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Giornata Mondiale Senza Tabacco: gli psicologi aiutano a smettere di fumare

Alcuni fumatori potrebbero non sviluppare un tumore al polmone nel corso della vita, grazie al loro corredo genetico secondo un nuovo studio

Giornata Mondiale Senza Tabacco, parla l’esperta di Unobravo: “la terapia psicologica è una risorsa preziosa per smettere di fumare”

Come ogni anno, il 31 maggio ricorre la Giornata Mondiale Senza Tabacco, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1988 con l’obiettivo di sensibilizzare sugli effetti negativi che il fumo di sigaretta ha sulla salute.

Tabagismo: la prima minaccia per la salute nel mondo.

Il fumo di tabacco è una delle dipendenze da sostanze più diffuse in Italia e nel mondo.

Secondo l’OMS il fumo costituisce, a li­vello globale, la maggiore minaccia per la salute e il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili. Ogni anno causa oltre 8 milioni di morti, un numero di vittime addirittura maggiore rispetto a quelle imputabili a incidenti stradali, alcol o altre droghe.

Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione per prevenire la dipendenza da tabacco, sono ancora molti coloro che continuano a fumare, spesso sottovalutando gli effetti nocivi e i danni alla salute provocati dal fumo. Ad oggi, nel mondo, ci sono oltre un miliardo di fumatori, di cui circa l’80% vive in Paesi a basso e medio reddito. Il 70% dei consumatori inizia a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% entro il compimento dei 25 anni.

In Unione Europea, il consumo di tabacco rappresenta il principale fattore di rischio per la salute ed è responsabile di oltre 700.000 decessi all’anno. Circa il 50% dei fumatori muore prematuramente, perdendo in media 14 anni di vita. Il tabacco è anche la causa del 27% dei casi di cancro prevenibile. Inoltre, i fumatori risultano essere più soggetti a tutta una serie di malattie correlate all’assunzione del tabacco, come problemi cardiovascolari e respiratori.

In Italia, secondo i dati ISTAT, i fumatori adulti, ovvero dai 14 anni in su, sono quasi 10 milioni, il 19% della popolazione. Si osservano significative differenze di genere tra i fumatori: fuma il 22,9% degli uomini contro il 15,3% delle donne. Il consumo di tabacco risulta più diffuso nella fascia d’età tra i 25 e i 44 anni, coinvolgendo circa 1 persona su 4.

Perché si inizia a fumare?

Il consumo di sigarette è un comportamento appreso e influenzato dal contesto sociale di appartenenza, dalle abitudini, dall’ambiente familiare e culturale. Sono moltissimi i giovani che cominciano a fumare sotto l’influenza della propria cerchia di amici, sia come atto di ribellione che come esperimento spontaneo. Nonostante la prima esperienza con la sigaretta provochi raramente sensazioni piacevoli, ma piuttosto nausea, tosse o vertigini, ciò non sembra costituire un deterrente e sono comunque in molti a divenire fumatori abituali. Questo è anche dovuto al fatto che, col tempo, l’organismo raggiunge la cosiddetta fase di tolleranza, che lo porta ad abituarsi alla nicotina. I fattori sociali, familiari e psicologici contribuiscono, poi, a consolidare l’idea che fumare sia qualcosa di necessario e irrinunciabile.

Una sigaretta tira l’altra: perché il fumo diventa abitudine?

Studi scientifici evidenziano come gli squilibri tra serotonina e dopamina possano contribuire all’insorgere della dipendenza. Una volta venutasi a creare, la dipendenza dal tabacco persiste, indipendentemente dai motivi per cui ha avuto origine. Ciò avviene poiché la nicotina stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore responsabile delle sensazioni piacevoli e di gratificazione associate all’utilizzo di sostanze. L’aumento dei livelli di dopamina genera un senso di piacere, che crea un condizionamento tale da spingere la persona a voler ripetere l’assunzione di nicotina. Ci sono, inoltre, numerose situazioni o comportamenti quotidiani che vengono associati al fumo: molto spesso è, infatti, proprio la “ritualità” del gesto a influenzare maggiormente il fumatore.

Quando si può parlare di dipendenza da nicotina?

La dipendenza da nicotina si manifesta attraverso la difficoltà di trascorrere diverse ore senza fumare. Alcune ricerche hanno evidenziato come il consumo di sigarette possa essere considerato occasionale solo se si fumano meno di 5 pacchetti all’anno. Una volta superate le 100 sigarette, si parla, invece, di dipendenza.

Il desiderio di nicotina tende a essere più elevato al mattino, in quanto durante la notte si rimane a lungo senza fumare. Oltre alla dipendenza fisica, la nicotina crea anche una forte dipendenza psicologica.

“Ciò che rende la dipendenza da tabacco così complessa e difficile da eliminare è la sua natura multifattoriale. Non si limita, infatti, alla sola componente fisica, ma include anche una dipendenza psicologica profonda. Il fumo diventa un modo per gratificarsi, calmarsi o affrontare situazioni emotive difficili. La mente associa il gesto a una sensazione di conforto o lo vede come un palliativo ai problemi, aumentando così il desiderio di continuare a fumare. Coinvolgendo aspetti fisici, psicologici e comportamentali, il fumo diviene un rituale quotidiano, una sorta di anestetico per affrontare lo stress, l’ansia o, semplicemente, per provare sollievo. La nicotina presente nelle sigarette stimola il rilascio di dopamina nel cervello, generando un senso di piacere e gratificazione. Tali sensazioni creano un desiderio di ripetere l’esperienza, dando vita ad un ciclo di gratificazione e dipendenza che fa sì che questa abitudine si rafforzi nel tempo e diventi sempre più difficile da estirpare”, ha commentato la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo.

