Dolore da chirurgia ginecologica: modello indica giusta dose di oppioidi


Dopo un intervento chirurgico ginecologico, un insieme di sette fattori è in grado di prevedere il numero corretto di dosi di oppioidi necessarie per gestire il dolore

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Dopo un intervento chirurgico ginecologico per indicazioni benigne e maligne, un insieme di sette fattori per prevedere il numero corretto di dosi di oppioidi necessarie per gestire il dolore dopo la dimissione sembra costituire un modello efficace, secondo quanto rilevato da una nuova ricerca pubblicata sulla rivista JAMA Network Open.

Lo studio ha concluso che l’età, il livello di istruzione, l’abitudine al fumo, l’uso di antidolorifici, l’ansia relativa all’intervento chirurgico, la durata dell’intervento e la somministrazione preoperatoria di pregabalin sono fortemente correlati con l’effettiva assunzione di oppioidi nel post-operatorio.

«Numerosi studi hanno dimostrato un’ampia prescrizione di oppioidi, in particolare dopo le procedure chirurgiche» ha scritto l’autore principale Isabel Rodriguez, che allora lavorava presso il Duke University Medical Center a Durham, in North Carolina. «Stavamo ricevendo questo feedback anche nella nostra unità di ostetricia e ginecologia. Sapevamo di dover ridurre le prescrizioni di oppioidi, ma non come farlo in modo sicuro e incentrato sul paziente».

Prescrizioni più adeguate di oppioidi grazie al nuovo modello
Lo studio prognostico è stato completato da un totale di 382 pazienti adulte sottoposte a varie procedure ginecologiche aperte e minimamente invasive presso il centro medico, che sono state incluse nell’analisi.

Il gruppo iniziale di 216 donne (età media 54 anni) è stato sottoposto a intervento chirurgico tra febbraio 2018 e marzo 2019, per il quale sono stati considerati 39 fattori potenziali predittori dell’uso di oppioidi durante lo sviluppo del modello (coorte 1).

I modelli più adatti sono stati successivamente validati internamente in un gruppo reclutato separatamente di 166 pazienti (età media di 58) anni sottoposte a intervento chirurgico tra maggio 2019 e febbraio 2020, per le quali il modello finale era limitato a sette predittori.

Nel complesso sono stati prescritti oppioidi al 98% delle pazienti della coorte 1 rispetto al 92% della coorte 2. Il numero medio di dosi di oppioidi prescritte nella coorte 1 era 19 e 13 nella coorte 2, ma il numero medio di dosi effettivamente assunte dalle pazienti era rispettivamente di 8 e 6, confermando che in effetti si stava verificando un eccesso di dosi prescritte. Inoltre i ricercatori sono rimasti sorpresi dal fatto che una percentuale elevata delle pazienti nelle due corti, il 38%, non aveva assunto oppioidi dopo l’intervento.

«Il modello si adattava bene ai dati» ha affermato Rodriguez. «Ora lo stiamo implementando nella nostra popolazione di pazienti alla Duke University. Prevediamo che i sette predittori saranno estremamente accurati, quindi le pazienti verranno dimesse con il numero appropriato di dosi di oppioidi».

A quasi tutti le pazienti sono state prescritte compresse di ossicodone da 5 mg al momento della dimissione, pertanto il modello sembra essere più predittivo dell’uso per questo farmaco. La Duke University Division of Gynecologic Oncology ha implementato un processo in modo che i dati ricavati da un sondaggio sulle paziente durante la visita preoperatoria siano ora inclusi nella cartella clinica elettronica. Inoltre è stata realizzata un’App online che i medici possono utilizzare per collegare tutte le informazioni e ricevere i dati in tempo reale mentre dimettono un paziente.

Uno strumento utile per supportare le scelte del medico
Secondo Vanila Singh, professore associato clinico di anestesiologia, medicina perioperatoria e del dolore presso la Stanford University School of Medicine, in California, l’equilibrio tra fornire un adeguato sollievo dal dolore con gli oppioidi all’interno di un approccio multimodale e una riduzione dei rischi è vitale per garantire la sicurezza del paziente e ridurre l’abuso di oppioidi senza compromettere il recupero del sollievo dal dolore dopo l’intervento chirurgico.

«È importante continuare a testare i predittori individuati dallo studio e monitorare le coorti future per perfezionare ulteriormente e/o apprezzare i fattori che possono svolgere un ruolo nell’influenzare l’entità del sollievo dal dolore o la risposta agli oppioidi, tra cui il recente stato di salute e i problemi immunitari» ha commentato.

«Prevedere l’uso di oppioidi per un particolare intervento chirurgico può essere uno strumento clinico utile» ha aggiunto. «Ma deve essere utilizzato solo come guida e non come protocollo obbligatorio. La quantità necessaria di oppioidi dovrebbe essere lasciata alla discrezione del medico, tenendo conto di fattori come le comorbilità del paziente, la genetica, le differenze culturali nell’approccio al dolore, le esperienze chirurgiche passate e la disponibilità di trattamenti multimodali in altri centri medici»

Referenze

Rodriguez IV et al. Development and Validation of a Model for Opioid Prescribing Following Gynecological Surgery. JAMA Netw Open. 2022 Jul 1;5(7):e2222973.

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