Long Covid e rischio cardiovascolare: esperti a confronto


Long Covid e rischio cardiovascolare: gli esperti sottolineano l’importanza di una costante attenzione all’evoluzione della pandemia ed alle conseguenze dell’infezione da Sars-cov-2

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Nel corso della conferenza stampa tenutasi presso l’Auditorium Farmaceutici Damor, esperti del calibro del professore di infettivologia dell’Università di Milano, Massimo Galli, il presidente della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (SIPREC) e direttore di Cardiologia dell’Università la Sapienza di Roma Massimo Volpe, il responsabile delle politiche del farmaco della Regione Campania Ugo Trama e l’assessore del Comune di Napoli alla salute Enzo Santagada, hanno accesso i riflettori sul percorso evolutivo della pandemia e sull’importanza di mantenere alta l’attenzione, per una migliore cura e prevenzione di quella che ad oggi è un’ infezione ancora in fase di definizione, in termini di sintomatologia e trattamenti specifici.

Come sottolineato dallo scrittore Maurizio De Giovanni, ospite dell’incontro, “vivere una pandemia cambia tutto, cambia le prospettive, ma deve anche portare ad una nuova consapevolezza. Non ci si deve piegare al pessimismo ed un atteggiamento di piatta disperazione, ma occorre focalizzarsi sulla situazione con una maggiore attenzione”.

Fa eco alle parole dello scrittore partenopeo anche Massimo Galli, professore di infettivologia dell’Università di Milano, il quale ha ribadito “Questo virus ci costringe ad una navigazione a vista, non avendo certezze scientifiche, andando per analogie e per valutazioni di pregresse conoscenze, anche sul versante biologico, che possiamo avere. Per nostra fortuna questo virus muta più lentamente di altri, ma muta quanto basta per presentarci mutazioni differenti, in serie, che ci destabilizzano, perché ogni nuova variante si presenta con una contagiosità sempre maggiore rispetto alla precedente. Basti guardare l’ultima, Cerberus, che sembra derivare da un’evoluzione africana di un Omicron 4 e 5.

Altro tema è quello del long covid, la sindrome che sta colpendo sempre più persone, sia che abbiano contratto la malattia da Sars-Cov-2 in una forma grave con necessaria ospedalizzazione, sia che si sia trattato di un’infezione più leggera, senza ricovero.

Le cause delle manifestazioni del long-covid non sono ancora completamente definite, tuttavia un’ipotesi accreditata per le manifestazioni cardiovascolari suggerisce che esse siano correlate al persistere di una condizione di disfunzione endoteliale (tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, dei vasi linfatici e del cuore, ndr.). Inoltre, il long covid è un complesso ambito di condizioni diverse per le quali non può essere esclusa una patogenesi multifattoriale,” ha ripreso Massimo Galli.

E sull’argomento del rischio cardiovascolare si è espresso anche il Professor Massimo Volpe: Nella seconda metà del 2020 c’è stato un calo degli infarti, probabilmente per una diminuzione degli accessi agli ospedali, mentre nel 2021 le visite cardiologiche si sono ridotte del 30%. Se ne evince una lezione importante: con le persone intimorite dal possibile contagio e dall’evidente riduzione dei posti letto tra le varie ondate, è conseguentemente calata la prevenzione. Questo deve portarci a riflettere sul fatto che pazienti cardiopatici o affetti da colesterolo alto o da altre patologie cardiovascolari necessitino di un’attenzione maggiore.”

Rimane pertanto di primaria importanza non abbassare la guardia nei confronti di questo virus né tantomeno di sottovalutare il long covid soprattutto in persone affette da cardiopatie o a rischio cardiovascolare (per es. ipertesi, ipercolesterolemici, etc.).

Il percorso per l’individuazione di trattamenti specifici per il long covid è ancora lungo.” ha dichiarato il professore Emerito di Cardiologia Bruno Trimarco, moderatore dell’evento. “Una prima, significativa risposta è già arrivata con lo studio “Combining L-Arginine with Vitamin C Improves Long-Covid Symptoms: The Nationwide Multicenter Lincoln Survey”, condotta su 1.390 pazienti recentemente pubblicato sulla rivista Pharmacological Research (IF 10,334), che ha dimostrato l’efficacia della terapia a base di L-Arginina e Vitamina C liposomiale nel migliorare i sintomi del long Covid.”

Questa ricerca coordinata dallo stesso professor Trimarco e realizzata dal Consorzio Itme (International Translational Research and Medical Education), creato dall’Università Federico II di Napoli in collaborazione con l’Albert Einstein Institute of Medicine di New York con il professor Gaetano Santulli, cardiologo esperto di endotelio, ha visto il supporto di Damor, storica azienda farmaceutica italiana.