Pemfigo: rituximab protegge da malattie cardiovascolari e metaboliche


Nel trattamento del pemfigo, rituximab è associato a una maggiore protezione contro le malattie cardiovascolari e metaboliche a lungo termine

Ricerca scientifica mollusco contagioso pemfigo

Nel trattamento del pemfigo, rituximab è associato a una maggiore protezione contro le malattie cardiovascolari e metaboliche a lungo termine, mentre ha mostrato risultati simili ad altri agenti adiuvanti nel tasso di sopravvivenza. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology.

«Il pemfigo è una malattia bollosa autoimmune potenzialmente pericolosa per la vita che si manifesta con erosioni e vesciche sulla cute e sulle superfici delle mucose» hanno scritto il primo autore Khalaf Kridin e colleghi dell’Istituto di dermatologia sperimentale dell’Università di Lubecca, in Germania. «Nonostante il calo sostanziale dei tassi di mortalità a 1 anno dei pazienti con pemfigo che ricevono un trattamento adeguato, hanno comunque un rischio di decesso superiore alla popolazione generale».

«La sfida principale del trattamento è mantenere la remissione a lungo termine con la più piccola dose di corticosteroidi sistemici per il minor tempo possibile, con l’obiettivo di mitigare i loro eventi avversi potenzialmente letali» hanno affermato.

La terapia di prima linea per il pemfigo prevede infatti l’impiego dei corticosteroidi sistemici ma, per via dei rilevanti eventi avversi, sono stati introdotti agenti adiuvanti come l’azatioprina e il micofenolato mofetile (MMF). Rituximab, un anticorpo monoclonale chimerico murino/umano che prende di mira i linfociti B che esprimono CD20, si è dimostrato un trattamento molto efficace per la malattia da moderata a grave se utilizzato in combinazione con corticosteroidi a basso dosaggio e a breve termine. Tuttavia sono disponibili pochi dati sulle complicanze a lungo termine di questa terapia, hanno premesso gli autori.

Protezione significativa contro esiti cardiovascolari e metabolici a lungo termine
In uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione, i ricercatori hanno valutato le comorbilità cardiovascolari e metaboliche a lungo termine e i tassi di mortalità dei pazienti con pemfigo trattati con rituximab rispetto ad azatioprina o MMF.

Il team ha analizzato i dati di 1.602 pazienti sottoposti a rituximab (n=801, età media 54,8 anni, 52,2% donne) o azatioprina/MMF (n=801, età media 54,4 anni, 54,6% donne). I soggetti eleggibili sono stati sottoposti a corrispondenza del punteggio di propensione basato su variabili demografiche e varie comorbilità.

Nel gruppo esposto a rituximab è stato osservato un rischio significativamente inferiore di infarto del miocardio (RR=0,45, P=0,01), ictus (RR=0,42, P<0,001) e malattia vascolare periferica (RR=0,47, P=0,003) rispetto alle altre terapie, come anche un minor rischio di ipertensione (RR=0,48, P<0,001), iperlipidemia (RR=0,45, P<0,001), diabete di tipo 2 (RR=0,63, P<0,001), obesità (RR=0,49, P<0,001) e osteoporosi (RR=0,46, P<0,001).

Il rischio di embolia polmonare era paragonabile tra i gruppi (RR=0,63), così come era statisticamente simile il rischio di mortalità, con 37 decessi nel gruppo rituximab e 60 nel gruppo azatioprina/MFF (HR=0,94, P=0,77).

«Rituximab è stato associato a una protezione significativa contro lo sviluppo di diversi esiti cardiovascolari e metabolici a lungo termine nel pemfigo» hanno concluso gli autori. «I risultati dello studio suggeriscono che potrebbe rappresentare una soluzione terapeutica preferibile nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare e metabolico, nei quali devono essere rigorosamente evitati gli eventi avversi correlati all’uso di corticosteroidi».

Referenze

Kridin K et al. Association of Rituximab With Risk of Long-term Cardiovascular and Metabolic Outcomes in Patients With Pemphigus. JAMA Dermatol. 2022 Nov 30;e225182. 

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