La metà dei pazienti con sindrome da antifosfolipidi catastrofica ha un coinvolgimento cutaneo, il cui riconoscimento può favorire una diagnosi più rapida
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Circa la metà dei pazienti con sindrome da antifosfolipidi catastrofica ha un coinvolgimento cutaneo, il cui riconoscimento può favorire una diagnosi più rapida della condizione e aiutare a prevederne gli esiti, secondo quanto emerso in uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.
La sindrome da anticorpi antifosfolipidi catastrofica (CAPS) è una condizione clinica con una prognosi molto severa, caratterizzata dalla rapida insorgenza di trombosi in più organi che può causare un’insufficienza multiorgano, in pazienti che soddisfano i criteri sierologici per la sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS).
La CAPS è una malattia rara con una mortalità stimata del 40% durante l’evento acuto e ha una prevalenza di circa l’1% nell’ambito della APS. È caratterizzata dal coinvolgimento clinico di almeno tre organi nell’arco di giorni o settimane, con evidenza istopatologica di trombosi del microcircolo. Manifestazioni comuni includono l’insufficienza renale con ipertensione (70%), la trombocitopenia (60%), il coinvolgimento polmonare (70%), quello cardiaco (53%), complicanze cutanee con livedo reticularis, necrosi o porpora (66%) e manifestazioni cerebrali come l’ictus, encefalopatia, convulsioni o occlusioni venose (60%).
I potenziali fattori scatenanti sono presenti in circa il 50% dei pazienti e i più frequenti sono le infezioni (20%), i traumi, gli interventi chirurgici e la sospensione della terapia anticoagulante. La terapia comprende il trattamento di qualsiasi condizione scatenante la malattia e la triplice terapia che prevede eparina endovenosa, steroidi ad alto dosaggio e boli di immunoglobuline endovena e/o plasmaferesi.
«La sindrome antifosfolipidica catastrofica è una condizione rara ma pericolosa per la vita, spesso diagnosticata in ritardo» ha affermato il primo autore dello studio Anastasia Dupré, del servizio di medicina interna presso l’Assistance Publique-Hôpitaux de Paris, Centre Hospitalo-Universitaire Cochin, in Francia. «Abbiamo pensato che fosse importante studiare il coinvolgimento cutaneo nelle CAPS, considerata la mancanza di letteratura in merito alle caratteristiche istologiche e all’evoluzione di queste lesioni, dato che può essere di aiuto per diagnosticare un paziente con insufficienza multisistemica».
Uno studio di coorte retrospettivo
Obiettivo dei ricercatori era descrivere le caratteristiche cliniche e patologiche del coinvolgimento cutaneo durante le CAPS, insieme agli outcome legati a queste complicanze. I dati sono stati raccolti dal registro multicentrico francese APS/LES (lupus eritematoso sistemico) fino a dicembre 2020. «Per quanto ne sappiamo è la più grande coorte di pazienti con CAPS cutanee. Descriviamo una nuova caratteristica del coinvolgimento della pelle, ovvero l’edema infiammatorio distale» ha detto Duprè.
Il team ha raccolto i relativi a 120 pazienti con almeno un episodio di CAPS e ne ha inclusi nell’analisi 65 (età media 31 anni, fascia di età 12-69 anni, per il 66% femmine) con iteressamento cutaneo. Tra i 60 pazienti con dati disponibili, il 35% ha mostrato la CAPS come prima manifestazione di APS.
Per quanto riguarda i tipi di lesione, nel 45% della coorte sono stati osservati livedo racemosa (uno scolorimento cutaneo violaceo-cianotico a macchie persistente, simile a una rete, che interessa soprattutto le gambe e le braccia, ma anche le natiche e il tronco, che si aggrava con il freddo o la gravidanza) di recente insorgenza o in peggioramento, il 42% aveva lesioni necrotiche e/o ulcerate, il 29% aveva emorragie subungueale a scheggia, il 23% presentava un evidente edema infiammatorio distale caratterizzato da mani, piedi o viso arrossati e caldi e il 14% aveva porpora vascolare. I pazienti potevano avere più di una manifestazione cutanea.
I ricercatori hanno anche condotto 16 biopsie durante gli episodi di CAPS, le cui analisi hanno mostrato che il 94% presentava microtrombi a livello dei capillari dermici. «La sensibilità della biopsia cutanea è stata eccellente e ha evidenziato microtrombi in tutti i pazienti tranne uno, un elemento che può essere di aiuto per la diagnosi» ha osservato Dupré. Le lesioni sono guarite senza sequele nel 91% dei 64 pazienti con tali dati disponibili.
Ulteriori analisi hanno mostrato che il 37% dei soggetti con coinvolgimento cutaneo ha sperimentato più frequentemente CAPS istologicamente dimostrate, a differenza di solo il 24% di quelli senza coinvolgimento cutaneo. I tassi di mortalità erano del 5% tra i pazienti con CAPS con coinvolgimento cutaneo e del 9% per quelli senza.
«Il coinvolgimento cutaneo nelle CAPS è frequente, dato che interessa circa il 50% dei pazienti, e può avere molti aspetti clinici diversi» hanno concluso gli autori. «Bisogna pensare alle CAPS in un paziente con APS in caso di nuova insorgenza o peggioramento di livedo racemosa, lesioni necrotiche o ulcerate, edema infiammatorio distale, emorragie subungueale a scheggia o porpora vascolare».
Bibliografia
Dupré A et al. Cutaneous Involvement in Catastrophic Antiphospholipid Syndrome in a Multicenter Cohort of 65 Patients. JAMA Dermatol. 2022 Dec 7.