Fotovoltaico: ecco le 5 fake news da sfatare


Circolano in Rete numerose fake news che generano confusione e spesso rallentano la transizione green del paese: ecco smontate quelle sul fotovoltaico

impianti fotovoltaici

Nei primi mesi del 2023 i dati del fotovoltaico residenziale in Italia segnano ancora un segno più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Prendendo in considerazione il bimestre gennaio – febbraio, sono stati installati 65.458 impianti, a fronte di 19.036 nel 2022, per una variazione pari a +244% (dati Terna – Gaudi, Gestione Anagrafica Unica degli Impianti e Unità di Produzione). Tre le cause di questo boom, oltre alla crisi energetica e agli incentivi del superbonus, sta emergendo ormai da tempo anche una nuova tendenza, quella dell’abitare green. Ma quanto costa effettivamente l’installazione? Quanto dura un impianto? Daniele Iudicone, Ceo di Fotovoltaico Semplice (brand del Gruppo IMC Holding), sfata alcune fake news che stanno facendo il giro del web.

In primis, i creatori di notizie false divulgano in rete il concetto che il fotovoltaico è caro e che occorre tanto tempo per ammortizzare la spesa.

Assolutamente no – spiega Daniele Iudicone -. Complice anche la forte domanda di impianti fotovoltaici, si è registrato un importante abbassamento dei costi rispetto agli anni scorsi. Anche le batterie di accumulo hanno prezzi molto più accessibili rispetto a solo cinque anni fa, andando a ridurre in modo importante l’investimento sostenuto dal cliente, che può così godere dell’energia prodotta dai pannelli, anche nelle fasce serali. Per quanto riguarda l’ammortamento, se una persona decide di pagare in contanti, l’investimento rientra in soli tre anni. Se, invece, si sceglie il credito al consumo, con i soldi risparmiati sulla bolletta si pagano le rate del finanziamento, in una media di cinque anni. Se consideriamo che un buon impianto fotovoltaico oggi ha una durata di 35 anni, una volta ripagato l’investimento, avremo a disposizione oltre 30 anni di energia gratuita, senza costi aggiuntivi”.

Un’altra bufala attiene alla posizione. Molti sostengono che al nord il fotovoltaico non possa essere utilizzato.

Si tratta di un’affermazione inesatta – puntualizza Iudicone – con le odierne tecnologie e i moduli in silicio, tutte le esposizioni vanno bene. È indubbio che al nord la produzione sia più bassa del 30-40% rispetto al sud, che rappresenta oggi la posizione ottimale per sfruttare questa tecnologia. Ne consegue che siano necessari un paio di moduli in più da adottare sul proprio tetto per raggiungere la produzione desiderata. I costi attuali dell’energia, comunque, rendono l’impiego del fotovoltaico vantaggioso anche al nord. Tempo fa potevamo usufruire di una tecnologia particolare, denominata CIS, che veniva utilizzata per gli impianti impiegati al nord. La sua particolarità? Per comporre i pannelli non si utilizzava il silicio ma altre tipologie di materie prime, come il cadmio, l’indio e il selenio. Purtroppo questo tipo di tecnologia, prodotta in Cina, è stata interamente assorbita dalla domanda del mercato asiatico e uno dei componenti impiegati era di difficile reperimento, a causa della sua rarità”.

I pannelli deturpano i paesaggi e creano problemi alla biodiversità?

Essendo montati sui tetti, è molto difficile che possano impattare sul paesaggio e sulla sua biodiversità. Oggi i pannelli, oltre a essere sempre più produttivi sono anche molto curati dal punto di vista dell’estetica, con colori che spaziano dal nero, al blu chiaro, fino al color coppo – afferma Iudicone. Se invece parliamo dell’installazione a terra, dobbiamo considerare che nel nostro paese l’occupazione di suolo per cementificare è tra le più alte d’Europa, solo nel 2021 si è superata la soglia dei 2 metri quadrati al secondo. In termini di impatto ambientale una centrale di pannelli fotovoltaici apporta indubbiamente più benefici che costi all’ambiente e può essere smantellata in poco tempo, cosa che non si può dire di un edificio”.

Nei centri storici il fotovoltaico è sempre vietato

È importante considerare che l’utilizzo del fotovoltaico, oggi, nei centri storici italiani potrebbe presentare alcune limitazioni e richiedere una procedura burocratica complessa, che talvolta non porta al raggiungimento del risultato sperato. Spesso viene inoltre richiesto l’impiego di moduli di colore marrone coppo, in modo che possano uniformarsi meglio con le tegole dei tetti e il cui costo è superiore rispetto al medesimo prodotto ma in colorazione standard. Nonostante queste considerazioni, è importante essere ottimisti riguardo al futuro dell’energia pulita e alle possibilità che anche i centri storici italiani possano adottare il fotovoltaico“.

L’energia che viene prodotta in esubero non conviene reimmetterla nella rete

È vero esattamente il contrario. È sempre convenuto, oggi in modo particolare. Esiste infatti un contratto denominato “Scambio sul posto” del GSE che permette di valorizzare l’energia reimmessa nella rete. La quotazione è tra l’altro variabile, perché segue il valore di mercato dell’energia tradizionale. Abbiamo clienti che nell’ultimo anno hanno visto un credito di oltre 600€ derivante proprio da questo surplus energetico. Con la fine del 2023 questo contratto verrà progressivamente modificato, in vista dell’avvento delle comunità energetiche, e i rimborsi saranno meno vantaggiosi, ma permetteranno comunque di guadagnare”.