Stupro di gruppo a Palermo: torna in carcere il più giovane dei violentatori


Stupro di gruppo a Palermo, torna in carcere l’indagato più giovane: si vantava su Tik Tok. Trasferiti per motivi di sicurezza gli altri sei

minori stupro porta socchiusa invalida

Torna in carcere il più giovane dei sette ragazzi accusati di stupro di gruppo a Palermo. Si tratta del giovane che era minorenne il 7 luglio, giorno della violenza su una ragazza al Foro Italico, e che era stato scarcerato nei giorni scorsi a seguito della richiesta avanzata dal suo legale. Il giudice aveva disposto per lui il collocamento in una comunità. Oggi i carabinieri della compagnia Piazza Verdi hanno eseguito una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale per i minorenni di Palermo. Il ragazzo è tornato nel carcere minorile Malaspina di Palermo dopo che la Procura per i Minorenni ha chiesto e ottenuto l’aggravamento della misura cautelare nei suoi confronti. Il nuovo arresto del più giovane dei sette ragazzi indagati per lo stupro di gruppo nasce dall’analisi del cellulare sequestrato al ragazzo e dei suoi profili social.

La decisione sarebbe legata ad alcuni video diffusi dal ragazzo su Tik Tok in cui si vantava dei messaggi ricevuti dalle fan, violando le prescrizioni del magistrato.  “Chi si mette contro di me si mette contro la morte”, una delle frasi che avrebbe condiviso sui social.

GLI ALTRI 6 INDAGATI TRASFERITI PER QUESTIONI DI SICUREZZA

Intanto gli altri sei accusati della violenza sessuale hanno lasciato il carcere Pagliarelli di Palermo. Il trasferimento è stato disposto dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria su richiesta della direzione del carcere per motivi di sicurezza e vista l’impossibilità di potere garantire il divieto di incontro imposto dal giudice ai sei indagati dal momento che le sezioni protette del penitenziario sono soltanto quattro. Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Samuele La Grassa, Christian Maronia ed Elio Arnao sono stati trasferiti ciascuno in sei carceri diverse della Sicilia.

Nei giorni scorsi le parole agghiaccianti scambiate in chat da uno dei ragazzi accusati dello stupro per raccontare la violenza e le intercettazioni di alcuni membri del branco prima dell’arresto hanno generato indignazione e sdegno. In tanti però sono stati anche coloro che in rete sono andati alla ricerca del video della violenza, tanto che ieri il Garante della Privacy è intervenuto per ricordare “i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali“.