Imprese in allarme per superbonus e blocco dei crediti di imposta


La Cna lancia l’allarme: ci sono 40 mila imprese che rischiano l’immediata chiusura dopo le decisioni sul superbonus e il blocco della cessione dei crediti di imposta

Superbonus 110%, al Sud più di 1 famiglia su 2 ha intenzione di usarlo. I meno interessati sono risultati essere i residenti nel Nord-Ovest (45,1%)

Blocco dello sconto in fattura e di tutte le cessioni di crediti d’imposta per tutte le tipologie di bonus edilizi (tra cui il superbonus): lo ha deciso il Governo nel Consiglio dei ministri di ieri sera (il provvedimento entra in vigore da oggi), con cui ancora una volta sul fronte dell’edilizia cambia tutto da un giorno all’altro in modo repentino e non previsto, lasciando spiazzate le associazioni di categoria e tutto il mondo imprenditoriale. E ora monta la rabbia delle imprese. “Con il decreto legge firmato ieri sera il rischio tracollo per le imprese è più concreto che mai. Una scelta gravissima, quella del Governo, che contraddice etica e buonsenso e che va a colpire un bene primario per tutti i cittadini: la casa è la cornice di ciò che chiamiamo famiglia, il luogo delle relazioni, della nostra identità e dei nostri diritti”. Sono parole di Cna Emilia-Romagna in estremo allarme per le decisioni uscite ieri dal Consiglio dei ministri. L’effetto, infatti, è che “40.000 aziende rischiano la chiusura nonostante abbiano rispettato la legge“, come ha detto il presidente nazionale di Cna Dario Costantini.

“TRE CASE SU 4 DOVRANNO ESSERE RISTRUTTURATE NEI PROSSIMI 10 ANNI”

Spiega la Cna che è stato commesso “un errore che compromette la promessa alle nuove generazioni sul loro futuro e su quello del pianeta– continua Fabio Bezzi, segretario di Cna Emilia-Romagna- agevolare tutti i cittadini, indipendentemente dal proprio reddito, a cogliere l’occasione dei bonus edilizi è stata la migliore scelta green che il nostro Paese potesse compiere: il settore edile è, infatti, responsabile del 36% dei consumi energetici e del 39% delle emissioni di CO2”. Solo otto giorni fa, ricorda Cna, la commissione Industria, Ricerca e Energia dell’Europarlamento ha approvato la direttiva “Case Verdi” in base alla quale gli edifici residenziali devono avere una prestazione energetica minima di classe “E” entro il 2030 e di classe “D” entro il 2033. Secondo l’Enea gli edifici italiani in classi inferiori alla “D” che si dovranno adeguare sono il 76%. In tre case su quattro serviranno ristrutturazioni entro i prossimi 10 anni. “È facile intendere quanto confusa e poco lungimirante è stata la scelta del Governo”.

DAL GOVERNO UNA “DECISIONE IMPROVVISA E IMPREVISTA”

Le associazioni di categoria sono state convocate per lunedì a Palazzo Chigi. E c’è molta attesa per questo incontro. “Questa improvvisa e imprevista mossa del Governo ha lasciato incredulità sul modo in cui è stata presa questa decisione e preoccupazione per la tenuta del nostro sistema economico”, dicono da Cna Emilia-Romagna. Nette del resto le parole del oresidente nazionale di Cna Dario Costantini: “Quello che sta avvenendo in questi minuti è talmente grave che non l’avrei immaginato nemmeno nel mio peggiore incubo“.

LA RABBIA DI CNA: “FACCIANO MARCIA INDIETRO”

L’unica possibile via di uscita da parte del Governo “è una totale retromarcia- aggiunge il presidente di Cna Emilia-Romagna Paolo Cavini- per poi sederci ad un tavolo per studiare insieme eventuali azioni correttive. L’auspicio è che nel confronto del prossimo lunedì il buonsenso possa tornare a guidare le scelte. Una cosa è certa: sulla tutela delle imprese e delle famiglie la nostra confederazione non farà sconti a nessuno”.