Tumori: il linfedema colpisce fino al 67% dei pazienti


Per i pazienti oncologici a rischio di linfedema secondario degli arti un progetto sull’attività fisica progressiva integrata con la pratica del canottaggio

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Parte il primo progetto di ricerca sugli “effetti di un programma di attività fisica progressiva integrata con la pratica del canottaggio in pazienti oncologici a rischio di linfedema secondario degli arti”. È promosso da IDI (Istituto Dermopatico dell’Immacolata-IRCCS), Fondazione Luigi Maria Monti, con il patrocinio della Federazione Italiana Canottaggio e che vede Fondazione IncontraDonna fra i partner scientifici.
75 pazienti colpiti da tumore verranno monitorati per 4 anni per valutare se il canottaggio possa svolgere un ruolo attivo nella prevenzione e gestione del linfedema, una complicanza dell’intervento di chirurgia oncologica caratterizzata da edema e che interessa prevalentemente gli arti superiori e inferiori. Quando questa patologia non è adeguatamente e tempestivamente trattata, può avere diversi effetti sia a livello fisico che psicologico con aumento dei livelli di ansia e depressione, alterazione dell’immagine corporea, diminuzione dell’autostima e quindi riduzione della qualità di vita di pazienti e caregiver.
“Si tratta di un problema clinico rilevante – ha spiegato il prof. Paolo Marchetti Direttore Scientifico IDI IRCCS-Roma nel corso della conferenza stampa di lancio del progetto di ricerca svoltasi proprio all’Istituto Istituto Dermopatico dell’Immacolata – Colpisce, purtroppo, migliaia di persone ed è una conseguenza dei trattamenti contro il tumore del seno, della prostata, del melanoma ecc., si affronta con terapie locali, ma è ormai noto come l’attività fisica continuativa possa esercitare un ruolo protettivo: con questo studio vogliamo certificare questa opportunità, a tutto vantaggio dei pazienti”.
“Con questo progetto di ricerca, ritengo che si stia facendo un deciso passo in avanti sulla valutazione se il canottaggio possa svolgere un ruolo attivo nella prevenzione e gestione del linfedema – ha sottolineato nel suo intervento il Presidente della Federazione Italiana Canottaggio Giuseppe Abbagnale, che ha aggiunto – la struttura federale che dirigo da anni opera in favore dell’inclusione anche attraverso l’appoggio a progetti che riguardano la salute pubblica e specificatamente su quelli che si occupano di persone affette da patologie oncologiche. Questi i motivi che, per responsabilità sociale, ci inducono ad affiancare con determinazione lo sviluppo di questo progetto di ricerca che, ne sono convinto, contribuirà a migliorare la qualità della vita di quanti si avvicineranno al canottaggio, in particolare, e allo sport, in genere”.
Si stima che nel nostro Paese circa il 20% delle donne trattate per il tumore della mammella possa sviluppare linfedema, una percentuale che aumenta al 40% nei pazienti lungo sopravviventi con tumori ginecologici e della prostata, e al 67% di quelli sottoposti ad asportazione dei linfonodi inguinali come per il trattamento del melanoma cutaneo.
“Questo progetto risponde pienamente alle raccomandazioni Asco 2022 in riferimento al ruolo significativo dell’esercizio fisico durante il trattamento attivo in pazienti oncologici – ha sottolineato la prof.ssa Adriana Bonifacino, membro del Cda di Sport e Salute e Presidente della Fondazione IncontraDonna – i risultati che ne deriveranno contribuiranno ad arricchire l’esistente letteratura scientifica e a promuovere l’integrazione dello sport nei percorsi terapeutici oncologici interdisciplinari”.