Tumore al seno metastatico: tucatinib rimborsato in Italia


Tumore al seno: Aifa ha dato il via libera alla rimborsabilità di tucatinib, un farmaco a bersaglio molecolare inibitore delle tirosin chinasi altamente selettivo per HER2

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L’agenzia regolatoria ha dato il via libera alla rimborsabilità di tucatinib, un farmaco a bersaglio molecolare inibitore delle tirosin chinasi altamente selettivo per HER2. Il 51% delle pazienti con malattia HER2 positiva è vivo a 2 anni, un importante beneficio che si aggiunge a quelli ottenuti con le prime due linee di trattamento.

L’Aifa ha approvato la rimborsabilità tucatinib, in combinazione con l’anticorpo monoclonale trastuzumab e la chemioterapia con capecitabina per le pazienti con tumore del seno metastatico che sovraesprimono la proteina HER2 (HER2+). La combinazione con tucatinib riduce il rischio di decesso del 34%, migliora la sopravvivenza globale e, a due anni, il 51% delle pazienti è vivo rispetto al 40% di quelle trattate con trastuzumab e capecitabina.

La combinazione della nuova molecola con un anticorpo monoclonale e la chemioterapia è efficace anche in presenza di metastasi cerebrali, con il 48,5% delle pazienti in vita dopo 24 mesi. Si tratta di un importante passo in avanti nel prolungamento della sopravvivenza delle donne con tumore della mammella metastatico HER2+ che hanno già ricevuto due linee di trattamento.

A 2 anni la sopravvivenza globale mediana è stata di 24,7 mesi con il regime a base di tucatinib rispetto a 19,2 mesi del gruppo di controllo. Inoltre il 29% delle pazienti risulta libera da progressione di malattia rispetto al 14% del gruppo di controllo. Questi benefici si aggiungono a quelli già ottenuti con le prime due linee di trattamento.

Ogni anno in Italia si stimano quasi 55mila nuove diagnosi di tumore della mammella, il più frequente in tutta la popolazione. «Nel nostro Paese oltre 40mila donne vivono con una diagnosi di carcinoma mammario metastatico» ha affermato Lucia Del Mastro, Professore ordinario e Direttore Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Università di Genova. «Nella maggior parte dei casi il carcinoma mammario metastatico non è suscettibile di guarigione ma è una malattia che può essere tenuta sotto controllo per lunghi periodi. In particolare, le terapie mirate hanno cambiato la storia della malattia, determinando in molti casi una lunga aspettativa di vita, molto più elevata rispetto al passato. Resta però un forte bisogno clinico di armi ancora più efficaci per le pazienti con carcinoma della mammella metastatico HER2+, già trattate con le opzioni terapeutiche standard».

«Tucatinib si caratterizza per un meccanismo d’azione diverso rispetto alle altre terapie disponibili e mostra un notevole vantaggio, non solo nel controllo della malattia ma anche nella sopravvivenza» ha aggiunto. «E, ancora più importante, mostra un’attività significativa e clinicamente rilevante nelle pazienti con metastasi encefaliche sia stabili che attive. La molecola ha inoltre un’elevata tollerabilità, un aspetto fondamentale nella gestione della malattia metastatica per garantire alle pazienti una buona qualità di vita».

«Il 15-20% dei casi di carcinoma della mammella presenta iperespressione della proteina HER2, il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano» ha spiegato Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli. «Storicamente questo tipo di neoplasia tende a ripresentarsi e a essere più aggressivo. Inoltre, fino al 50% delle pazienti HER2+ sviluppa metastasi cerebrali. Tucatinib, un inibitore tirosin chinasico di nuova generazione, è in grado di bloccare la replicazione delle cellule tumorali in modo molto efficace. Ha permesso di ridurre il rischio di decesso del 34% in tutta la popolazione studiata e del 52% nelle pazienti con metastasi cerebrali».

