Medicina di genere: le differenze sono un valore aggiunto


Uomini e donne rispondono in maniera diversa alla stessa malattia: al Festival della Salute focus sui nuovi approcci della medicina di genere

medicina di genere

Uomini e donne rispondono in maniera diversa alla stessa malattia, non sempre i sintomi sono gli stessi e le cure non danno uguali risultati. Lo sostiene la Medicina di genere, riconosciuta dall’OMS nel 2001. L’impostazione androcentrica che ha avuto la scienza medica da sempre, si trova a dover reimpostare gli stereotipi studiati finora che sono basati solo sul genere maschile e poco si considerano le differenze con l’altro sesso. La prima a sensibilizzare sull’argomento fu nel 1991 Bernardine Healy cardiologa statunitense che in una pubblicazione evidenziava le differenze nella gestione dell’infarto nei due generi. Negli anni successivi si affermò la Medicina di genere con l’obiettivo di comprendere come le differenze legate al genere agiscano sull’insorgenza e il decorso di molte malattie, nonché sulla salute in generale e sugli esiti delle terapie.

Serenella Civitelli è la coordinatrice del Centro salute e medicina di genere dell’azienda ospedaliera universitaria senese e nell’ambito del Festival della Salute, tenutosi nelle settimane scorse, ha spiegato quanto sia importante studiare i vari fattori che caratterizzano il paziente.

“Non si deve considerare la medicina di genere come quella della donna ma piuttosto come la medicina delle differenze perché ci siamo accorti che se basiamo tutti i nostri studi solo sul classico modello del maschio di 70 chili bianco, non abbiamo un quadro corretto e non facciamo il bene del paziente sia uomo che donna. Finora si è considerato solo il diverso tasso ormonale tra i due generi ma la questione non riguarda solo le differenze biologiche. Sappiamo bene che i determinanti della salute dipendono anche dagli effetti socio economici e ambientali, quindi come medicina di genere ci poniamo di valutare tutti questi aspetti, compresi anche l’accesso alle cure e i diversi bisogni”.

La scienza medica e farmaceutica ha, dunque, sviluppato terapie e cure sul modello maschile, ma si è visto che la risposta non è sempre positiva per le donne.

“Il farmaco è come una droga e sappiamo che il fisico femminile ha una reazione diversa rispetto a quello maschile a determinate sostanze, per esempio un prodotto americano specifica delle linee guida per i due sessi perché è risultato che gli effetti sono diversi tra uomo e donna. Spesso però non sono studiati gli effetti sulle donne, come si dice in gergo manca l’arruolamento nelle fasi di studio del farmaco e anche nelle fasi precliniche per la sperimentazione è sempre usato l’animale maschio o la cellula maschile”.

L’importanza di studiare le differenze è fondamentale per avere cure adeguate, così come è bene sfatare la credenza che certe malattie sono solo femminili o maschili.
“Facciamo un esempio: Quando si parla di tumore alla mammella si pensa che sia solo delle donne invece colpisce anche gli uomini e per loro non ci sono terapie specifiche. Oppure l’osteoporosi che colpisce il maschio se provoca una frattura al bacino, come accade frequentemente, è più alta l’incidenza mortale. Sfatiamo certe credenze, non ci sono tumori sesso specifici, per le donne i Media parlano solo di cancro all’utero e ovarico che in realtà sono rari mentre sono più frequenti quelli del colon e del polmone”.