Fratture dell’anca: probabile raddoppio di casi entro il 2050


Secondo uno studio l’aumento previsto delle fratture dell’anca sarebbe guidato dall’invecchiamento della popolazione, alla luce delle ultime proiezioni

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Per quanto l’incidenza annuale delle fratture dell’anca sia diminuita nella maggior parte dei Paesi dal 2005 al 2018, un nuovo studio presentato nel corso del Congresso annuale dell’ASBMR (American Society of Bone and Mineral Research), condotto in 19 Paesi diversi del globo, ipotizza un raddoppio della velocità di insorgenza di nuovi eventi fratturativi in questo sito anatomico entro il 2050.

Stando agli autori di questo studio, l’aumento previsto delle fratture dell’anca sarebbe guidato dall’invecchiamento della popolazione, alla luce delle ultime proiezioni che ipotizzano un aumento fino a 4,5 volte del numero di ultra85enni tra il 2010 e il 2050.

Obiettivi e disegno dello studio
Le precedenti rassegne internazionali sull’incidenza di fratture d’anca si erano basate, finora, su dati eterogenei risalenti a più di 10-30 anni fa, ricordano gli autori dello studio nel corso della presentazione del lavoro al congresso.

Di qui l’implementazione di un nuovo studio di coorte retrospettivo internazionale, che ha utilizzato un protocollo comune a 19 Paesi/regioni, come descritto in un paper pubblicato su BMJ Open.

Nello specifico, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a pazienti adulti di età pari o superiore a 50 anni, ricoverati in ospedale per una frattura dell’anca, allo scopo di  determinare: 1) l’incidenza annuale delle fratture d’anca nel periodo 2008-2015; 2) l’utilizzo di farmaci per il trattamento dell’osteoporosi ad un anno dalla frattura d’anca; 3) la mortalità per tutte le cause ad un anno dalla frattura d’anca.

In una seconda fase, hanno stimato il numero di fratture d’anca che potrebbero verificarsi dal 2030 al 2050, utilizzando le proiezioni di crescita demografica provenienti dalla Banca Mondiale degli Investimenti.
I dati provengono da 20 database sanitari di 19 Paesi/regioni: Oceania (Australia, Nuova Zelanda), Asia (Hong Kong, Giappone, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Tailandia), Europa settentrionale (Danimarca, Finlandia e Regno Unito), Europa occidentale (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna), Nord e Sud America (Canada, Stati Uniti e Brasile).

La popolazione giapponese aveva meno di 75 anni. I dati degli Stati Uniti provengono da due database: Medicare (età ≥ 65 anni) e Optum. La maggior parte dei database (13 su 20) copriva dal 90% al 100% della popolazione nazionale, mentre gli altri coprivano dal 5% al 70% della popolazione.

Risultati principali
Dal 2008 al 2015, l’incidenza annuale delle fratture dell’anca è diminuita in 11 Paesi/regioni (Singapore, Danimarca, Hong Kong, Taiwan, Finlandia, Regno Unito, Italia, Spagna, Stati Uniti [Medicare], Canada e Nuova Zelanda).

“Una delle possibili ragioni per cui alcuni Paesi hanno registrato un calo relativamente elevato delle fratture d’anca suggerisce una migliore gestione dell’osteoporosi e delle cure post-frattura”, ha dichiarato Chor-Wing Sing in un comunicato stampa pubblicato dall’ASBMR. “Migliori programmi di prevenzione delle cadute e linee guida più chiare per l’assistenza clinica hanno probabilmente fatto la differenza”.

L’incidenza di frattura d’anca è aumentata in 5 Paesi (Paesi Bassi, Corea del sud, Francia, Germania e Brasile) mentre è rimasta stabile in 4 Paesi (Australia, Giappone, Thailandia e Usa).

Il Regno Unito ha mostrato il tasso più elevato di ricorso a trattamento con farmaci anti-OP ad un anno dall’insorgenza di frattura d’anca (50,3%), mentre i tassi d’impiego di questi farmaci negli altri Paesi oscillavano tra l’11,5% e il 37%.

Un numero minore di uomini è risultato in trattamento con farmaci per l’OP ad un anno rispetto alle donne (range: dal 5,1% al 38,2% versus 15%-54,7%).

Dal 2005 al 2018, i tassi di ricorso ai farmaci anti-OP ad un anno dall’insorgenza di una frattura d’anca si sono ridotti in 6 Paesi, aumentati in 4 e stabilizzati in 5 Paesi.

Quanto alla mortalità per tutte le cause entro un anno dall’insorgenza di una frattura d’anca, questa è risultata più elevata nel sesso maschile rispetto a quello femminile  (range: 19.2%-35,8% versus 12,1%-25,4%).

Passando alle proiezioni d’incidenza di fratture d’anca, I ricercatori  hanno stimato  che, dal 2018 al 2050, l’incidenza delle fratture aumenterà complessivamente di 1,9 volte, più negli uomini (2,4 volte) che nelle donne (1,7 volte).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di aumentare gli sforzi per contenere l’insorgenza di questa tipologia di frattture, aumentando la cooperazione tra  operatori sanitari, politici e  pazienti per prevenirne l’insorgenza e migliorare il divario di trattamento e l’assistenza post-frattura, soprattutto negli uomini e nelle persone anziane.

L’invecchiamento della popolazione alimenterà l’aumento delle fratture dell’anca; di qui la necessità di ricorrere a  trattamenti mirati alla loro prevenzione.

Bibliografia
ASBMR 2022 Annual Meeting. Presented September 9, 2022. Abstract 1017.