Anticipato dal brano omonimo e dai singoli Cercatrova e Aquila, che hanno consacrato SASSO tra i progetti più interessanti e originali degli ultimi anni, esce “Musica”
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MUSICA è il primo album di SASSO. Anticipato dal brano omonimo e dai singoli Cercatrova e Aquila, che hanno consacrato SASSO tra i progetti più interessanti e originali degli ultimi anni, Musica, per il suo autore, non è soltanto un album, «è la nostra connessione con l’Universo».
Un lavoro che segna un passaggio fondamentale tra il rock stoner dei precedenti brani dell’artista e il futuro maggiormente legato alla psichedelia, all’elettronica, al french touch più acido, passando per i grandi cantautori italiani del passato. Non è un disco di genere: ogni canzone rispecchia un mondo, un immaginario tutto suo. Il legame forte si definisce sul suono e sui testi, non a caso questi ultimi sono tutti molto simili “come cento canzoni che dicono la stessa cosa” (cit. Giostra).
All’interno dell’album è racchiuso tutto quello che SASSO ha capito sulla musica, ma anche tutto quello che ha capito sulla vita: «Musica è la profonda rinascita spirituale e artistica del mio stesso esistere. Musica narra della paura e della perdita iniziale dell’anima, che poi rinasce e si ritrova a riemergere dalle ceneri di questa società individualista e corrotta. Musica è la speranza che non muore mai, che si solidifica diventando roccia e scolpendo così nel tempo il proprio valore energetico. È un uccello sacro tenuto in gabbia per molto tempo, che ora, pieno di forze, è finalmente pronto a rompere la gabbia e a spiccare il volo. Un grido di speranza e salvezza per chi non ha voce. La porta dei sogni, un dardo nel cuore di chi non riesce più a sognare. È il riscatto per chi è stato messo sempre da parte o a tacere nell’incomprensione di questo tempo confuso. Una carezza dolcissima che ti vuole rincuorare nelle difficoltà».
Se la rinascita e la vita sono il concept di questo lavoro, allora questo, come afferma lo stesso SASSO, non può avere un vero e proprio finale: «Credo che nessuna opera d’arte, così come l’esistenza, sia mai davvero finita, mai veramente completa».