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Alzheimer: approvazione accelerata per lecanemab

Studio italiano ha scoperto sei nuove varianti geniche alla base dell’Alzheimer e studiato un punteggio di rischio poligenico per identificare i soggetti ad alto rischio

Alzheimer: la Food and Drug Administration statunitense attraverso la procedura accelerata ha approvato l’anticorpo monoclonale lecanemab

La Food and Drug Administration statunitense attraverso la procedura accelerata ha approvato l’anticorpo monoclonale lecanemab per il trattamento della malattia di Alzheimer. Lecanemab è il secondo di una nuova categoria di farmaci approvati per la malattia di Alzheimer che mirano alla fisiopatologia alla base della malattia. Questi farmaci rappresentano un importante progresso nella lotta in corso per sviluppare un trattamento efficace della malattia di Alzheimer.

Si tratta di un anticorpo monoclonale, sviluppato da Eisai e Biogen, rivolto contro la proteina beta amiloide, che accumulandosi nel cervello dei malati forma le placche che hanno un ruolo chiave nella degenerazione del tessuto nervoso. Il farmaco sarà commercializzato con il nome commerciale Leqembi e dovrà essere somministrato ogni due settimane tramite iniezione endovenosa.

Sebbene lecanemab non rappresenti una cura definitiva per l’Alzheimer, un ampio studio clinico di fase IIb denominato CLARITY AD pubblicato a novembre e condotto su 1,795 pazienti ha dimostrato che il trattamento ha rallentato del 27% rispetto al placebo il declino cognitivo e funzionale dei pazienti con Alzheimer in fase iniziale. Nello studio, durato 18 mesi, il farmaco ha anche ridotto drasticamente i livelli di beta-amiloide, una proteina tossica presente nel cervello che si ritiene sia alla base dell’avanzamento dell’Alzheimer.

A guidare lo sviluppo e la sperimentazione del prodotto è stata l’azienda farmaceutica giapponese Eisai, che per la commercializzazione e l’immissione nel mercato verrà affiancata alla società americana Biogen.

Eisai ha limitato lo studio di lecanemab alle persone con decadimento cognitivo lieve o Alzheimer in fase iniziale che presentano anche segni di accumulo di amiloide nel cervello, confermati da una scansione per immagini. L’etichetta approvata dalla FDA riflette la stessa popolazione ristretta di pazienti, che si stima comprenda circa 1 milione di persone negli Stati Uniti, ovvero poco meno del 20% di coloro che attualmente vivono negli Usa con una diagnosi di Alzheimer.

“Il morbo di Alzheimer rende immensamente difficile la vita di coloro che ne sono affetti e ha effetti devastanti sui loro cari”, ha dichiarato Billy Dunn, direttore dell’Office of Neuroscience del Center for Drug Evaluation and Research dell’Fda. “Questa opzione terapeutica è la più recente che mira a colpire il processo patologico alla base dell’Alzheimer, invece di trattare solo i sintomi della malattia”.

Farmaco approvato con procedura accelerata
Lecanemab è stato approvato secondo la procedura di approvazione accelerata, in base alla quale la Fda può approvare farmaci per condizioni gravi in presenza di un’esigenza medica insoddisfatta e se si dimostra che un farmaco ha un effetto su un endpoint surrogato che è ragionevolmente in grado di prevedere un beneficio clinico per i pazienti.

I ricercatori hanno valutato l’efficacia di lecanemab in uno studio in doppio cieco di Fase II, controllato con placebo, a gruppi paralleli e con dose di controllo, condotto su 1795 pazienti con malattia di Alzheimer. Il trattamento è stato somministrato a pazienti con decadimento cognitivo lieve o demenza lieve allo stadio di malattia e presenza confermata di patologia da beta amiloide. I pazienti che hanno ricevuto il trattamento hanno registrato una significativa riduzione della placca beta amiloide in funzione della dose e del tempo; i pazienti che hanno ricevuto la dose approvata di lecanemab, 10 milligrammi/chilogrammo ogni due settimane, hanno registrato una riduzione statisticamente significativa della placca amiloide cerebrale dal basale alla 79a settimana rispetto al braccio placebo, che non ha registrato alcuna riduzione della placca beta amiloide.

