Impatto ridotto delle malattie respiratorie con le vaccinazioni


La vaccinazione è la chiave per limitare l’impatto delle malattie respiratorie prevenibili sulla salute globale e i sistemi sanitari

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L’onere prevenibile delle malattie respiratorie che hanno un impatto importante sulla salute pubblica può essere riassunto da quattro dati epidemiologici a livello globale, ovvero 1 miliardo di casi di influenza, 64 milioni di casi di virus respiratorio sinciziale (RSV), oltre 760 milioni di casi cumulativi di Covid-19 e oltre 30mila casi di infezioni da S. pneumoniae, tutte infezioni respiratorie prevenibili dai vaccini.

Analizzando le ultime tre stagioni in Europa, nel 2021 l’attenzione era concentrata sul Covid in qualità di principale infezione respiratoria, in quella successiva è ricomparsa una quota di influenza e l’ultima stagione è stata caratterizzata da quella che può essere definita una triplice minaccia, in cui il Covid ha perso importanza a favore dell’influenza e dell’RSV, che insieme hanno aumentato la pressione sui sistemi sanitari.

Queste infezioni hanno in comune il fatto che il rischio di contrarle aumenta in determinate condizioni. Il rischio di polmonite da pneumococco è cresciuto negli adulti di età compresa tra 65 e 74 anni con condizioni preesistenti rispetto agli adulti sani di età compresa tra 18 e 49 anni, più elevato di 27 volte con malattia cardiovascolare, di 23 volte con diabete, di 31 volte con asma e di 71 volte con malattia polmonare.

Lo stesso per l’RSV. La popolazione con malattie polmonari croniche, insufficienza cardiaca congestizia o immunosoppressione presenta un numero superiore di segni, sintomi e complicanze rispetto alla popolazione non a rischio, specialmente polmonite, esacerbazione dell’asma e della BPCO e insufficienza cardiaca congestizia.

«In un articolo pubblicato lo scorso anno sulla rivista BMC Infectious Diseases abbiamo sviluppato uno studio relativo alle stagioni influenzali dal 2008 al 2018 in Portogallo» ha fatto presente il prof. Carlos Robalo Cordeiro, presidente della European Respiratoru Society (ERS). «In 10 stagioni epidemiche ci sono stati circa 14mila ricoveri e circa il il 50% si sono verificati nelle ultime tre stagioni, in particolare nelle ultime due (2016 e 2017). Nella stagione 2016-17 era presente il ceppo AH3 che ha un impatto specifico nelle persone anziane, mentre nel 2017-18 il ceppo B/Yamagata, che non era incluso nella vaccinazione, ha influito in modo ancora più rilevante nei soggetti con più di 65 anni».

Analizzando la popolazione ricoverata, quasi due terzi presentava una condizione di comorbilità, per oltre il 40% cardiovascolari, per il 20% respiratorie e per il 20% diabete. Circa il 61% dei ricoveri per influenza era correlato a pazienti con comorbilità rilevanti, ma negli ultimi tre anni la percentuale è cresciuta, soprattutto nella stagione 2016-2017 quando i ricoverati che presentavano comorbilità erano circa l’80%. In media, circa l’85% dei decessi in ospedale è stato correlato a pazienti con comorbilità, con un leggero aumento (90%) nelle ultime stagioni.

La vaccinazione è un elemento chiave cruciale. Nell’immediato periodo pre-pandemia, l’OMS ha pubblicato un elenco dei 10 temi più importanti per la salute globale, e tra questi la “vaccine hesitancy” (ritardo nell’accettazione o rifiuto dei vaccini nonostante la disponibilità dei servizi vaccinali) è in ottava posizione, con un impatto non solo diretto sulla salute ma con rilevanti implicazioni socio-economiche a livello globale.

