Infezione da pneumococco: strategia vaccinale sequenziale è vincente


Infezione da pneumococco: SIMIT illustra l’efficacia della strategia vaccinale sequenziale alla luce dell’introduzione del vaccino aggiornato

I pazienti che hanno sospeso il metotressato dopo aver ricevuto una dose booster di vaccino contro il Covid hanno sperimentato una buona risposta vaccinale

La recente disponibilità della vaccinazione anti-pneumococcica 15-valente ha fornito alla sanità pubblica un’arma in più per proteggere i soggetti fragili da un’infezione che può causare complicanze polmonari e, nei casi più gravi, portare al decesso. Al XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) si è parlato dell’efficacia della strategia vaccinale sequenziale alla luce dell’introduzione del vaccino aggiornato.

L’infezione da Streptococcus pneumonie o pneumococco è un’infezione molto comune che, nelle manifestazioni più gravi, può portare a polmonite ma soprattutto a un’infezione disseminata sistemica, che spesso comporta il quadro di una meningite oppure di una sepsi, manifestazioni che hanno un tasso di letalità, soprattutto in soggetti fortemente defedati, che può arrivare al 50%.

La vaccinazione riguarda i soggetti con più di 65 anni di età e tutti coloro che sono a maggior rischio di acquisire l’infezione, ma soprattutto quelli che rischiano un’evoluzione di malattia più grave, come i pazienti immunodepressi, oncologici o che soffrono di malattie croniche debilitanti. A questi si aggiungono alcune categorie particolari, come le persone che possono avere alcune alterazioni a livello del sistema nervoso centrale che le espone al rischio di meningite pneumococcica.

«Quindi un ventaglio molto ampio di persone a rischio che devono essere vaccinate, ma che purtroppo in Italia in questo momento lo sono solo raramente» ha osservato il prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della SIMIT e Direttore della UOC di Malattie infettive e Day Hospital, Dipartimento di Medicina, Policlinico Tor Vergata di Roma. «La vaccinazione anti-pneumococcica è inoltre prevista nel piano nazionale delle vaccinazioni come fortemente consigliata per i bambini più piccoli, che sono particolarmente a rischio, nei quali i tassi di vaccinazione sono molto più alti rispetto a quelli dell’adulto».

Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) per il periodo 2017-2019 si proponeva di aumentare via via la copertura vaccinale degli anziani fino a raggiungere un ambizioso traguardo del 75% nel 2019, ampiamente disatteso. I dati italiani, basati peraltro su scarse casistiche, attestano infatti una copertura di circa il 15% nell’adulto mentre, a titolo di esempio, negli Stai Uniti il tasso di vaccinazione negli over-65 è stabile nel tempo e intorno al 67%.

Per la profilassi sono disponibili vaccini coniugati, che in termini di stimolazione immunitaria hanno una maggiore capacità di imprinting, e un vaccino polisaccaridico che è molto più efficace come ulteriore richiamo. Quindi, all’interno di una strategia sequenziale di vaccinazioni anti-pneumococciche, il coniugato tende a essere somministrato per primo e il polisaccaridico in una fase successiva.

Immunogenicità e sicurezza del vaccino 15-valente 
«Il vaccino pneumococcico coniugato 15-valente aumenta la capacità del nostro organismo di rispondere anche ad alcuni sottotipi di pneumococco che fino a oggi non erano coperti dalla vaccinazione e si è dimostrato altrettanto efficace sotto l’aspetto immunogeno rispetto al 13-valente che abbiamo utilizzato fino a ora» ha spiegato Andreoni. «Quindi è un ulteriore passo avanti contro una malattia che ci preoccupa e che ha causato il decesso di diverse migliaia di persone, per migliorare la difesa dei soggetti più fragili e di quelli immunodepressi».

Nell’ampio programma di fase III a supporto del recente vaccino 15-valente (PCV15), superamento del precedente 13-valente (PCV13), lo studio 019 ha confrontato l’immunogenicità e la sicurezza delle due versioni in soggetti adulti con più di 50 anni di età 30 giorni dopo la vaccinazione. PCV15 si è dimostrato non inferiore in termini di immunogenicità nei confronti dei sierotipi comuni ai due vaccini e significativamente superiore sui 2 sierotipi aggiuntivi (22F e 33F).

Il trial 017 ha riguardato il sequenziamento vaccinale su soggetti adulti da 18 a 49 anni inizialmente vaccinati con PCV13 o PCV15 e, dopo 6 mesi, sottoposti a un booster con vaccino polisaccaridico 23-valente (PPSV23), con funzione sia di richiamo della memoria immunitaria vaccinale sia di ampliamento della copertura su più sierotipi. Tanto dopo 30 giorni dalla prima dose quanto dopo 7 mesi (30 giorni dopo il richiamo) l’immunogenicità è risultata valida per tutti i sierotipi coperti dai vaccini, senza differenze tra chi aveva iniziato con uno o l’altro vaccino.

Lo studio 018 ha coinvolto pazienti adulti con HIV vaccinati inizialmente con PCV13 o PCV15 seguiti da un richiamo booster più precoce con PPSV23 8 settimane dopo la prima vaccinazione, quindi con approccio sequenziale su pazienti immunodepressi (50% di soggetti con meno di 500 linfociti CD4). Anche in questa popolazione la strategia ha consentito di ottenere una buona risposta immunitaria globale, anche se inferiore a quella osservata abitualmente nei soggetti sani, indifferentemente dal vaccino iniziale ricevuto.

Il trial 016 con somministrazione del booster PPSV23 12 mesi dopo la prima vaccinazione (PCV13 o PCV15) in soggetti adulti sani over-50 ha confermato l’efficacia della strategia sequenziale anche con un maggiore intervallo tra vaccinazione iniziale e richiamo.

Referenze

Andreoni M. Cosa sappiamo della vaccinazione anti-pneumococcica? XXI Congresso nazionale SIMIT. 20-23 novembre 2022. Roma.