Lo studio HER2CLIMB, pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha portato all’approvazione della molecola in Europa a febbraio 2021, ha valutato l’aggiunta di tucatinib a trastuzumab e alla chemioterapia in 612 pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2+ con e senza metastasi cerebrali, già trattate in precedenza.

«HER2CLIMB è la prima sperimentazione clinica prospettica ad aver arruolato, con un’analisi prepianificata, il 48% di pazienti con metastasi cerebrali, tra cui quelle attive, le più difficili da curare» ha sottolineato Giuseppe Curigliano, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «La molecola è sufficientemente piccola da attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello, bloccando direttamente lo stimolo di proliferazione della proteina HER2. A 24 mesi, tucatinib ha dimostrato una sopravvivenza globale quasi raddoppiata nelle pazienti con metastasi cerebrali (48,5%) rispetto al braccio di confronto (25,1%)».

«Le pazienti con malattia metastatica devono essere prese in carico da un team multidisciplinare, cioè dai centri di senologia, in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo» ha continuato. «Nell’ottica di avviare un percorso di convivenza con una malattia cronica come il tumore mammario metastatico, è fondamentale valorizzare il punto di vista della paziente per disegnare in maniera sartoriale l’iter di cura. Infatti, gli studi clinici stanno sempre più includendo tra i loro obiettivi la valutazione della qualità di vita e degli esiti del trattamento riferiti dal paziente, per mezzo di strumenti validati».

«Negli ultimi 20 anni – ha aggiunto il Prof. De Laurentiis – grazie all’individuazione dei diversi sottotipi di tumore mammario e alla comprensione dell’eterogeneità biologica della malattia, si è assistito a una straordinaria evoluzione delle terapie, sempre più mirate contro specifici bersagli e quindi sempre meno gravate da tossicità invalidanti. In Italia, l’88% delle pazienti colpite dal carcinoma mammario è vivo a 5 anni ed è potenzialmente guarito».

«Resta però una percentuale di pazienti, pari al 7%, in cui la malattia si presenta metastatica già alla diagnosi» ha concluso la Prof.ssa Del Mastro. «Il tumore della mammella, inoltre, può ripresentarsi sotto forma di metastasi anche dopo molti anni dall’intervento chirurgico e dalla fine delle terapie postoperatorie. Si stima che circa il 20% delle donne con carcinoma inizialmente non metastatico sviluppi metastasi nei 5 anni successivi alla diagnosi. La ricerca rende disponibili trattamenti sempre più efficaci per queste pazienti, come tucatinib, che consentono di vivere più a lungo».

Informazioni su tucatinib
Tucatinib è un farmaco orale, inibitore della tirosin-chinasi della proteina HER2. In vitro ha inibito la fosforilazione di HER2 e HER3, con conseguente inibizione della trasduzione del segnale di MAPK e AKT e della proliferazione cellulare e ha mostrato attività antitumorale nelle cellule cancerose che esprimono HER2. In vivo ha inibito la crescita dei tumori che esprimono HER2. La combinazione di tucatinib e dell’anticorpo anti-HER2 trastuzumab ha mostrato una maggiore attività antitumorale in vitro e in vivo rispetto a entrambi i farmaci in monoterapia.

Tucatinib in combinazione con trastuzumab e capecitabina è stato approvato dalla Fda statunitense nell’aprile 2020 per pazienti adulte con carcinoma mammario HER2-positivo avanzato non resecabile o metastatico, comprese quelle con metastasi cerebrali, che hanno ricevuto uno o più precedenti trattamenti anti HER2 nel setting metastatico.

Nel febbraio 2021, l’Ema e l’Agenzia di regolamentazione dei prodotti sanitari (MHRA) del Regno Unito hanno approvato tucatinib in combinazione con trastuzumab e capecitabina per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma mammario HER2-positivo localmente avanzato o metastatico che hanno ricevuto almeno due precedenti regimi di trattamento anti-HER2. Tucatinib è approvato anche in Canada, Svizzera, Singapore e Australia.