Costi della giustizia troppo alti: migliaia di italiani rinunciano a difendersi


Sono 1,5 milioni i cittadini che, nell’ultimo triennio, hanno rinunciato ad intentare una causa in tribunale per i costi eccessivi della giustizia

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Per il 70% degli italiani i costi della giustizia sono eccessivi ed impediscono l’esercizio dei propri diritti, e in base alle ultime stime sono 1,5 milioni i cittadini che, nell’ultimo triennio, hanno rinunciato ad intentare una causa in tribunale, non potendo affrontare le relative spese di giudizio. Lo afferma il Codacons, che ha portato i dati al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso di un recente incontro durante il quale l’associazione ha chiesto un intervento del Governo sul tema.

Il costo proibitivo della giustizia è una delle principali criticità che limitano i diritti dei cittadini – spiega il Codacons – Anche quando gli utenti si affidano ad onlus ed enti di tutela,  si va incontro a spese ingiuste come quella rappresentata dal Contributo Unificato, con gli uffici delle diverse Autorità Giudiziarie che continuano ad interpretare la normativa vigente nel senso di non riconoscere il diritto all’esenzione dal pagamento del contributo unificato in relazione ai ricorsi presentanti dalle ONLUS. Altra voce che incide sul fronte del ricorso alla giustizia è quella della condanna alle spese per le associazioni con fini sociali che intervengono nei processi. E’ del tutto irragionevole che l’attività di un ente con finalità sociali che si inserisce in un processo in quanto parte lesa, sia valorizzata in sentenza, e poi lo stesso ente sia condannato a pagare le spese di lite, perché tale prassi porta inevitabilmente ad una riduzione degli interventi nei processi penali e civili da parte di chi ne avrebbe il diritto.

A titolo esemplificativo, il Codacons ha portato all’attenzione del Ministro Nordio il caso di un gruppo di medici, all’epoca specializzandi, che si è visto condannare dalla Corte di Appello di Roma alla stratosferica somma di 230mila euro a titolo di spese di lite. In particolare tale sentenza, pur riconoscendo che lo Stato italiano all’epoca della frequenza dei rispettivi corsi di specializzazione aveva violato il diritto dei medici ad una adeguata remunerazione, come imponevano le apposite direttive comunitarie in materia, ha ritenuto prescritti tali diritti. Così dopo lo sfruttamento all’epoca subito da tali medici nelle corsie degli ospedali, dove hanno lavorato senza essere remunerati, è arrivata pure la beffa con questa clamorosa condanna alle spese di causa.