Schizofrenia: per i pazienti fumatori le e-cig possibile soluzione


Nuove frontiere nell’assistenza a persone affette da schizofrenia: il fumo per loro ha effetti devastanti ma le elettroniche possono essere una soluzione

Le persone che usano sigarette a tabacco combustibile o sigarette elettroniche (e-cig) hanno lo stesso rischio di malattie cardiovascolari dei fumatori tradizionali

Per tutti i fumatori smettere di fumare è un percorso duro e difficile ma per i pazienti affetti da schizofrenia “fumare” è a volte un “bisogno vitale” come “una fame continua e costante di sigarette” che difficilmente può essere saziata completamente. Pensiero disorganizzato, percezione della realtà distorta, incapacità a manifestare le proprie emozioni e alterazione comportamentale, sono solo alcuni dei sintomi della schizofrenia. Per i pazienti affetti da questo disturbo, e soprattutto per quelli in cura nelle strutture specializzate, la sigaretta acquisisce un valore imprescindibile: fumare scandisce la quotidianità, è il mezzo attraverso il quale è possibile manifestare una maggiore vicinanza nei confronti del gruppo sociale ma anche e soprattutto per raggiungere uno stato di calma e di concentrazione.

Secondo il prof. Pasquale Caponnetto, docente di Psicologia clinica del DISFOR dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dello stesso ateneo: “L’alto consumo di sigarette ha effetti devastanti sulla salute di questi pazienti, molto spesso non in grado di comprendere pienamente quanto il consumo elevato incida sulla loro salute. Una popolazione a rischio, spesso lasciata ai margini della società e affidata alle mani di operatori sanitari e medici di specifiche comunità terapeutiche, che hanno l’importante compito di affiancare i pazienti non solo nei percorsi terapeutici, ma di indirizzarli anche nelle loro scelte di vita e di salute, cercando di fare breccia in un mondo estremamente frequentemente solitario e alienante. Aiutare questi pazienti a smettere o almeno a ridurre il consumo di sigarette è di vitale importanza per loro”.

Qual è dunque la percezione dei professionisti del settore sanitario nei confronti del fumo e quali sono le soluzioni efficaci che potrebbero aiutarli con i pazienti affetti da disturbi dello spettro della schizofrenia?

All’interno di setting psicoriabilitativi, i ricercatori del CoEHAR hanno condotto una ricerca qualitativa pubblicata sulla rivista internazionale Healthcare dal titolo “Smoking addiction in patients with Schizophrenia Spectrum Disorders and its perception and intervention in Healthcare Personnel assigned to psycho-rehabilitation programs: A Qualitative Research”.

E’ stato possibile comprendere l’interazione tra fumo di sigaretta e comportamento dei pazienti e le ripercussioni in termini di qualità di vita. Inoltre, è stato somministrato anche un questionario sull’utilità delle sigarette elettroniche come sostituto delle sigarette convenzionali.

Tutti i partecipanti hanno confermato l’impatto dannoso del fumo e le sue implicazioni negative, quali dita ingiallite e odore persistente e sgradevole su vestiti e nelle stanze, senza considerare effetti secondari particolarmente spiacevoli, come i mozziconi spesso causa di bruciature su vestiti, lenzuola, tende e divani.

E’ emerso inoltre come i pazienti abbiano poca resistenza fisica, siano molto stanchi durante la giornata e riportino fastidi collegati al fumo, come nausee e mal di testa.

Ma il dato più significativo riguarda la percezione dei pazienti sull’accendersi una sigaretta: purtroppo, non vi è una piena comprensione della quantità di sigarette fumate e dei danni che queste causano al fisico, aumentando esponenzialmente le chance di sviluppare patologie gravi, quali tumori e condizioni respiratorie debilitanti. 

Sebbene dalle interviste non sia emersa alcuna correlazione tra il fumo e un peggioramento dei sintomi della schizofrenia, si è rilevato che molti pazienti dimostrano alti livelli di dipendenza, maggiori rispetto ai tassi di diffusione nella popolazione generale. 

Sorprendentemente, nonostante nel nostro paese manchi una regolamentazione specifica nei confronti delle e-cig all’interno di percossi di cessazione o di percorsi terapeutici, tra gli operatori sanitari intervistati il giudizio rimane generalmente positivo: le sigarette elettroniche sono un ottimo sostituto del fumo tradizionale, non producendo cattivi odori, riducendo i problemi legati alla resistenza e non comportando fastidiosi effetti secondari, come bruciature di vestiti e lenzuola.

Aiutare queste persone a smettere o ridurre di fumare è un processo complesso e difficoltoso ma le nuove tecnologie possono cambiare la loro vita – afferma il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – alcune delle strategie riportate dagli intervistati si concentrano sull’aiutare i pazienti a focalizzarsi su altro, attraverso momenti ricreativi o attività come dipingere o camminare, che aiutano a distrarsi”.

Secondo il prof. Pasquale Caponnetto primo autore dello studio, professore di Psicologia clinica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania e membro del CoEHAR: “Per le persone non motivate a smettere, l’uso di prodotti a basso rischio, come ad esempio sigarette elettroniche, associato a supporto psicologico basato sul colloquio motivazionale, può rappresentare una nuova frontiera nel promuovere health empowerment in questa popolazione. Nonostante permangano le perplessità in merito agli effetti prolungati dell’utilizzo dell’elettronica, gli intervistati ritengono che siano sicuramente meno dannose delle sigarette convenzionali e che siano validi sostituti a basso rischio per la salute”.