Tumore al seno in fase iniziale: abemaciclib con terapia endocrina rimborsati


Tumore al seno in fase iniziale: l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina

Tumore al seno in fase iniziale: l'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina

L’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, con determina n. 415/2023, ha approvato la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina (ET, endocrine therapy) per il trattamento adiuvante di pazienti adulti con carcinoma mammario in fase iniziale (EBC – Early Breast Cancer), positivo al recettore ormonale (HR), negativo al recettore del fattore di crescita umano epidermico di tipo 2 (HER2), linfonodo-positivo, ad alto rischio di recidiva.

“Si parla di tumore al seno in fase iniziale (Early Breast Cancer, EBC) quando non c’è stata diffusione metastatica, vale a dire non sono presenti metastasi a distanza”, spiega Lucia Del Mastro, Professore Ordinario di Oncologia Medica, Università di Genova e Direttore Clinica di Oncologia Medica, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Dopo l’intervento chirurgico, in base ad una serie di fattori che ci aiutano a capire qual è il rischio che queste donne possano sviluppare metastasi, si decide il trattamento post-operatorio, il cosiddetto trattamento adiuvante. Circa un 15% di tumori HR+/HER2- sono a rischio aumentato di sviluppare metastasi e la possibilità di offrire a queste donne un trattamento aggiuntivo alla terapia endocrina, rappresentato da abemaciclib, è una opportunità molto rilevante per le nostre pazienti, che grazie a questo farmaco hanno una riduzione clinicamente molto significativa del rischio di recidiva”.

L’approvazione di AIFA è basata sui risultati del trial di Fase 3 “monarchE”, che ha raggiunto il suo endpoint primario alla seconda analisi ad interim sull’efficacia, mostrando un miglioramento statisticamente significativo nella sopravvivenza libera da malattia invasiva rispetto al trattamento standard. Il trial ha studiato l’efficacia della combinazione di abemaciclib e terapia endocrina standard rispetto alla sola terapia endocrina in una specifica popolazione con caratteristiche di malattia ad alto rischio di recidiva; i risultati dello studio sono stati monitorati dopo il raggiungimento dell’endpoint primario e hanno confermato la superiorità dell’aggiunta di abemaciclib al trattamento standard descrivendo nel tempo una riduzione del rischio di recidiva che è passata dal 32% al 35%.

I dati a quattro anni del trial monarchE, pubblicati sulla rivista Lancet Oncology, hanno infatti dimostrato che abemaciclib associato all’ET, rispetto alla sola ET, nella coorte 1, riduce il rischio complessivo di recidiva di malattia del 35% e il rischio di recidiva di malattia a distanza del 35%, con un beneficio crescente e continuo dimostrato oltre il periodo di trattamento di due anni con abemaciclib: il tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva a quattro anni è stato del 85,5% per i pazienti trattati con abemaciclib più ET rispetto al 78,6% per i pazienti trattati con la sola ET, con una differenza assoluta del 6,9%. Inoltre, il tasso di sopravvivenza libera da malattia a distanza a quattro anni è stato pari al 87,9% per i pazienti trattati con abemaciclib più ET rispetto all’81,8% dei pazienti trattati con sola ET, con una differenza assoluta del 6,1%. Inoltre, al recente meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago è stata presentata un’analisi per sottogruppi dello studio che ha dimostrato efficacia consistente nei vari gruppi di età e nelle pazienti sottoposte ad aggiustamento del dosaggio.

“Il trattamento con abemaciclib in combinazione con terapia endocrina ha dimostrato di ridurre in maniera importante il rischio di recidiva nelle pazienti con tumore al seno in stadio iniziale ma con un elevato rischio di ripresa di malattia”, dichiara Valentina Guarneri, Professore Ordinario di Oncologia Medica e Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Università di Padova. “Ai vari aggiornamenti del follow up del trial monarchE si è osservato non soltanto il mantenimento della riduzione del rischio di recidiva che avevamo già visto nell’analisi primaria, ma nel tempo si è osservata una tendenza addirittura a migliorare questo effetto. Il fatto che ci sia un effetto di riduzione sul rischio di metastasi a distanza è un aspetto assolutamente rilevante, perché sappiamo che l’evento metastasi a distanza è quello che maggiormente condiziona la prognosi di queste pazienti; quindi, quello che ci aspettiamo è che questo trattamento riesca ad aumentare la proporzione di pazienti guarite”.

Lo studio monarchE ha coinvolto 5.637 pazienti con EBC HR+/HER2- linfonodo-positivo ad alto rischio di recidiva arruolati in oltre 600 Centri in 38 Paesi. L’alto rischio di recidiva è stato definito in base a specifiche caratteristiche della malattia, quali: presenza di ≥4 linfonodi ascellari positivi oppure da 1 a 3 a linfonodi positivi e almeno uno dei seguenti criteri: tumore di dimensione ≥5 cm, grado istologico 3 oppure indice Ki-67 ≥20%. Le pazienti sono state trattate con abemaciclib in associazione con ET per due anni. Le approvazioni di EMA e di AIFA sono relative ai criteri della coorte 1 dello studio e quindi ai casi di malattia con caratteristiche patologiche di 4 o più linfonodi ascellari positivi oppure da 1 a 3 a linfonodi positivi insieme ad uno dei seguenti criteri: tumore di dimensione ≥5 cm e/o grado istologico 3.

Gli ultimi decenni hanno segnato un profondo cambiamento nella diagnosi, assistenza e trattamento del carcinoma della mammella: basti pensare alla possibilità di accedere ai programmi di screening programmati, ai progressi della chirurgia e a terapie sempre più mirate sulla tipologia di tumore al seno e che tengano conto delle esigenze delle pazienti. La disponibilità di abemaciclib come prima nuova terapia in associazione alla terapia endocrina adiuvante da quasi due decenni rappresenta un importante passo avanti per le prospettive delle pazienti con EBC HR+/HER2- ad alto rischio.

“Sappiamo che una donna colpita da un tumore al seno, specie se in fase iniziale ma ad alto rischio di sviluppare recidive, vive sentimenti di incertezza, di ansia, di paura per il futuro perché non sa se e quando la malattia si ripresenterà di nuovo”, commenta Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia.

“Sapere di poter contare su nuove terapie, nel setting adiuvante, che riducono la probabilità che la patologia oncologica si ripresenti con una recidiva o con metastasi pone la paziente in una condizione di maggiore serenità d’animo, aderenza alle cure e speranza di guarigione, che sappiamo essere il driver principale nell’affrontare il percorso terapeutico. Purtroppo, infatti, i dati ci dicono che il tumore al seno viene diagnosticato a donne in età sempre più precoce e che il trend del tumore al seno è in crescita: per questo accogliamo con grande felicità ogni avanzamento della ricerca e auspichiamo che prosegua su questa strada per mettere a disposizione degli oncologi e delle pazienti cure sempre migliori in grado di fermare il tumore e allungare la sopravvivenza, migliorando la qualità di vita”.

In Italia, abemaciclib era già approvato e rimborsato da AIFA, dal 2019, per il trattamento di donne con carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico, positivo ai recettori ormonali (HR), negativo al recettore del fattore umano di crescita epidermico di tipo 2 (HER2) in associazione con un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant, come terapia endocrina iniziale, o in donne che hanno ricevuto una precedente terapia endocrina. Nelle donne in pre- o perimenopausa, la terapia endocrina deve essere combinata con un agonista dell’ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante (LHRH).