Sigarette elettroniche: CoEHAR denuncia narrativa anti-vaping


Sigarette elettroniche: il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ed il prof. Konstantinos Farsalinos denunciano una diffusa narrativa anti-vaping

sigarette elettroniche

Una pletora di studi di scarsa qualità nel campo della scienza applicata alle sigarette elettroniche sta distorcendo la verità scientifica. Ciò è dovuto in parte al processo di revisione editoriale delle principali riviste scientifiche che spesso dà voce a interpretazioni errate e conclusioni fuorvianti. Nel loro commento A tale of flawed e-cigarette research undetected by defective peer review process” published in Internal and Emergency Medicinei due maggiori scienziati della riduzione del danno, il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, ed il prof. Konstantinos Farsalinos, dell’Università West Attica, denunciano il pericolo di un’escalation nella promozione e diffusione di una narrativa anti-vaping supportata da prove di bassa qualità.

I due scienziati spiegano che sempre più ricerche non tengono conto della rilevanza della tempistica dell’evento che è fondamentale per stabilire relazioni di causa ed effetto: ad esempio, studi trasversali che non includono informazioni sull’età in cui si è iniziato a fumare o a svapare non possono essere affidabili per trarre conclusioni sulle potenziali associazioni a malattie fumo correlate. Quel che è peggio, secondo gli autori, è che nessuno nelle redazioni di note riviste scientifiche sembra verificare questi dettagli.

Gli autori hanno considerato, come esempio, un lavoro di Parker (2020), che ha analizzato il Behavioral Risk factor Surveillance System (BRFSS) sul possibile “rischio di ictus” associato all’uso di e-cig: ha riferito che il passaggio dal fumo al vaping non conferisce benefici per l’ictus e che gli utenti di sigarette elettroniche che erano ex o attuali fumatori di sigarette convenzionali avevano probabilità di ictus significativamente più elevate. Il fatto è che all’interno del rapporto non erano disponibili informazioni sull’età di inizio del vaping o sull’insorgenza di ictus. Pertanto, nessuna inferenza causale può essere applicata tra i due eventi. E questo non è l’unico caso.

“Stiamo assistendo ad una proliferazione di narrativa anti-vaping guidata da scienza e ideologia di bassa qualità, ed è per questo che la posizione degli esperti rimane divisa ed incide sulle politiche pubbliche. Di questo stato di cose sono da ritenersi responsabili i direttori di importanti riviste scientifiche. È in gioco la credibilità dei ricercatori di sanità pubblica” – ha affermato Polosa.

Come simbolo di buona scienza, gli autori citano un documento di Rodu e Plurphanswat (2022) che hanno utilizzato il Population Assessment of Tobacco and Health Survey PATH e che contiene informazioni sull’età della diagnosi di una malattia specifica e sull’iniziazione al fumo o al vaping. Come affermato in questo studio, le malattie legate al fumo sono state diagnosticate solo raramente nelle persone che hanno svapato prima dell’età della diagnosi, mentre le stesse malattie sono state quasi sempre diagnosticate dopo l’età d’inizio del fumo. I casi di malattia che si sono verificati dopo la prima esposizione al fumo hanno rappresentato il 97% di tutti i casi di BPCO, il 96% di enfisema, il 98% di infarto del miocardio e il 93% di ictus. Inoltre, la maggior parte di queste malattie è stata diagnosticata negli intervistati che hanno iniziato a fumare prima dei 18 anni di età.

“Molti articoli pubblicati sulle autorevoli riviste scientifiche non analizzano e non considerano la precedente storia di fumo dei pazienti o qualsiasi informazione di inizio esposizione o diagnosi. Invece di fidarci del processo scientifico, stiamo basando le scelte di salute pubblica sul passaparola, sulla raccolta delle ciliegie e sulle esagerazioni” – ha aggiunto Farsalinos.

La diffusione di informazioni imprecise sui prodotti senza combustione da parte degli editori e, successivamente, dei media contribuisce allo scetticismo e all’incertezza del pubblico, in particolare tra i fumatori, che di conseguenza sono scoraggiati dall’adottare stili di vita a rischio ridotto.