Epatite Delta: SIMIT e AISF presentano documento congiunto


Gestione Epatite Delta: la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato hanno presentato un documento comune

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L’Epatite Delta è un’epatite virale particolarmente temibile per la sua rapida progressione, le diagnosi tardive e la penuria degli strumenti terapeutici disponibili al momento. Le società scientifiche SIMIT Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e AISF, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato hanno presentato durante la XXI edizione del congresso SIMIT un Documento di indirizzo per la gestione dell’infezione da Epatite Delta in vista anche della imminente approvazione del primo farmaco specifico.

“Questo documento si articola attraverso alcuni punti chiave: le indicazioni necessarie per favorire la diagnosi dell’epatite delta, la stratificazione della severità della malattia attraverso metodi non invasivi e il trattamento” spiega il Prof. Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT.

“AISF e SIMIT hanno realizzato un documento per la gestione dei  pazienti affetti da Epatite Delta – ha spiegato il Prof. Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT – Questo documento si articola attraverso alcuni punti chiave: vi sono indicazioni necessarie per favorire la diagnosi dell’epatite delta, identificando i test raccomandati; affronta la stratificazione della severità della malattia attraverso metodi non invasivi; infine spiega come trattare il malato. Il lavoro ha anche un risvolto politico-amministrativo raccomandando che i pazienti affetti da Epatite Delta siano seguiti da centri epatologici altamente specializzati, quali quelli ad oggi identificati per il trattamento dell’epatite C, e in stretto contatto con centri di trapianto di fegato nel caso in cui la progressione della malattia debba portare a questa strategia”.

L’Epatite Delta si manifesta solo nelle persone affette da Epatite B, ma è particolarmente virulenta e si caratterizza per il grande sommerso che si fatica a far emergere: meno di un paziente su due con HBV è testato per la Delta. Anche nei centri epatologici spesso c’è poca formazione per una malattia per la quale sono sufficienti semplici esami del sangue per diagnosticarla. Si stima che nel mondo ci siano 10-20 milioni di soggetti infetti e che circa il 10% di tutti coloro con Epatite B hanno anche quella Delta. In Italia si stima che ci siano circa 15mila persone affette da HDV.

“L’idea alla base di questo lavoro congiunto è quella di costruire un punto di riferimento che si aggiorni continuamente, attraverso le novità della ricerca e con le innovazioni nelle molecole disponibili – sottolinea il Prof. Alessio Aghemo, Segretario AISF – L’Epatite Delta, infatti, non solo è la forma più grave di epatite virale esistente, con capacità di provocare cirrosi ed epatocarcinoma con tassi molto più elevati rispetto alle altre epatiti, ma è soprattutto una patologia contro cui gli strumenti terapeutici sono limitati. A breve verrà introdotto in Italia,  rimborsato da AIFA, un nuovo farmaco, bulevirtide, che permetterà di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti con epatite delta, permettendo di trattare anche senza interferone pazienti che prima non potevano ricevere alcuna terapia. Per ora è possibile solo un accesso compassionevole; ci aspettiamo approvazione e rimborsabilità nei primi mesi del 2023 per poter intervenire quanto prima sui pazienti affetti da HDV”.