Artrite reumatoide: livelli interferone prevedono recidive


Artrite reumatoide: secondo uno studio giapponese recentemente pubblicato su Scientific Reports, i livelli sierici di interferone beta sarebbero in grado di predire l’insorgenza precoce di recidive

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Stando ai risultati di un’analisi post-hoc di studio giapponese recentemente pubblicato su Scientific Reports, i livelli sierici di interferone beta sarebbero in grado di predire l’insorgenza precoce di recidive di malattia (entro sei mesi dall’interruzione del trattamento con farmaci biologici) nei pazienti che hanno raggiunto lo stato di remissione clinica.

Questa osservazione, secondo gli autori dello studio, potrebbe contribuire ad ottimizzare il processo decisionale terapeutico condiviso medico-paziente sul come e sul quando sospendere la terapia con questi farmaci.

Razionale e disegno dello studio
Una delle domande più importanti e frequenti nella cura dei pazienti reumatologici è la seguente:  i DMARDb possono essere sospesi dopo che i pazienti sono entrati in remissione, oppure, ci sono recidive successive di malattia dopo la sospensione dei DMARD? Inoltre, quanto è elevata la probabilità di andare incontro a recidive di malattia?

Dall’analisi delle curve di Kaplan-Meier ricavate da studi precedenti condotti dalla stessa o da altre equipe di ricerca, sembra emergere l’esistenza di due modalità di recidiva dell’AR: recidive precoci e recidive tardive.
La maggior parte delle recidive osservate rientrerebbero nella categoria delle cosiddette “recidive precoci” (a distanza di 5-6 mesi dalla la sospensione dei DMARDb), mentre il tasso di recidive dopo 12 mesi è molto basso.
Ipotizzando, come hanno voluto verificare gli autori di questo studio, l’esistenza della possibilità di poter distinguere tra recidive precoci e recidive tardive al fine di ottimizzare il trattamento non interrompendo la terapia nei pazienti nei pazienti a rischio di recidive precoci), gli autori di questa analisi post-hoc si sono proposti l’obiettivo di individuare dei biomarcatori in grado di discriminare le ricadute precoci da quelle tardive.

Nello studio originario condotto dalla stessa equipe di ricerca, erano state precedentemente individuate 5 citochine in grado di predire il rischio di recidive (senza differenziare tra recidive precoci e tardive), tramite prelievi ematici nel corso del tempo su 26 pazienti con AR che erano andati incontro a recidiva post-remissione a lungo termine della malattia dopo sospensione del trattamento con i biologici.

In breve, erano stati reclutati nello studio 40 pazienti con AR che avevano mantenuto lo stato di remissione clinica in conformità con un punteggio DAS28-CRP<2,3 per più di 12 mesi con un DMARDb (farmaco anti-TNF o inibitore di IL-6).

Dopo interruzione del trattamento con DMARDb, in costanza di trattamento con altri farmaci, erano stati effettuati prelievi periodici di sangue a cadenza mensile, insieme alla valutazione dell’attività di malattia.
Se il punteggio di attività di malattia di un pazienti diventava più elevato di quello indicativo di bassa attività di malattia  (DAS28-CRP ≥ 2.3), si assumeva che il paziente fosse andato incontro ad un episodio di recidiva di malattia, e lo studio finiva per quel pazienti. Se i pazienti, invece, mantenevano lo stato di remissione, allora erano seguiti per 24 mesi.

Nell’analisi post-hoc appena pubblicata, invece, è stato testato il potere predittivo di recidiva precoce o tardiva di ben 73 possibili biomarcatori.

Risultati principali
Dei 40 pazienti inclusi nello studio originario, 14 avevano raggiunto una remissione sostenuta di AR fino a 2 anni dalla sospensione del trattamento con biologici. I 26 pazienti rimanenti, invece, erano andati incontro a recidiva di malattia (13 a 6 mesi e 13 oltre 6 mesi dalla sospensione del trattamento con questi farmaci).

Dall’analisi dei 73 possibili biomarcatori individuati, è emerso che solo i livelli di interferone beta al tempo della sospensione del trattamento con biologici erano in grado di predire le recidive precoci (entro 5 mesi) di malattia nei pazienti classificati “a rischio recidiva” indifferenziata in base alle 5 citochine individuate nello studio originario.

Inoltre, è anche emerso che mentre un incremento della dose settimanale di MTX (farmaco di background) al basale correlava con le recidive tardive (p= 0,047), un innalzamento della dose giornaliera di prednisolone al basale correlava con le recidive precoci (p=0,037).

Riassumendo
“I risultati di questa analisi post-hoc suggeriscono che i pazienti che vanno incontro a recidive precoci di AR dopo sospensione del trattamento con farmaci biologici sono molto probabilmente differenti, dal punto di vista biochimico, da quelli che vanno incontro a recidive tardive o che non vanno proprio incontro a questi eventi – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro”.

“Tali risultati – aggiungono – ci inducono a raccomandare la continuazione del trattamento con biologici nei pazienti suscettibili, in base ai livelli sierici di interferone beta, di andare incontro a recidive precoci di malattia anche se sono remissione completa di AR”.

Bibliografia
Sakashita E et al. Serum level of IFNβ distinguishes early from late relapses after biologics withdrawal in rheumatoid arthritis. Sci Rep. 2022 Oct 3;12(1):16547. doi: 10.1038/s41598-022-21160-0. PMID: 36192530; PMCID: PMC9529916.
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