Lo scorso anno la European Respiratory Society (ERS) ha lanciato l’International Respiratory Coalition per promuovere la salute polmonare e migliorare l’assistenza respiratoria implementando strategie respiratorie nazionali nei paesi europei, con l’obiettivo finale di sostenere una riduzione di un terzo dei decessi per malattie respiratorie entro il 2030.

«La nostra visione è che ogni paese abbia gli strumenti per implementare una strategia respiratoria nazionale basata sulle migliori pratiche, al fine di disporre di dati e di avere la possibilità di interagire con le autorità nazionali e i responsabili politici, così da cercare di influenzare una sorta di prevenzione delle malattie respiratorie e promuovere la promozione nazionale di un piano respiratorio che in molti paesi non esiste» ha concluso. «L’iniziativa potrebbe fornire dati aggiornati utili per lo sviluppo di programmi di prevenzione delle infezioni e di diagnosi precoce».

Importanza della vaccinazione contro le malattie respiratorie prevenibili e impatto nei gruppi a rischio
Il ruolo dell’International Federation on Aging (IFA) è influenzare e modellare la politica riunendo diversi attori, tra cui dermatologi, pneumologi, farmacisti, organizzazioni mediche e di pazienti, in modo che lavorino insieme per migliorare i tassi di vaccinazione degli adulti. L’IFA è stata istituita nel 1973 per proteggere e far rispettare i diritti degli anziani, e tra questi incoraggiarli ad accedere alle vaccinazioni.

L’approccio “life-course” alla salute prevede il mantenimento dell’abilità funzionale per tutto il corso della vita. Se per i bambini essere funzionali vuol dire essere in grado di giocare, mangiare e camminare, per una persona anziana significa raggiungere e mantenere per tutta la vita l’indipendenza, l’autonomia, la mobilità e la capacità di prendere decisioni. Bisogna pertanto considerare l’immunizzazione nel contesto di un approccio integrato life-course alla salute come obiettivo per il 2030.

«Durante la pandemia si è discusso molto su chi dovesse essere immunizzato, in quale momento, a che età e con quali condizioni croniche» ha fatto presente la relatrice Jane Barratt dell’IFA. «Non abbiamo tutte le risposte, ma sappiamo che le persone anziane e quelle con patologie croniche come BPCO, malattie cardiache, malattie polmonari e asma, sono tutte a rischio di gravi complicanze dovute a condizioni prevenibili con il vaccino.

Il riferimento non è soltato al Covid, ma anche a influenza, RSV e polmonite pneumococcica. Quando si parla di approccio life-course alla salute è importante comprendere che se una persona anziana non viene vaccinata è ad alto rischio di ricovero ospedaliero, di decesso o di un declino funzionale che non si limita solo a settimane o mesi, ma che spesso può protrarsi per anni.

Ogni malattia prevenibile ha un notevole impatto sulle persone anziane e contribuisce al declino funzionale. La perdita di funzionalità dovuta all’infezione o che si verifica nella fase post-acuta comporta delle conseguenze non solo sul singolo, ma impatta sulla post-dimissione, sulle famiglie e sui caregiver, sull’assistenza sociale, sui sistemi di lungodegenza e in generale sul sistema sanitario nel suo complesso.

Una volta raggiunta l’età di 75 anni il 60% delle persone soffre di due o più condizioni croniche, percentuale che sale al 75% all’età di 85 anni, quindi tre persone su quattro hanno patologie croniche che le pone ad alto rischio di contrarre malattie prevenibili con il vaccino. È quindi fondamentale istruire gli operatori sanitari, ma allo stesso tempo è importante comprendere quali siano le barriere alla vaccinazione negli anziani e nei soggetti fragili.

Storicamente in tutto il mondo vi sono bassi tassi di adozione delle vaccinazioni di routine da parte degli adulti. Anche se durante il Covid la grande attenzione per le persone anziane e altri gruppi a rischio ha comportato livelli generalmente elevati di vaccinazione, la copertura vaccinale per le altre malattie repiratorie prevenibili con il vaccino (VPRD) rimane subottimale, influenza compresa.