Fumo di tabacco: 5 falsi miti da sfatare.

Per chi ha sviluppato una dipendenza, il fumo diventa, quindi, un’abitudine molto difficile da abbandonare. A ciò, si aggiungono, poi, tutta una serie di luoghi comuni e falsi miti che gravitano attorno al fumo e che fanno sì che per molte persone rinunciare all’assunzione di tabacco e di nicotina sembri qualcosa di impossibile da realizzare.

Ecco i più comuni:

Smettere di fumare si può. La psicoterapia può essere una risorsa preziosa contro la dipendenza dal fumo.

Smettere di fumare è assolutamente possibile, è però un processo complesso in quanto la dipendenza da tabacco coinvolge diversi aspetti dell’individuo, sia fisici che psicologici. La dipendenza fisica si manifesta attraverso i sintomi di astinenza causati dalla richiesta di nicotina da parte del corpo, mentre la dipendenza psicologica riguarda le routine quotidiane e le situazioni emotive associate al gesto. Per questo, quando si affronta la dipendenza da fumo, è necessario tenere un approccio olistico, che consideri sia degli aspetti legati al corpo che di quelli di natura psicologica.

Molti credono di poter abbandonare il tabacco da soli, contando unicamente sulla propria forza di volontà. Tuttavia, solo una piccola percentuale, approssimativamente tra l’1% e il 4% dei fumatori, riesce a smettere senza alcun tipo di aiuto esterno. Tante delle persone che tentano di dire addio alle sigarette non hanno successo e molte non riescono neanche a raggiungere la fase di astinenza perché si trovano a scontrarsi con il cosiddetto craving, che le porta a provare un intenso desiderio di fumare. Ricorrere a un supporto esterno può, quindi, rivelarsi molto efficace per ’affrontare e superare la dipendenza da fumo.

“Chiedere aiuto è il primo passo. È, infatti, dimostrato che avvalersi di un supporto esterno dia maggiori chance di successo rispetto al cercare di smettere di fumare da soli. In questo senso, la psicoterapia può essere uno strumento prezioso. Anche noi di Unobravo offriamo la possibilità di svolgere terapie online con professionisti esperti nel trattamento delle dipendenze, inclusa quella da nicotina. La terapia offre un ambiente sicuro in cui esplorare le motivazioni alla base della dipendenza dal fumo e identificarne i fattori scatenanti. Per molti la sigaretta costituisce una risposta alle sfide e alle difficoltà della vita. Per liberarsi dalla dipendenza è fondamentale divenire consapevoli di questo e intraprendere un percorso di scoperta e adattamento. Con il supporto del terapeuta, le persone possono imparare a riconoscere e gestire le emozioni, lo stress e i pensieri disfunzionali che spesso alimentano il desiderio di fumare. La psicoterapia aiuta, inoltre, a identificare e modificare eventuali comportamenti abitudinari legati al fumo. Ciò può includere la creazione di nuove routine e lo sviluppo di strategie di coping più efficaci e meno dannose per la salute con cui affrontare situazioni stressanti o sfidanti.

In particolare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale risulta essere molto efficace nel trattamento delle dipendenze. Concentrandosi sull’analisi dei fattori ambientali, delle abitudini e degli eventi interni ed esterni che influenzano il comportamento delle persone nei confronti del fumo, la terapia cognitivo-comportamentale permette di affrontare la dipendenza con un approccio mirato, fornendo sostegno, motivazione e strumenti pratici alle persone. La consulenza di un terapeuta specializzato può aiutarci ad abbracciare un nuovo stile di vita, senza fumo e più salutare”, ha commentato la  Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo.

Unobravo al fianco delle aziende nella lotta contro il fumo.

Oltre a offrire terapie individuali, la piattaforma di psicologia online Unobravo si rivolge anche alle aziende. Il benessere lavorativo e il benessere personale si influenzano reciprocamente. Per questo, sono sempre di più le realtà che si avvalgono del supporto di Unobravo per lo sviluppo di un workplace positivo. Come Italgas, che ha voluto sensibilizzare i propri dipendenti attraverso una serie di Focus Group organizzati con la collaborazione di Unobravo. Tra le attività che si possono mettere in campo, oltre a quelle strettamente legate al contesto lavorativo, c’è un crescente interesse verso tutte quelle iniziative volte a influenzare anche gli aspetti personali della vita dei dipendenti. Contrastare il tabagismo è sicuramente un passo fondamentale che ogni azienda può compiere per contribuire alla buona salute dei propri dipendenti e collaboratori. Attraverso cicli di Focus Group oppure webinar, si può informare sugli effetti dannosi, promuovere politiche aziendali senza fumo e anche dare un supporto concreto e personalizzato ai dipendenti per aiutarli a liberarsi dalla dipendenza.

“Infine, oltre agli interventi mirati destinati ai fumatori, anche le attività di prevenzione rivestono un ruolo chiave in quanto permettono di ostacolare questo fenomeno a monte e arginarlo ancora prima che si verifichi. Educare sulle conseguenze negative del fumo, fornire informazioni accurate e promuovere stili di vita sani, anche e soprattutto tra i più giovani, può contribuire a prevenire l’insorgere del tabagismo e ridurre l’incidenza di malattie correlate al fumo. La prevenzione è una strategia molto efficace per proteggere la salute delle persone e promuovere un benessere duraturo all’interno della società”, ha concluso la Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo.

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