Insegnante accoltellata da studente: parla lo psichiatra


Ad Abbiategrasso uno studente di 16 anni ha aggredito l’insegnante con un coltello e minacciato i compagni con una pistola giocattolo: parla lo psichiatra

prof sospeso ha bestemmiato sui social

Ad Abbiategrasso uno studente di 16 anni ha aggredito l’insegnante con un coltello colpendolo al braccio e alla testa e minacciando i compagni con una pistola giocattolo. Ecco 3 DOMANDE ALLO PSICHIATRA sulle presunte motivazioni e i segnali, gli effetti sui coetanei.

RISPONDE  Enrico ZANALDA,  Presidente della Società di Psichiatria Forense*.

1. Cosa si potrebbe nascondere dietro questa scelta a 16 anni?
“La scelta di un adolescente di compiere un’aggressione allo scoccare della prima ora del lunedì, è solitamente il risultato di una complessa combinazione di fattori. Potrebbero nascondersi alla base disturbi psichici e/o uso di sostanze d’abuso che, soprattutto se presenti entrambi, aumentano il rischio di comportamenti violenti. Generalmente vi è comunque un fattore scatenante come essere o ritenersi vittima di bullismo o di altri torti che può scatenare azioni di rabbia e vendetta. Bisogna considerare comunque anche l’effetto che ha avuto tale episodio sui ragazzi che hanno assistito all’evento ovvero che sono stati testimoni passivi della violenza”.

2. E’ possibile prevedere quando una minaccia si concretizza in un’azione violenta?
“Prevedere quando l’evento si concretizza è estremamente difficoltoso. Tuttavia, ci sono alcuni segnali di allarme che possono essere colti purchè vi sia un’adeguata comunicazione tra ambiente scolastico e ambiente familiare. Se i due mondi non comunicano, difficilmente si ha una completa conoscenza dell’adolescente che consente di prevedere una parte di questi drammi. Altrimenti solo affermazioni esplicite sulle proprie intenzioni possono far prevedere l’episodio drammatico”.

3. Quali potrebbero essere gli effetti sui coetanei?
“Gli studenti che sono testimoni passivi di una violenza possono sviluppare sintomi di stress acuto, tra cui incubi, ansia, irritabilità, e difficoltà di concentrazione. La violenza può creare un senso di paura e insicurezza tra gli studenti, che potrebbero vivere l’ambiente scolastico come insicuro. A più lungo termine, l’esposizione alla violenza può aumentare il rischio di sviluppare problemi di salute mentale, come depressione e ansia o il disturbo post traumatico da stress. La chiave per mitigare questi effetti negativi è un intervento tempestivo di debrefing da attuare prontamente in gruppo con una chiara analisi di quanto accaduto. Molto importante ascoltare i ragazzi e le loro domande in proposito agli avvenimenti a cui hanno assistito. Per quei ragazzi per cui non è sufficiente il debriefing, si deve organizzare un supporto psicoterapeutico. Le scuole dovrebbero disporre di risorse per la consulenza psicologica e dovrebbero incentivare la comunicazione con le famiglie per individuare le situazioni di possibile sofferenza e disagio dei ragazzi dentro e fuori dalla scuola”.

* La Società Italiana di Psichiatria Forense rappresenta la categoria che studia i risvolti medico-legali e le problematiche forensi che si affrontano in ambito penale e civile con soggetti affetti da patologie psichiche. Queste valutazioni servono a stabilire le condizioni mentali di un soggetto in riferimento a un particolare reato e a un preciso momento del corso giudiziario