La carenza di infermieri mette a rischio il numero di donazioni


Donare sangue è “condividere la vita”, ma la carenza di infermieri mette a rischio il numero di donazioni di sangue

rapporto istisan

“L’infermiere favorisce l’informazione sulla donazione di sangue, tessuti e organi quale atto di solidarietà; educa e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere”.

Questo afferma l’articolo 26 del Codice deontologico della professione infermieristica, che regola il comportamento professionale che ogni infermiere, poi, declina sulla particolarità del caso clinico o del contesto organizzativo, per offrire la migliore risposta in termini di salute.

Ma la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), in vista della Giornata mondiale del donatore di sangue 2023, lancia un chiaro allarme attraverso una nota ufficiale: «La carenza di infermieri mette seriamente a rischio il numero delle donazioni che, negli ultimi anni, specie durante e dopo la pandemia, sono diminuite».

Si tratta di un fenomeno non uniforme in tutte le regioni italiane, ma comunque indicativo di un fatto: l’infermiere, come specificano anche i recenti protocolli d’intesa sottoscritti da FNOPI con AVIS e con le associazioni dei donatori, è promotore di campagne di donazione favorendo l’associazionismo e la fidelizzazione del donatore stesso, non solo come una risorsa per la programmazione delle donazioni, ma anche tutelandolo secondo un altro articolo del suo Codice deontologico in cui si afferma che: “L’Infermiere promuove la cultura della salute favorendo stili di vita sani e la tutela ambientale nell’ottica dei determinanti della salute, della riduzione delle disuguaglianze e progettando specifici interventi educativi e informativi a singoli, gruppi e collettività”.

«Che il ruolo dell’infermiere sia importante nella donazione è anche evidente per un altro aspetto legato allo sviluppo del processo – si legge nella nota – l’e-health, che può portare alla riduzione del tempo di attesa del donatore e del percorso di donazione e può essere di incentivo alla prenotazione della donazione e miglioramento della programmazione della raccolta. È necessario quindi fornire soluzioni immediate alla carenza di infermieri e valorizzare il loro ruolo e le competenze in medicina trasfusionale, sviluppando percorsi formativi specifici, modelli organizzativi di gestione delle attività centrati sulla sicurezza e gli esiti delle cure e modelli di integrazione e collaborazione multiprofessionale per una corretta gestione delle risorse umane sulla base delle competenze acquisite. Donare il sangue permette di svolgere un ruolo attivo e responsabile da parte dei cittadini e promuove uno stile di vita sano – conclude la nota – Il sangue è indispensabile, ad esempio, nei servizi di primo soccorso, di emergenza/urgenza, in molti interventi chirurgici e trapianti di organo e di midollo osseo, nella cura delle malattie oncologiche ed ematologiche, in varie forme di anemia cronica, immunodeficienze, emofilia ecc.».

Come ha spiegato il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, «quello della carenza di personale nei centri trasfusionali è un tema per il quale, da tempo, chiediamo l’attenzione delle istituzioni. Si tratta di un fattore che incide notevolmente sul nostro sistema di raccolta, ne sono conferma i dati relativi all’ultimo anno che hanno visto in crescita il numero dei donatori, ma in calo quello delle donazioni. Ciò significa che la generosità e l’impegno dei volontari sono sempre garantiti, ma spesso bisogna scontrarsi con le difficoltà della macchina organizzativa. Nelle scorse settimane, il Senato ha approvato il c.d. Decreto Salute ed Energia: si tratta di un primo passo importante che consentirà l’impiego del personale medico in formazione negli enti e nelle associazioni che svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Ma la strada è ancora lunga. Per tutto questo sappiamo di avere in FNOPI l’alleato migliore possibile. Il protocollo d’intesa che abbiamo sottoscritto, infatti, punta proprio a rafforzare il ruolo dell’infermiere nell’ambito dell’attività trasfusionale, in quanto ulteriore garanzia di controllo e utilizzo degli emocomponenti. Mi auguro che questa nostra collaborazione possa fornire una spinta sempre maggiore verso il completamento di una riorganizzazione necessaria dalla quale trarranno beneficio tutti gli attori coinvolti: donatori, pazienti, professionisti e sistema Paese».