Tumori: inibitori dei checkpoint immunitari sicuri anche per HIV


Gli inibitori dei checkpoint immunitari per il trattamento dei tumori possono rappresentare un’opzione terapeutica sicura e efficace anche per pazienti con HIV

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Gli inibitori dei checkpoint immunitari per il trattamento dei tumori possono rappresentare un’opzione terapeutica sicura e efficace anche per pazienti con HIV. Lo hanno evidenziato i risultati di uno studio retrospettivo su dati raccolti nella real-life pubblicato di recente su Journal of Clinical Oncology.

Infatti, nei pazienti oncologici con infezione da HIV, il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari ha mostrato un’efficacia paragonabile a quella dei controlli storici e appaiati sieronegativi, senza produrre tossicità aggiuntive o inattese, come riferiscono gli autori della ricerca Abdul Rafeh Naqash, dello Stephenson Cancer Center dell’Università dell’Oklahoma, di Oklahoma City, e i suoi colleghi.

Complessivamente, in un campione di 390 pazienti oncologici sieropositivi trattati con inibitori dei checkpoint immunitari il 20% dei pazienti ha manifestato eventi avversi immuno-correlati di qualsiasi grado e il 7,7% di grado ≥3.

La domanda sulla loro efficacia era legittima. Si tratta infatti di pazienti particolari, il cui sistema immunitario è messo duramente alla prova dal virus dell’Hiv e che sono già in terapia con farmaci antiretrovirali, che agiscono sempre sulle difese immunitarie.

Caratteristiche dei pazienti
Lo studio è stato condotto con i dati di 33 istituzioni statunitensi, europee e australiane, che fanno parte del consorzio Cancer Therapy Using Checkpoint Inhibitors in People Living With HIV-International (CATCH-IT). L’età mediana del campione era di 58 anni, per la maggior part era composto da uomini (85%) di cui il 36% erano neri e il 14% ispanici. Due terzi circa dei pazienti (70%) avevano una conta di cellule T CD4+ ≥ 200 cellule/µl e quasi tutti (94%) avevano una carica virale inferiore a 400 copie/ml.

Per quanto riguarda il tipo di tumore, il 28% dei pazienti aveva diagnosi di tumore del polmone non a piccole cellule, l’11% di carcinoma epatocellulare e il 10% di carcinoma a cellule squamose della testa e del collo.

In base ai trattamenti, tutti i pazienti sieropositivi erano stati trattati con una o più dosi di un inibitore dei checkpoint e il 70% con un anti-PD-1 o anti-PD-L1 in monoterapia.

Sicurezza e regime terapeutico
Il 19% dei pazienti trattati con un inibitore del checkpoint in associazione a chemioterapia (68) aveva sviluppato eventi avversi immuno-correlati di qualsiasi grado e il 5,9% eventi di grado ≥ 3. Tra i pazienti trattati con un inibitore del checkpoint e un agente mirato (25) erano stati registrati tassi di eventi immuno-correlati dell’8% e del 4 % rispettivamente di qualsiasi grado e di grado ≥3. Infine, nei pazienti (23) trattati con due inibitori di checkpoint (anti-PD-1 più anti-CTLA-4) sono stati registrati tassi rispettivamente del 39% e del 13%.

Efficacia nei pazienti HIV+ e tumore polmonare a piccole cellule metastatico
Nella coorte di pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico, che era il tipo di tumore più rappresentato nel campione, gli sperimentatori hanno confrontato  la PFS e l’OS nei pazienti sieropositivi (61) e in quelli sieronegativi (110), utilizzando il tempo di sopravvivenza medio ristretto (RMST). Si tratta di un modo semplice e clinicamente significativo per interpretare il confronto di sopravvivenza tra gruppi. La differenza di RMST aggiustato a 42 mesi è stata di -0,06 mesi (IC al 95% -5,49-5,37; P = 0,98) per la PFS e di 2,23 mesi (IC al 95% -4,02-8,48; P = 0,48) per l’OS.

