo giorno della raccolta eliminare le urine della prima minzione del mattino e segnare l’ora (per esempio ore 7:00). Poi raccogliere tutte le urine della giornata e della notte fino a raggiungere le 24 ore (esempio ore 7:00 del giorno successivo). Conservare in luogo fresco e al buio.
– Citologia urinaria. Si esegue su 3 campioni di tre giorni consecutivi (per massimizzare i risultati dell’esame). La prima urina del mattino non dovrebbe essere utilizzata, poiché durante il riempimento notturno nella vescica si possono accumulare cellule che potrebbero influenzare l’interpretazione del risultato. Si raccoglie dalla seconda minzione del mattino, scartando il primo getto, nel contenitore dato in dotazione nel quale è presente un fissativo (di solito, alcool etilico o acido tricloroacetico).

È sconsigliata la raccolta di campioni urinari durante il periodo mestruale.

FONTE: POLICLINICO MILANO