Scomparsa Kataleya Alvarez: il giallo del testimone smentito dai Carabinieri


Continuano le ricerche di Kataleya Alvarez. I Carabinieri smentiscono il testimone che avrebbe visto un uomo portarla via. Il padre della piccola esce dal carcere

kataleya

Miguel Angel Romero Chiccllo, il padre di Kata, la bimba scomparsa a Firenze sabato scorso, è uscito da Sollicciano. Il 27enne si trovava in carcere per scontare una condanna di primo grado per furto. Ma il giudice, ieri, ha ridotto la misura cautelare, che è passata dalla detenzione all’obbligo di firma. L’uomo, domenica sera, ha tentato il suicidio ingerendo del detersivo. Per questo, subito dopo, è stato portato in ospedale, dove gli è stata eseguita una lavanda gastrica. Rientrato in carcere, è uscito ieri sera.

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CARABINIERI: TESTIMONE NON ESISTE

Il testimone che avrebbe visto un uomo trascinare via Kata, la bimba scomparsa a Firenze, “non esiste. Sono state raccolte e sono al vaglio indicazioni fornite da persone diverse, ma risultano tutte frammentarie e non coerenti fra loro”. E’ quanto comunicano i Carabinieri dopo le indiscrezioni uscite stamani sulla stampa.

PRIMA SI CERCA, POI SI PREGA: L’EX ASTOR NON ‘RIPOSA’ MAI

Alle 21 di ieri sera in via Boccherini a Firenze arriva un ‘pezzo’ della comunità peruviana fiorentina e toscana. La giornata è stata lunga con le ispezioni in forze, i sopralluoghi, i controlli in anfratti, tombini. Con i Vigili del Fuoco chiamati ad aprire le porte e le finestre serrate del palazzo adiacente all’ex hotel Astor, al civico 34. Lunghe ricerche, tra chi ipotizza un ‘covo’ e chi la via di fuga dei possibili sequestratori. Ma di Kataleya Mia Alvarez, la bimba scomparsa a Firenze da sabato, non c’è traccia. Per Kata, così, arriva il sostegno dei connazionali. “Io e mia madre siamo della comunità peruviana del Valdarno. Siamo di Montevarchi”, dice Rebecca ai giornalisti. “En carro?”. Con la macchina, gli chiede in spagnolo un altro peruviano. “No, con il treno”. E perché siete qui? “Vogliamo che la bimba sia ritrovata. Ha un futuro davanti, non è possibile che gli venga tolto”. Anche per questo ai peruviani dentro la stabile “diciamo di collaborare”.

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Pian piano la strada davanti all’ex albergo occupato si piena. Sono duecento, quasi tutti vestiti in bianco con in mano la foto di Kate. Parlottano, poi cominciano ad accendere le candele e partono per una fiaccolata. Camminano, ritmano cori (“liberatela”, “i bambini non si toccano”) e pregano in spagnolo: recitano l’Ave Maria e il Padre nostro. Poco distante dalla marcia, una volta partiti i pompieri, si schiude alla stampa il cortile che separa l’immobile controllato dall’ex hotel. Box garage decadenti, sporcizia, degrado, rifiuti ammassati. Telecamere a decine e urla, quelle degli occupanti che chiedono ai giornalisti di andar via.