La vaccinazione può ridurre l’onere sulla salute pubblica e sulla spesa sanitaria e una mancata aderenza comporta un aumento delle visite mediche, dei giorni lavorativi persi ogni anno, dei ricoveri, del declino funzionale e dei decessi. Tuttavia sono disponibili pochi dati sulle fragilità, sul numero di giorni di assistenza a lungo termine o sul numero di ore di assistenza domiciliare.

È necessario chiedere ai governi maggiori investimenti nella sostenibilità del sistema sanitario e nella prevenzione e promozione della salute, inclusa la vaccinazione che oggi rappresenta l’intervento di sanità pubblica più efficace.

L’Adult Vaccination Advocacy Toolkit (AVAT) è un progetto pubblicato da IFA e Vaccines 4 life (V4L). Risponde a un appello urgente delle parti interessate e dei gruppi di difesa per influenzare e modellare la politica di vaccinazione degli adulti.

Il Toolkit è una raccolta di risorse autorevoli e adattabili progettate attorno a quattro questioni politiche chiave che hanno il potenziale per guidare il cambiamento nel panorama dell’immunizzazione, con particolare attenzione alle persone anziane e a quelle affette da condizioni mediche croniche:

  • Percorsi vaccinali. Bisogna creare un ambiente che informi, semplifichi e snellisca il processo passo dopo passo in modo che le popolazioni vengano vaccinate.
  • Somministrazione del vaccino. Parte di qualsiasi piano di immunizzazione nazionale è disporre di un’adeguata offerta di operatori qualificati alla vaccinazione in relazione alla natura e alla densità della popolazione.
  • Messaggi mirati di salute pubblica. Messaggi mirati di sanità pubblica sulle vaccinazioni sono vitali per costruire e mantenere una società sana.
  • Equità nella vaccinazione. Comprendere e affrontare le barriere situazionali e sociali che riflettono i determinanti sociali della salute è fondamentale per ridurre le disuguaglianze immunitarie tra le persone anziane.

«Penso che sia vantaggioso per tutti, perché se i governi investono è possibile incoraggiare la vaccinazione e comprenderne le barriere in modo da avere una società più sana e produttiva che includa gli anziani, che tendono a restare più a lungo nell’ambiente lavorativo e a essere più produttivi» ha concluso Barrat. «IFA sta cercando di capire cosa potremmo fare con un’organizzazione in cui collaborano settori e discipline trasversali».

Sostenere la salute pubblica per combattere le malattie respiratorie prevenibili con il vaccino 
La World Federation Public Health Association (WFPHA) ha prodotto, insieme all’OMS, la Global Charter for the Public’s Health, che rappresenta una struttura con cui i professionisti e le organizzazioni della sanità pubblica possono sostenere il miglioramento della salute pubblica atrraverso la protezione, la prevenzione e la promozione della salute.

Dal 2016 la Carta è stata attuata in diversi contesti ed è stata consultata e incorporata nel lavoro di advocacy e nello sviluppo delle politiche. Aumentare la capacità di advocacy può avere effetti positivi sulla salute della popolazione, stimolando politiche sane da attuare sia nel settore pubblico che in quello privato. Una salute pubblica più sviluppata basata sulle evidenze e sull’advocacy può aiutare a concentrare gli sforzi di salute pubblica a livello globale e garantire che le strategie dedicate siano in cima alla lista nelle agende dei governi.

L’advocacy della salute pubblica è un processo deliberato di utilizzo di conoscenze ed evidenze per sostenere o argomentare a favore di una causa, al fine di influenzare i decisori e l’opinione pubblica per fornire i migliori risultati di salute per la popolazione nel suo complesso.

