Morsa da una zecca a Benevento: diagnosticata Malattia di Lyme a una bimba


Malattia di Lyme, non solo montagna: colpita bimba di 4 anni a Benevento. Il decalogo degli esperti contro le punture di insetto

Malattia di Lyme, i sintomi sono vaghi e la diagnosi è complessa, ma i trattamenti esistono e funzionano: meglio rivolgersi a medici informati e preparati

Diagnosticata per la prima volta in Campania, a Benevento, la malattia di Lyme ad una bambina di 4 anni all’ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli. Si tratta del primo caso manifestatosi nel Sannio. La piccola, di Guardia Sanframondi, circa 20 giorni prima del ricovero era stata punta da una zecca. A commentare il caso, in un post su Facebook, la giornalista e divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti: “È una brutta notizia che vuol dire tante cose. Intanto la malattia è dovuta a un batterio che viene trasmesso da una zecca. Attraverso la puntura della zecca- spiega- il batterio causa della borreliosi passa da un animale (ad esempio cervi, cinghiali, pecore, cani o uccelli) all’uomo. La zecca quindi offre solo una passaggio al microbo. La borreliosi però è una infezione infida, può causare problemi ai muscoli, alle articolazioni, agli occhi. Esiste una efficace terapia antibiotica, ma naturalmente viene prescritta solo se l’infezione è accertata e spesso i primi sintomi passano inosservati”.

Intanto, fa sapere ancora Gallavotti, le temperature in aumento prolungano la stagione di attività delle zecche e ampliano il territorio dove possono trovarsi. “Fino a poco tempo fa, il problema della borreliosi sembrava sostanzialmente limitato all’arco alpino, ma il caso di Benevento, il primo noto in zona, dimostra che le cose stanno cambiando rapidamente. Altro sgradevole effetto collaterale dei cambiamenti climatici. Sapendo che il problema esiste, è molto più facile diagnosticare presto eventuali infezioni e almeno di questo dobbiamo approfittarne”, conclude l’esperta.

PUNTURE, COLPITI QUASI TUTTI: COSA SUCCEDE AI BAMBINI

Sono proprio le vacanze i momenti più a rischio: le attività all’aperto come trekking, campeggio e nuoto comportano un rischio maggiore di essere punti da insetti, in particolare da imenotteri come vespe, api, calabroni. Secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista internazionale ‘Annals of Allergy, Asthma and Immunology’, tra il 56% e il 94% dei bambini vengono punti almeno una volta nella loro vita. E talvolta con conseguenze serie.

Le reazioni avverse al veleno di imenotteri riguardano percentuali che vanno dallo 0,3 fino al 3,6% dei pazienti in età pediatrica– spiega il professor Michele Miraglia del Giudice, presidente SIAIP e professore di Pediatria e Allergologia e Immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli- La prevalenza di reazioni sistemiche, come orticaria, rossore, prurito, pomfi, gonfiore alle palpebre o alle labbra va dall’1 al 3%. E riuscire ad identificare l’insetto pungitore è importante per il percorso diagnostico-terapeutico”.

PUNTURE, INDIVIDUARE L’INSETTO RESPONSABILE

Ma come distinguere il tipo di insetto responsabile? Osservando in primo luogo la lesione sulla pelle. La puntura d’ape e quella di vespa si distinguono perché il pungiglione dell’ape, a differenza di quello della vespa, viene perso durante la puntura, rimanendo infisso nella sede cutanea colpita. E va rimosso il più presto possibile perché il veleno si propaga per i primi 10-20 secondi: prima si interviene minori saranno i fastidi. I calabroni invece sono riconoscibili per le loro grandi dimensioni e per l’intenso dolore provocato dalla loro puntura.

“Le reazioni più frequenti sono di tipo locale- spiega ancora il professor Miraglia del Giudice- A seguito delle punture di imenotteri normalmente si verificano arrossamento, gonfiore, dolore e prurito. I sintomi possono durare diversi giorni. Le reazioni locali estese di solito si sviluppano da 6 a 12 ore dopo una puntura, aumentano di dimensioni per 24-48 ore e durano da cinque a 10 giorni o più. Di solito richiedono solo un trattamento sintomatico con impacchi freddi, analgesici orali e/o antistaminici orali e/o con steroidi locali per l’eritema e l’infiammazione”.

La prevenzione primaria non è possibile. “L’insorgenza di reazioni gravi al veleno non è prevedibile in nessuna fascia d’età- spiega la dottoressa Angela Klain, JM SIAIP e AIF in Pediatria presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli- può succedere per la prima volta a chi non aveva mai manifestato questi problemi. Non ci sono test predittivi ma possiamo affermare che in età adulta il rischio di reazioni gravi è molto maggiore che nei bambini, la sensibilizzazione aumenta con l’età, con l’esposizione a frequenti punture, uso di alcol, problemi cardiovascolari e utilizzo di farmaci come beta bloccanti o ace-inibitori”.

“CHI È ALLERGICO VA VACCINATO”

Ma se nella maggior parte dei casi il bambino se la cava con un grande spavento e dolore nella sede della puntura, per alcuni piccoli non è così. “Dall’1 al 3% dei bambini può manifestare una reazione allergica alle punture di insetti, che può variare da lieve a pericolosa per la vita, con comparsa di segni/sintomi da locali a sistemici: cutanei, gastrointestinali, respiratori, neurologici e cardio-vascolari- continua la dottoressa Cristiana Indolfi, pediatra allergologa presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e segretaria SIAIP- La manifestazione clinica più grave delle reazioni allergiche IgE mediate è l’anafilassi. In questo caso, è necessario portare il bambino al Pronto Soccorso, dove i medici praticano iniezione di adrenalina intramuscolo. In tutti i pazienti con anamnesi di reazione sistemica a veleno di imenottero si raccomanda l’invio ad un centro allergologico specialistico”.

Gli esperti concordano quindi nella necessità di immunizzare. “L’immunoterapia specifica o più comunemente chiamata ‘vaccino’ con veleno di imenottero è l’unica terapia in grado di cambiare la storia naturale di questo tipo di patologia- conclude il dottor Giulio Dinardo JM SIAIP e AIF in Pediatria presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli- E va assolutamente consigliata ai genitori di bimbi che hanno manifestato reazioni gravi a una puntura di insetto“.

Nell’attesa della valutazione specialistica allergologica pediatrica è importante prevenire il rischio di un’ulteriore reazione grave, prescrivendo un piano terapeutico comprendente anche l’adrenalina autoiniettabile. E proteggere il bambino con regole semplici quanto importanti.

IL DECALOGO SIAIP PER PREVENIRE LE PUNTURE DI INSETTO

  • Evitare di indossare indumenti larghi, di colore nero o molto intenso, preferire il bianco;
  • Non usare profumi, preferire shampoo e creme solari senza odori;
  • Non camminare a piedi nudi nei prati;
  • Non avvicinarsi a fiori molto profumati o frutta matura;
  • Evitare di lasciare cibi e bevande senza copertura se si mangia all’aria aperta;
  • Non bere bibite zuccherate direttamente dalla lattina perché un imenottero potrebbe esserci entrato;
  • Fare particolare attenzione se si spostano rami o se si soggiorna in prossimità di siepi: le vespe nidificano spesso in luoghi nascosti dalle foglie;
  • Evitare di viaggiare in auto con i finestrini abbassati
  • Tenere ben chiuse le pattumiere.