Sviluppo sostenibile economia sociale: la proposta di Legacoop


Legacoop Bologna si impegna a promuovere un forum di discussione permanente per contribuire a promuovere economia sociale

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Legacoop Bologna si impegna a promuovere un forum di discussione permanente tra soggetti pubblici, cooperazione, organizzazioni sindacali e altri soggetti delle rappresentanze, per contribuire a promuovere economia sociale e individuare opportunità e criticità, strumenti e processi adeguati a cogliere la sfida del cambiamento.

È quanto emerge dal seminario Public Procurement ed Economia Sociale organizzato da Legacoop Bologna come appuntamento di preparazione al suo prossimo congresso. Al seminario hanno partecipato circa un centinaio di persone tra rappresentanti delle imprese cooperative, della pubblica amministrazione, esperti legali e sindacali, che si sono confrontati su come ripensare il rapporto tra enti locali e soggetti privati attori dell’economia sociale per rendere la spesa pubblica una leva di sviluppo sostenibile per le comunità.

Sono intervenuti: Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna; Igor Taruffi assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna; Matteo Lepore sindaco di Bologna; Luca Vecchi presidente di ANCI Emilia-Romagna e sindaco di Reggio-Emilia.

“Vogliamo dare un contributo, fatto di formazione comune, confronto e condivisione sugli obiettivi, che possa portare ad un cambio di paradigma nel rapporto tra pubblico e privato per rafforzare l’economia sociale nelle comunità che viviamo – ha spiegato Rita Ghedinipresidente di Legacoop Bologna – Se l’economia sociale è il modello economico che afferma l’importanza delle persone e dell’interesse generale, del perseguimento dell’obiettivo sociale prima della remunerazione del capitale, la cooperazione tutta, in forza delle proprie caratteristiche di mutualità e intergenerazionalità è parte integrante di quel modello economico”.

“Riteniamo fondamentale il ruolo della co-progettazione tra pubblico e privato – ha illustrato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore – Pensiamo che il mondo dell’economia sociale, che per noi è un elemento identitario, deve essere capace di innovazione e di cambiamento. Come città di Bologna dobbiamo sfidare il Paese per dare dignità alle persone e convincerli ad assumersi delle responsabilità”.

“Occorre porre l’accento sul ruolo identitario e imprescindibile del sistema sanitario nazionale che oggi è sotto attacco – ha aggiunto Igor Taruffi, assessore al Welfare della Regione Emilia-Romagna – Un modello che va difeso in quanto elemento cruciale del nostro Paese e come infrastruttura decisiva per parlare del mondo in cui vogliamo vivere”.

Il seminario si è aperto con una sessione in plenaria, coordinata da Simone Fabbri, responsabile sostenibilità e relazioni territoriali di Legacoop Bologna, che nel suo intervento introduttivo ha richiamato come a partire dal Manifesto dell’economia sociale sottoscritto a Bologna l’obiettivo è quello di costruire una città metropolitana con un chiaro indirizzo politico sul public procurement, capace di uno sviluppo armonico dal centro alla periferia che metta al centro le persone”.

Nella seconda parte del seminario i partecipanti si sono confrontati all’interno di quattro aree tematiche. La prima riguardava gli strumenti per promuovere la qualità del lavoro e dei servizi negli appalti labour intensive. La seconda era dedicata alla co-programmazione e co-progettazione come strumento che mette al centro l’interesse generale della comunità e la risposta ai bisogni delle persone. La terza area era riservata alle partnership pubblico-private e le concessioni come strumenti di co-investimenti economici, sociali e ambientali di lungo periodo. La quarta e ultima riguardava invece l’inclusione lavorativa negli appalti per promuovere la dignità del lavoro per le persone fragili e svantaggiate.

Le conclusioni del seminario sono state affidate a Luca Vecchi, presidente di Anci Emilia-Romagna e sindaco di Reggio Emilia: “Discutere di Economia sociale e di modalità di interazione tra pubblico e privato, significa essere consapevolmente portatori di una visione umanistica della società, alternativa a un modello egemonico che non ha la sensibilità adeguata a gestire la situazione odierna”.