Il Veneto salva dall’estinzione il Cavallo del Delta


Un’area di cinque ettari dove i cavalli potranno vivere allo stato brado e riprodursi: il progetto del Veneto per mantenere in vita il Cavallo del Delta

cavallo del delta

Vive in Veneto ed è il ‘gemello’ del cavallo della Camargue, razza originaria dell’omonima regione della Francia meridionale nel Delta del Rodano. È il Cavallo del Delta: dalla Camargue, agli inizi degli anni ‘70, è stato introdotto nel Parco del Delta del Po, dove le strette analogie del territorio e della vegetazione con quelle del Delta del Rodano hanno di fatto naturalizzato a pieno il cavallo tanto da dare origine ad una selezione “Delta” italiana, da cui poi è stato definito anche lo standard di razza (137-147 centimetri al garrese).

5 ETTARI PER VIVERE ALLO STATO BRADO E RIPRODURSI

Un anno fa se ne contavano 21 esemplari in tutto il Veneto tanto da definirlo una delle quattro razze ‘regionali’ a rischio estinzione. Ora però si apprestano a ‘rinascere’ in un’area di cinque ettari nel cuore di Vallevecchia, alle spalle della Brussa di Caorle. È qui infatti che da oggi i visitatori, oltre alle tante bellezze naturalistiche, potranno ammirare dall’alto di alcune altane costruite appositamente, una mandria di cavalli bianchi appena acquisiti da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura. Uno stallone e nove fattrici. Sono Cavalli del Delta e questa mattina nell’azienda pilota dimostrativa ValleVecchia di Veneto Agricoltura, alla presenza del presidente della Regione Luca Zaia, sono stati ‘battezzati’ ufficialmente come nucleo di conservazione allo stato brado di questa razza. Cavalli ‘selvaggi’ dunque.

Attualmente in Veneto ci sono una decina di allevamenti di piccolissime dimensioni (in media due capi per allevamento) che garantiscono la conservazione di questa razza. Le dimensioni della mandria di Vallevecchia danno dunque l’idea di una ‘svolta‘ e dell’”importanza del progetto voluto dalla Regione del Veneto e attuato da Veneto Agricoltura, utile sotto il profilo della conservazione della biodiversità, ma anche sotto l’aspetto turistico, paesaggistico e culturale”.

CAVALLI “RINSELVATICHITI AL GALOPPO TRA I CANNETI E I PRATI”

La zona del Veneto che ospita i Cavalli del Delta non ha nulla da invidiare alla Camargue, ha detto Zaia pensando all’importanza per le scuole, i giovani e i visitatori in generale di vedere dal vivo “un progetto di rinaturalizzazione unico con i cavalli rinselvatichiti al galoppo tra i canneti, gli specchi d’acqua e i prati. “In quest’area di cinque ettari nel cuore di Vallevecchia, studieremo la consanguineità tra i Cavalli del Delta. Di fatto, è la nostra Camargue poiché dal punto di vista ambientale e naturalistico rappresenta l’habitat perfetto per custodire il nuovo nucleo di riproduzione.

Ma l’obiettivo non è solo veder aumentare il numero di esemplari diretti discendenti del cavallo della Camargue, ma studiarne la genetica, il comportamento e l’accoppiamento”, dice Zaia. Il progetto vuole far diventare “questo sito un vero e proprio osservatorio in cui valutare, in modo scientifico, il grado di consanguineità tra soggetti della stessa razza”. A differenza degli altri dieci allevamenti regionali, di piccole dimensione e con solo un paio di esemplari, quello di Caorle ne ospita dieci “e, grazie a questo progetto, nel giro di un anno o al massimo due, il numero della mandria raddoppierà”.

Per il direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua, come spiega la Dire (www.dire.it) il progetto ha il pregio di “porre attenzione anche alla biodiversità agraria. Lavorare sulla biodiversità non è semplice, ma Veneto Agricoltura si sta impegnando anche su questo fronte cercando di dimostrare come sia possibile far convivere in un territorio fragile e delicato come quello di ValleVecchia agricoltura, turismo e appunto biodiversità”. E il vicesindaco di Caorle, Luca Antelmo ha rimarcato l’importanza dell’azienda pilota dimostrativa Vallevecchia, eccellenza nel campo della sperimentazione in campo agricolo: “Un vanto”.