Rischio demenza legato a variabilità della pressione arteriosa sistolica


Uno studio osservazionale ha dimostrato che una maggiore variabilità della pressione arteriosa sistolica nel tempo aumenta il rischio di demenza

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Uno studio osservazionale, pubblicato su “Alzheimer’ & Dementia”, ha dimostrato che una maggiore variabilità della pressione arteriosa (BPV) sistolica nel tempo aumenta il rischio di demenza più avanti nella vita.

In particolare, a 3, 6, 9 e 12 anni, la BPV sistolica più elevata era legata a un maggiore rischio successivo di demenza, con rapporti tra tassi di rischio ( hazard ratio, HR) che andavano da 1,02 (IC 95% 1,01-1,04) a 1,10 (IC 95% 1,05-1,16), riferiscono gli autori, capitanati da Simin Mahinrad, della Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago.

La relazione tra BPV sistolica e rischio di demenza era più forte nelle persone che non assumevano calcio-antagonisti (P per interazione <0,05), osservano i ricercatori.

Indipendentemente dai livelli medi di pressione arteriosa, la BPV sta emergendo come un fattore di rischio per la demenza. Le evidenze emerse hanno suggerito che un’elevata BPV sia a lungo termine (BPV da visita a visita) che a breve termine (in minuti o giorni) è associato al declino cognitivo e alla demenza.

«Tuttavia, la maggior parte degli studi precedenti non aveva censurato i casi di demenza che si erano sviluppati durante il periodo di misurazione della BPV, sollevando preoccupazioni sulla distorsione dovuta alla causalità inversa» sottolineano Mahinrad e coautori.

«Inoltre, tali studi avevano valutato la BPV durante periodi che arrivavano fino a 6 anni, mentre l’effetto di un’esposizione più prolungata alle fluttuazioni della BPV sul rischio di demenza non era stato esplorato» aggiungono.

Picco dell’effetto rilevato a un follow-up superiore a 12 anni
Mahinrad e colleghi hanno valutato la BPV a lungo termine, da visita a visita, in due coorti in corso di anziani residenti in comunità: il “Rush Memory and Aging Project” (MAP) e il “Religious Orders Study” (ROS). Entrambi sono studi prospettici che arruolano anziani senza demenza nota che hanno accettato la valutazione clinica annuale e lo studio autoptico del cervello post-mortem.

La pressione arteriosa (BP) è stata misurata con uno sfigmomanometro ad ogni visita annuale da un assistente di ricerca addestrato. La BPV da visita a visita è stata quantificata, come accennato, a 3, 6, 9 e 12 anni. Lo stato cognitivo è stato determinato ad ogni visita annuale.

I ricercatori hanno valutato 2.234 partecipanti che sono entrati nello studio all’età =/> 65 anni. La maggior parte (74%) erano donne e il 94% erano caucasici. Un totale di 1.371 persone stavano assumendo farmaci anti-ipertensivi, tra cui 466 persone in trattamento con calcio-antagonisti.

La BP sistolica media nei primi 3, 6, 9 e 12 anni è stata rispettivamente di 134, 133, 132 e 131 mm Hg. La BPV sistolica media è stata rispettivamente dell’8,3%, 9,2%, 10% e 10%.

Durante un follow-up mediano di 10 anni, 668 partecipanti hanno sviluppato demenza, inclusi 641 casi classificati come malattia di Alzheimer. Dopo un aggiustamento completo, una BPV sistolica del 10% o più è stata associata ad un aumentato rischio di demenza e le HR più alte per la BPV sistolica erano superiori a 12 anni (HR 1,75, IC 95% 1,16-2,66).

Ogni aumento unitario della BPV sistolica nell’arco di 3, 6, 9 e 12 anni è stato associato a un aumento del rischio di demenza (P<0,05) di 1,02, 1,04, 1,06 e 1,10 volte.

Correlazione meno forte tra i pazienti trattati con calcio-antagonisti
I ricercatori hanno osservato un significativo effetto moderatore dei calcio-antagonisti sulla relazione tra BPV sistolica e rischio di demenza. «In particolare, l’associazione specifica del periodo tra BPV sistolica e rischio di demenza era più forte tra coloro che non stavano assumendo calcio-antagonisti durante i primi 3 o 9 anni» scrivono gli autori. «L’aggiustamento per l’uso di altri farmaci anti-ipertensivi (beta-bloccanti, modulatori RAS [sistema renina-angiotensina] e diuretici) non ha cambiato i risultati».

Lo studio aveva diverse limitazioni, osservano Mahinrad e coautori. Il campione era costituito principalmente da adulti caucasici anziani e i risultati potrebbero non essere applicabili ad altri gruppi. Inoltre, la BPV da visita a visita è stata misurata annualmente; l’effetto di variazioni più brevi della BP non è stato valutato.

Bibliografia:
Mahinrad S, Bennett DA, Sorond FA, Gorelick PB. Blood pressure variability, dementia, and role of antihypertensive medications in older adults. Alzheimers Dement. 2023 Jan 19. doi: 10.1002/alz.12935. [Epub ahead of print] leggi