Meloni e Schlein faccia a faccia sul salario minimo


Salario minimo, oggi Meloni incontra le opposizioni. Schlein: “Speriamo stia cambiando idea”. Magi (+Europa): “Se dovesse essere un incontro a vuoto ci vediamo in Parlamento”

giorgia meloni

“Speriamo Meloni stia cambiando idea sulla nostra proposta” sul salario minimo. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, in una intervista a La Stampa che anticipa l’incontro di questo pomeriggio tra la premier e le opposizioni. Parlando della presidente del Consiglio e del suo video in cui parlava anche del salario minimo, spiega: “Dimostra di non aver letto la proposta. Che stabilisce due principi: rafforza la contrattazione collettiva e individua una soglia minima legale di 9 euro l’ora sotto la quale non si può andare”. Riguardo ai timori di un livellamento verso il basso delle retribuzioni, Schlein allontana il rischio: “Al contrario, le livella verso l’alto. Perché allarga a tutti la retribuzione complessiva stabilita dai contratti collettivi stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi”.

MAGI: SE INCONTRO A VUOTO CI SI VEDE IN PARLAMENTO

“No alle passerelle e no alle prese in giro: se oggi Giorgia Meloni si presenta con un’apertura al nostro testo e, sulla base di quello vuole discutere, bene; se invece dovesse essere un incontro a vuoto, nel quale la Premier ripresenta il suo no al salario minimo, allora meglio non prendersi in giro e rivedersi in parlamento per votare la proposta di legge delle opposizioni: lì vedremo chi è a favore e chi è contro. Questo è lo spirito con cui oggi pomeriggio +Europa andrà a Palazzo Chigi”. Lo afferma in una nota il segretario di Più Europa, Riccardo Magi.

PAITA: PER IV LE LEGGI SI FANNO IN PARLAMENTO

“Italia Viva non parteciperà all’incontro di oggi perché per noi le leggi si fanno in Parlamento”. Lo dice Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva, in un’intervista al Qn.

“Prendiamo sul serio il tema del lavoro povero. E siamo d’accordo che sia fissato un minimo per i salari. Abbiamo firmato un programma elettorale che prevedeva un intervento in questo senso. Ma non siamo d’accordo che venga finanziato istituendo un fondo pubblico, quindi introducendo nuove tasse per i cittadini. Fissare per legge una cifra è pericoloso. E non siamo i soli ad avere dubbi: anche la Cisl ne ha. Noi abbiamo anche lanciato altre idee, e in particolar modo la partecipazione agli utili dei lavoratori: Renzi ha firmato la proposta di legge presentata dalla Cisl. Non capiamo perché non si parli di questo”, conclude.

RAMPELLI: DAL GOVERNO INTERESSE A PROPOSTA QUADRO

“Non avrebbe senso convocare un tavolo con le opposizioni l’11 agosto se non vi fosse un desiderio autentico di ascoltare e cercare un punto d’incontro. L’intenzione è vedere se – nel merito della tutela delle fasce sociali più deboli – si possano trovare punti di convergenza”. È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli (Fdi), intervenendo ad Agorà come riferisce la Dire (www.dire.it).

“Reputo importante che il Governo- ha aggiunto- voglia intervenire con una proposta quadro sui salari, bloccati da trent’anni e addirittura diminuiti negli ultimi 10 di governo della sinistra. I salari in Germania sono cresciuti del 7.65%, in Francia del 4,6%, mentre quelli italiani sono diminuiti dell’1,4%. Non nascondiamo le difficoltà di questa proposta: il tema è delicato, basti pensare che persino la Cgil fino a qualche settimana fa era contraria all’introduzione del salario minimo legale. La Cisl è rimasta contraria mentre Landini si è trovato costretto a cedere senza convinzione a ragioni politiche. Non credo che queste organizzazioni vadano contro i lavoratori, ma è evidente che l’argomento richiede prudenza, soprattutto alla luce del fatto che il 97% dei lavoratori italiani ha un contratto nazionale che è al di sopra dei 9 euro proposti dalla sinistra. In questo siamo una nazione più virtuosa di altre”.

Continua Rampelli: “La nostra buona fede? Il collega Rizzetto – ora presidente della commissione Lavoro – aveva presentato nella scorsa legislatura una proposta di legge per introduzione del salario minimo nazionale su base territoriale nelle regioni dove non esiste la contrattazione nazionale. In ogni caso, questa complessità- ha proseguito- c’induce a lavorare sulla capacità dell’economia italiana di rinascere e riprendersi. E con il Governo Meloni questa ripresa sta avvenendo, come dimostrano i dati dell’Ocse secondo cui i redditi pro capite delle famiglie italiane sono tra i più alti dell’area Ocse, +3,3% a fronte di una media di +0,9%. E le azioni in politica economica, come la delega fiscale, il taglio del cuneo fiscale di 7 punti, la detassazione dei premi di produttività, il rinnovo del contratto per la scuola, la decontribuzione per le imprese sulle nuove assunzioni e sulle stabilizzazioni dei contratti precari, sono misure che vanno in questa direzione. La sinistra si abbarbica al totem del salario minimo per legge- ha concluso Rampelli- perché il centrodestra l’ha superata a sinistra, come dimostra anche la tassazione degli extra profitti per le banche”.

CONFIMPRENDITORI: NON DISCUTERE SU DISTRIBUZIONE BRICIOLE

“Nel giorno in cui il governo incontra le opposizioni, continuiamo a trovare poco comprensibile che la discussione politica e mediatica verta solo sul tema (pur rilevante) del salario minimo, o in alternativa sul reddito di cittadinanza. È come se il nostro dibattito pubblico fosse confinato alla redistribuzione delle risorse (o delle briciole), con una minore attenzione sorprendentemente riservata al tema di come aumentare la ricchezza prodotta”. Così in una nota Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori.
“Ad esempio, dopo i 400mila posti di lavoro già creati, nei prossimi mesi l’Italia ha davanti una potenzialità di un milione (e forse più) di posti di lavoro creabili. Esistono settori (agricoltura, turismo, ristorazione, servizi, edilizia e molti altri) che sono in grado di assorbire forse dieci volte il numero di coloro che stanno perdendo il reddito di cittadinanza. Insomma, è a portata di mano un obiettivo (desiderabilissimo) di piena occupazione, e invece continuiamo purtroppo a parlare d’altro. Aggiungo che concentrarci sulla piena occupazione sarebbe ottimo sia per le imprese (che hanno assoluto bisogno di nuova manodopera) sia per i lavoratori (quanto più ci si avvicina alla piena occupazione, tanto più, storicamente, i salari salgono, con i settori in concorrenza tra loro per assumere personale). Possibile che politica e media guardino altrove?”.