Questi risultati supportano l’approvazione accelerata di lecanemab, basata sulla riduzione osservata della placca beta amiloide, un marcatore della malattia di Alzheimer. La placca beta amiloide è stata quantificata utilizzando la tomografia a emissione di positroni (PET) per stimare i livelli cerebrali di placca beta amiloide in un composito di regioni cerebrali che si prevede siano ampiamente colpite dalla patologia della malattia di Alzheimer rispetto a una regione cerebrale che si prevede sia risparmiata da tale patologia.

I risultati della fase III di estensione dello studio CLARITY AD  condotto per confermare il beneficio clinico del farmaco sono stati pubblicati di recente sulla rivista Nature Reviews Neurology e l’Fda prevede di ricevere presto i dati. Inoltre, lo studio clinico di fase 3 AHEAD 3-45 sta attualmente esplorando lecanemab in soggetti con AD preclinica, definiti come pazienti clinicamente asintomatici, ma con livelli cerebrali di Aβ intermedi o elevati.

La malattia di Alzheimer è un disturbo cerebrale irreversibile e progressivo che colpisce più di 6,5 milioni di americani e che distrugge lentamente la memoria e le capacità di pensiero e, infine, la capacità di svolgere compiti semplici. Sebbene le cause specifiche del morbo di Alzheimer non siano del tutto note, esso è caratterizzato da cambiamenti nel cervello – tra cui placche beta amiloidi e grovigli neurofibrillari o tau – che comportano la perdita di neuroni e delle loro connessioni. Questi cambiamenti influenzano la capacità di ricordare e di pensare di una persona.

Attenzione ai possibili edemi cerebrali
Le informazioni per la prescrizione di lecanemab includono un’avvertenza per le anomalie di imaging legate all’amiloide (ARIA, Amyloid-related imaging abnormalities), che sono effetti noti degli anticorpi ,pmocòpnmali anti amiloide. L’ARIA di solito non presenta sintomi, anche se raramente possono verificarsi eventi gravi e pericolosi per la vita. L’ARIA si presenta più comunemente come un edema temporaneo in aree del cervello che di solito si risolve nel tempo e può essere accompagnato da piccole macchie di emorragia all’interno o sulla superficie del cervello, anche se alcune persone possono avere sintomi come cefalea, confusione, vertigini, alterazioni della vista, nausea e convulsioni.

La scheda tecnica del farmaco impone ai pazienti di sottoporsi a tre ulteriori scansioni cerebrali durante le prime 14 settimane di trattamento, come misura precauzionale per monitorare eventuali episodi di edema o sanguinamento cerebrale potenzialmente gravi.
Sebbene la maggior parte dei casi di ARIA possa essere gestito senza complicazioni, esso è amplificato nelle persone che assumono farmaci fluidificanti del sangue per prevenire i trombi. Eisai ha dichiarato che il tasso di ARIA riportato negli studi su lecanemab è basso e che gli osservatori indipendenti sulla sicurezza del farmaconon hanno sollevato alcuna preoccupazione.

Un’altra avvertenza relativa a lecanemab riguarda il rischio di reazioni correlate all’infusione, con sintomi simili a quelli dell’influenza, nausea, vomito e variazioni della pressione sanguigna.

Costo del farmaco
Eisai ha dichiarato che il prezzo di listino di Leqembi sarà di 26.500 dollari all’anno. Il prezzo è leggermente inferiore a quello di Aduhelm, ma superiore a quello raccomandato da alcuni analisti.
“Sulla base dei risultati della nostra bozza, questo prezzo non soddisferebbe le soglie tipiche di costo-efficacia”, ha dichiarato il dottor David Rind, responsabile medico dell’Institute for Clinical and Economic Review, un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che valuta il valore dei farmaci. In un rapporto preliminare del mese scorso, l’istituto ha affermato che per essere economicamente vantaggioso per i pazienti, il prezzo avrebbe dovuto essere fissato tra gli 8.500 e i 20.600 dollari all’anno.

Concorrenti in arrivo
Anche Leqembi potrebbe presto affrontare la concorrenza. Un altro farmaco anti-amiloide per l’Alzheimer, il donanemab di Eli Lilly, è attualmente all’esame della Fda e potrebbe ottenere un’approvazione accelerata entro febbraio. La sua richiesta si è basata sui risultati promettenti di uno studio di fase intermedia, ma in aprile Lilly si aspetta di avere i risultati di uno studio su circa 1.800 persone.

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