Anche per gli altri outcome non sono emerse differenze tra i due gruppi. Infatti, i tassi di sopravvivenza globale (OS) a 24 mesi sono risultati del 42,3% e del 41,5% rispettivamente per i pazienti con HIV e quelli senza HIV. Anche i tassi di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 24 mesi sono risultati simili: rispettivamente del 17,8% e del 18,4%. Così come i tassi di risposta obiettiva (ORR): del 28% contro il 36% (P = 0,31).

Sicurezza nei pazienti HIV+ e tumore polmonare a piccole cellule metastatico
Per quanto riguarda la sicurezza, nei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule metastatico il 20% dei pazienti sieropositivi contro il 22% dei pazienti sieronegativi ha sviluppato eventi avversi immuno-correlato di qualsiasi grado, mentre rispettivamente il 12% e il 9,1% ha manifestato eventi immuno-correlati di grado ≥3.

«Questo studio dovrebbero rassicurare i medici che trattano pazienti oncologici con HIV», ha dichiarato Naqash in un comunicato stampa. «Possono servirsi di questi dati per impostare i colloqui con i loro pazienti quando prendono in considerazione [un trattamento con] gli inibitori dei checkpoint immunitari. Questi dati rappresentano una pietra miliare nel campo, dato che si sa ancora poco sull’immunoterapia nelle persone affette da HIV e cancro» ha concluso lo sperimentatore.

Sicurezza indipendente dalla conta dei CD4+
Sebbene alcuni studi clinici e studi retrospettivi hanno di recente suggerito che l’immunoterapia è sicura e efficace nei pazienti con HIV, le osservazioni sono state condizionate dalle piccole dimensioni del campione. Infatti, i pazienti sieropositivi hanno avuto accesso limitato agli studi clinici sugli inibitori dei checkpoint, in quanto vi erano dubbi sulla loro sicurezza e efficacia in pazienti che possono avere un sistema immunitario non efficiente.

«In particolare, la dimensione del nostro campione ci ha permesso di valutare il tasso di eventi avversi immuno-correlati nei pazienti con HIV e una conta delle cellule T CD4+ < 200 cellule/μl, un sottogruppo che è scarsamente rappresentato negli studi sugli inibitori dei checkpoint immunitari precedenti, ma che costituiva il 30% della nostra coorte», dichiarano gli sperimentatori.

Infatti, a 24 mesi il tasso degli eventi immuno-correlati nei pazienti sieropositivi e conta delle cellule T CD4+ < 200 cellule/µl è risultato simile a quello dei pazienti con conta ≥ 200 cellule/μl.

Inoltre, non è stata riscontrata alcuna differenza significativa nella OS (P = 0,88) e nella PFS (P = 0,72) tra i pazienti sieropositivi con tumore polmonare non a piccole cellule che presentavano una conta al basale di CD4+ ≥ 200 rispetto a quelli con conta <200 cellule/µl.

«Questi dati confermano ulteriormente la necessità di abolire i cutoff arbitrari per i CD4 quando si utilizzano gli inibitori dei checkpoint immunitari nel setting appropriato per il trattamento dei pazienti con HIV e, di conseguenza, di ridurre le barriere all’accesso di queste terapie sulla base dei loro favorevoli profili rischio/beneficio» dichiarano gli sperimentatori e concludono: «Dato il beneficio potenziale degli inibitori dei checkpoint immunitari nelle persone affette da HIV e cancro, sono necessarie coorti più ampie [reclutate] nel mondo reale al fine di colmare le lacune di conoscenza esistenti attuali, guidare il processo clinico decisionale e aumentare le opportunità terapeutiche per questi pazienti».

Bibliografia
T. El Zarif, et al. Safety and activity of immune checkpoint inhibitors in people living with HIV and cancer: a real-world report from the Cancer Therapy Using Checkpoint Inhibitors in People Living With HIV-International (CATCH-IT) consortium. J Clin Oncol. 2023 May 16:JCO2202459. doi: 10.1200/JCO.22.02459. Epub ahead of print. PMID: 37192435 (link)