Claudio De Vivo si racconta a “Sport senza barriere”


Claudio De Vivo protagonista del nuovo episodio di “Sport senza barriere”, il progetto di reportage narrativi dedicato ai percorso di riabilitazione

claudio de vivo

“Io nello sport ho visto la vita. Dentro di me si è accesa una grande passione per la corsa, la voglia di riscattarmi e tornare a vivere dopo l’infortunio”. Claudio De Vivo, 42 anni, di Somma Vesuviana in provincia di Napoli, è un atleta paralimpico, primatista italiano nei 1500 e negli 800 metri e oggi ha iniziato a dedicarsi al paratriathlon.

In pista per vincere. Dopo l’amputazione della gamba sinistra a causa di un infortunio sul lavoro accaduto nel 2008, Claudio si era lasciato andare ed era depresso. Era arrivato a pesare 130 kg e, rimanendo sempre in casa, aveva perso quasi tutti i rapporti sociali. Poi, grazie alla passione per la corsa ha deciso di allenarsi con regolarità e recuperare la forma fisica, ritrovando la fiducia in sé stesso. Con il sostegno dell’Inail, che gli ha fornito protesi sportive e assistenza organizzando per lui un percorso di riabilitazione, Claudio ha iniziato a migliorare le sue performance sportive fino a dedicarsi all’attività agonistica. “Quando mi alleno o inizia una gara – racconta – provo sempre un’emozione fortissima. Stare sulla pista mi dà adrenalina e desiderio di vincere. Sì, perché io sono anche molto competitivo e quando sono in pista non voglio fare solo una bella figura, io voglio vincere”.

Un piano di allenamento su misura. Su suggerimento del suo allenatore Domenico Picardi, con il quale oltre al sodalizio sportivo si crea un legame di profonda amicizia, Claudio passa dalla velocità alla specialità del mezzofondo a lui più congeniale, e trova i primi successi. “Quando io e Claudio ci siamo conosciuti, – ricorda Picardi – l’ho messo alla prova per capire se fosse realmente motivato ad allenarsi e a intraprendere un percorso impegnativo, e lui mi ha seguito”. Per allenare una persona con disabilità si deve studiare un allenamento che sia efficace e che, allo stesso tempo, vada verso la prevenzione – continua Picardi. Bisogna mettere a punto uno schema di lavoro in grado di migliorare l’atleta senza provocare danni. Nel caso di Claudio, facendo in modo che non si vadano a creare infiammazioni o infortuni all’arto sano e a quello amputato. Per escludere il rischio di non farlo camminare, che è una condizione a cui lui non deve arrivare, visto che ha guadagnato la sua autonomia camminando grazie alle protesi”.

L’impegno dell’Istituto per le persone con disabilità da lavoro. Il reinserimento sociale delle persone con disabilità da lavoro attraverso lo sport affianca il sostegno economico destinato dall’Inail agli assistiti, e con il tempo ha acquisito un ruolo sempre più centrale tra le attività istituzionali. Attraverso il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, l’Istituto fornisce i servizi necessari per avviare il percorso di riabilitazione, servizi che possono includere anche protesi per praticare diverse attività sportive. Oltre al supporto offerto attraverso il Centro Protesi e le sue filiali e i punti di assistenza attivi sul territorio, Inail mette a disposizione dei propri assistiti, con la collaborazione del Comitato Italiano Paralimpico, corsi di avviamento allo sport con l’obiettivo di ottenere un maggior benessere psicofisico per gli infortunati e il loro reinserimento sociale.

L’eredità di Antonio Maglio. Precursore e personalità di riferimento in Italia nell’uso dello sport come strumento di riabilitazione e reinserimento degli infortunati sul lavoro è stato proprio un medico dell’Inail, Antonio Maglio, ispiratore dei primi Giochi Paralimpici di Roma nel 1960. Il patrimonio di competenze che oggi ci appartiene in questo settore, affonda le radici in quegli anni. Il progetto “Sport senza barriere” è stato ideato per raccogliere quell’esperienza e testimoniarne il valore, offrendo un segnale di continuità.