«L’advocacy della salute pubblica è straordinariamente importante per combattere le malattie respiratorie prevenibili con il vaccino. C’è una continua necessità di salute pubblica di sfruttare quanto appreso in occasione della recente pandemia per aumentare i tassi di vaccinazione per tutte le malattie prevenibili, soprattutto in prossimità della stagione invernale» ha sottolineato il prof. Michael Moore, della Immunization Task Force della WFPHA. «Le malattie causate da agenti patogeni respiratori, come Covid-19, polmonite, RSV e influenza, spesso raggiungono il picco durante la stagione invernale e gravano ulteriormente sulla capacità del sistema sanitario».

Per aiutare a combattere il potenziale onere sui sistemi sanitari e sui gruppi a rischio è necessaria un’azione per garantire che le campagne di vaccinazione invernale includano tutti i vaccini appropriati per gli adulti oltre al Covid-19 e all’influenza e diano priorità alla costruzione della fiducia nei vaccini.

La pandemia ha messo in luce quali sono le sfide da affrontare per migliorare la copertura vaccinale degli adulti:

  • Ricostruire i servizi di immunizzazione degli adulti, che dopo l’interruzione è diventata un’area critica. L’agenda di immunizzazione entro il 2030 è chiara, sono noti sia gli obiettivi da raggiungere sia il fatto che milioni di adulti non sono stati immunizzati con uno o più vaccini raccomandati per la loro fascia di età e il loro stato, e un sondaggio dell’OMS del 2020 ha riportato che il 70% dei paesi intervistati ha individuato un’interruzione dei servizi di immunizzazione degli adulti.
  • Rafforzare la fiducia nei vaccini, poiché un’elevata diffusione del vaccino è fondamentale per il successo di qualsiasi campagna vaccinale. Un aumento della vaccine hesitancy nel 90% dei paesi dal 2014 ha portato a gravi epidemie. Per utilizzare con successo la vaccinazione come strumento per aiutare a costruire una resilienza immediata nei sistemi sanitari, sarà necessario costruire e mantenere livelli adeguati di fiducia nei vaccini in tutte le popolazioni.

Lo scorso novembre la WFPHA ha annunciato un progetto volto ad analizzare se e come la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto sugli operatori sanitari e sul loro approccio nei confronti della vaccinazione, in particolare contro il Covid-19 e l’influenza stagionale. L’indagine prevede che tutti gli operatori sanitari condividano la propria opinione e riguarderà 12 paesi. La scadenza per la presentazione era il 15 aprile 2023.

Sostenere e dare priorità politica alla salute pubblica
La pandemia ha messo in luce quanto sia grande la necessità di sostenere la salute pubblica. Negli ultimi decenni gli investimenti nella sanità pubblica come percentuale dei finanziamenti sanitari sono calati e, anche se il Covid-19 ha comportato un forte aumento della spesa sanitaria complessiva, la spesa per la prevenzione delle malattie rimane tuttavia ancora relativamente bassa, dato che rappresenta in media solo il 2,7% di tutta la spesa sanitaria.

«I sostenitori della salute pubblica hanno un ruolo cruciale nel persuadere i governi sull’importanza di dare priorità alla salute pubblica proteggendo le spese sanitarie pubbliche e rafforzando le basi dei sistemi sanitari. Per fare ciò la priorità è argomentare creando un senso di urgenza, riferendosi per esempio al numero di persone che moriranno nei prossimi sei mesi perché il programma vaccinale non funziona» ha concluso Moore. «Man mano che la pandemia si evolve dobbiamo essere vigili in termini di adozione dei vaccini per le malattie prevenibili».

Referenze

The Preventable Burden of Respiratory Diseases Symposium: Combatting the Impact on Populations, Health Systems and Economies:

  • Robalo Cordeiro C. The preventable burden of respiratory diseases. 
  • Barratt J. The importance of vaccination against vaccine-preventable respiratory diseases (VPRDs), and the impact in at-risk groups. 
  • Moore M. Realising the benefits of vaccination in combatting VPRDs.