Inquinamento acustico e treni: quando il rumore ci fa ammalare


Inquinamento acustico, il rumore che ci fa ammalare. Parla Luca Fredianelli dell’Istituto per i processi chimico-fisici

inquinamento acustico

L’occasione per parlare di inquinamento acustico è stata fornita, dall’articolo di Jason Bittel comparso sulla versione online del «National Geographic» in data 22 febbraio 2023, che verte sul trasporto ferroviario negli Stati Uniti. Nel pezzo si lancia l’allarme per il susseguirsi di un certo numero di incidenti che coinvolgono treni merci che trasportano sostanze pericolose, e delle conseguenze drammatiche di tali avvenimenti sul territorio. L’articolo però, unitamente a questo, coglie l’occasione per segnalare non solo l’inquinamento legato all’eccezionalità dell’evento (l’incidente, appunto), quanto la normalità di un inquinamento costante, come quello acustico.

Sebbene sia vero che il corpo umano possa acclimatarsi ad una esposizione costante al rumore, specialmente a quello di natura stazionaria o ripetuta regolarmente nel tempo, non è possibile escludere che possano avvenire effetti negativi sulla salute anche in assenza di fastidio avvertito. Nel caso di esposizione al rumore ferroviario, infatti, le persone che abitano in prossimità della rete ferrovia dichiarano di non essere infastiditi dal rumore nonostante siano quelle esposte ai livelli maggiori. A chi non è capitato di andare visitare qualcuno che abita vicino alla ferrovia ed essere disturbato al momento di un passaggio di treno, per poi stupirsi che i padroni di casa non se ne sono nemmeno accorti?

È infatti riconosciuto come il rumore ferroviario sia quello a cui è più facile acclimatarsi e a cui, a parità di livello di esposizione, i cittadini riportano meno fastidio rispetto ad altre sorgenti di rumore.
Tuttavia, nell’articolo Effects of Exposure to Road, Railway, Airport and Recreational Noise on Blood Pressure and Hypertension Luca Fredianelli e colleghi dell’Istituto per i processi chimico-fisici (Cnr-Ipcf) hanno mostrato come l’esposizione al rumore, specialmente quello ferroviario, durante la notte abbia una significativa influenza sulla pressione arteriosa diastolica. Nelle persone sensibili al rumore o in quelle di età superiori a 65 anni è stata trovata anche una relazione con l’ipertensione, che a sua volta è un principale fattore di rischio indipendente per eventi quali infarto del miocardio e ictus.

Riguardo al disturbo, eventi particolari come il transito di treni merci, invece, non passano inosservati nemmeno a chi è abituato, dato il loro alto contributo in energia e la combinazione con la grande quantità di vibrazione che comportano. In un altro studio Luca Fredianelli e colleghi hanno evidenziato che gli studi epidemiologici con cui vengono effettuate le associazioni rumore-salute, purtroppo, sono fatti con valori di esposizioni medi e in condizioni di transito standard, che quindi non contengono tutti quei suoni, di origine ferroviaria, che si possono avere in un tessuto urbano: carico e scarico, frenate, stridii, fischi, arrivi e partenze treni, suoni della stazione, ecc. Proprio perché non standard, questi suoni hanno un impatto ben più significativo sul disturbo realmente percepito dalla popolazione.

I risultati dello studio hanno mostrato un aumento del disturbo percepito rispetto a quelli studi che non includono tali suoni, suggerendo che l’impatto acustico delle ferrovie sul disturbo alle persone è generalmente sottovalutato. Fischi, stridii acuti e a basse frequenze, sono stati indicati come la maggior causa di disturbo sia di giorno che di notte. Lo studio ha anche mostrato che i cittadini sono più disturbate dai rumori non convenzionali se sono esposti a un a bassi livelli di esposizione al rumore ferroviario, dove essi quindi emergono maggiormente, e conferma che ai livelli più alti le persone si sono acclimatate al rumore e prestano meno attenzione agli eventi di rumore ferroviario non convenzionale.

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