Pma: l’esperta spiega l’importanza dell’alimentazione


Pma e alimentazione, parla l’esperta: “Le diete iperproteiche e chetogeniche non sono protocolli adatti al periodo della stimolazione ormonale”

Pma e alimentazione, parla l'esperta: "Le diete iperproteiche e chetogeniche non sono protocolli adatti al periodo della stimolazione ormonale"

Quando si ricerca una gravidanza sia naturale che con un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) corrette abitudini alimentari e sani stili di vita sono fondamentali per la qualità dei gameti sia femminili che maschili. Per aumentare le chance di attecchimento dell’embrione e nella fase pre e post pick-up, un protocollo ‘detox’ consente di ridurre quei fastidiosi effetti collaterali tipici delle terapia farmacologica ormonale come cefalea, ritenzione idrica e gonfiore generalizzato. Per affrontare il tema e apprendere qualche stratagemma e aiutare le donne che stanno vivendo questo momento così delicato della propria vita sia a livello fisico che mentale, l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha intervistato Gemma Fabozzi, embriologa ed esperta in nutrizione e fertilità del centro di medicina della riproduzione Generalife e responsabile dell’area nutrizione dei centri B-Woman d’Italia.

INFERTILITÀ E ALIMENTAZIONE: QUAL È LA RELAZIONE?

“L’alimentazione- spiega l’embriologa- ha un ruolo fondamentale in generale e soprattutto sulla sfera riproduttiva poiché sia i gameti maschili che femminili sono ‘sensori’ di nutrienti presenti nel nostro organismo. Mangiare bene vuol dire anche alimentare bene gli ovociti e gli spermatozoi e successivamente l’embrione agevolandolo durante la fase dell’impianto. La malnutrizione sia in eccesso che in difetto perciò può influenzare negativamente questi due aspetti”.

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IL CASO DELL’ENDOMETRIOSI E DELL’OVAIO POLICISTICO

“Sappiamo che patologie strettamente correlate all’infertilità- aggiunge Fabozzi- come l’endometriosi e l’ovaio policistico sono correlate ad aspetti nutrizionali. Nel caso dell’ovaio policistico molto spesso la patologia è associata ad insulino-resistenza che è una problematica gestibile proprio attraverso l’alimentazione. Infatti la prima terapia che gli endocrinologi prescrivono, ancor prima di quella farmacologica, è quella alimentare al fine di riequilibrare l’omeostasi del glucosio mettendo in asse insulina e glicemia. Allo stesso modo nel caso dell’endometriosi, malattia che colpisce molte ragazze in età giovanile, è una patologia infiammatoria che riguarda principalmente l’ovaio, l’utero e l’intestino che può essere ‘spenta’ anche grazie ad una terapia nutrizionale. Una nostra ‘review’ pubblicata sulla rivista internazionale ‘Nutrients’ dimostra come ci sia una strategia dell’alimentazione antinfiammatoria che può essere un valido supporto per le pazienti infertili e alla ricerca di gravidanza. Questo perché molte patologie associate all’infertilità quali l’endometriosi, l’endometrite cronica, l’adenomiosi e la sindrome dell’ovaio policistico sono associate a processi infiammatori cronici di basso grado ed un’alimentazione ad azione antinfiammatoria, mitigando questi processi, si rivela un prezioso alleato per il raggiungimento della gravidanza”.

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SEMAFORO VERDE AD ALIMENTI AD AZIONE ANTINFIAMMATORIA

“Solo per fare qualche esempio pratico- prosegue l’esperta- semaforo verde ad alimenti dalle spiccate qualità antinfiammatorie come: il salmone selvaggio ed il pesce azzurro, ricchi di omega tre, e l’olio d’oliva ricco di omega 9 e vitamina E. Non dimentichiamo i benefici derivanti dalle spezie come: la curcuma e lo zenzero sostanze in grado di ‘spegnere’ e ‘accendere’ l’espressione di geni rispettivamente Pro- e anti- infiammatori”.

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NUTRIZIONE E QUALITÀ OVOCITARIA: MA L’ETÀ RESTA FATTORE DETERMINANTE

“E’ doverosa una premessa, andare a ‘influire’ sulla qualità ovocitaria attraverso l’alimentazione è possibile, ma come azione di prevenzione che deve accompagnare la donna negli anni. Più la donna avanza con l’età- precisa Fabozzi- minore è la sua qualità ovocitaria. Non possiamo pensare di cominciare a mangiare bene a 39 anni o 40 anni per aumentare la fertilità. Sarebbe un messaggio sbagliato. Va ricordato che ogni donna nasce già con riserva ovarica e che la qualità dei suoi ovociti si altera e peggiora con l’età. Inoltre ogni tipo di alimentazione antinfiammatoria deve essere seguita per almeno 90 giorni consecutivi perché un ovocita per arrivare a maturazione (sia in caso di cicli spontanei che di stimolazione ormonale) impiega circa 3 mesi. Per cui nei mesi precedenti alla stimolazione consiglio alle pazienti un’alimentazione bilanciata che contiene macro nutrienti come: le proteine, i carboidrati e i grassi ma non sottovalutiamo l’importanza dei micro nutrienti come il ferro, la vitamina E e gli omega 3. Vale sempre la regola espressa prima e cioè cercare di seguire un modello di alimentazione che spenga l’infiammazione soprattutto nelle patologie caratterizzate da infiammazione cronica. Ribadisco la sola alimentazione non è in grado di riparare i danni causati da fumo, alcool e l’avanzare stesso dell’età. Inoltre seguire un corretto schema alimentare può gettare le basi per portare avanti una gravidanza in salute”.

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CIBI DETOX PER SPEGNERE GLI EFFETTI COLLATERALI

“In questo caso sì l’alimentazione è in grado di migliorare la sintomatologia tipica e gli effetti collaterali legati alla stimolazione ormonale come il mal di testa, il gonfiore e la nausea- fa sapere l’esperta- In questo caso la paziente che segue qualche semplice regola non avvertirà quasi per niente questi effetti. Consiglio alle donne, già nel mese precedente la stimolazione, di adottare un’alimentazione detox per preparare l’organismo, ed in particolare il fegato alla stimolazione in modo tale che gli organi sono facilitati nel loro lavoro. Mal di testa e il gonfiore sono infatti un sintomo che il nostro organismo è in difficoltà perché probabilmente sono anni che ci alimentiamo male”. “E’ bene evitare- aggiunge Fabozzi- un surplus di proteine perché affaticano ulteriormente l’attività epatica soprattutto di sera. Magari accompagniamo un secondo a base di pesce o uova a delle verdure amare che hanno proprietà detox a livello epatico. Via libera a: cicoria, indivia belga che agevolano il lavoro dei reni che quando vanno in sofferenza fanno accumulare i liquidi. Consiglio inoltre di prediligere le verdure crude a quelle cotte perché sono in grado di agevolare il lavoro degli organi emuntori. La mattina a colazione invece di scegliere il latte optiamo per delle tisane sempre a base di: curcuma, zenzero con l’aggiunta di limone: un concentrato dalle proprietà antinfiammatorie e antiossidanti”.

DIETE IPERPROTEICHE E CHETOGENICHE DA BANDIRE DURANTE LA PMA?

“Le diete iperproteiche e chetogeniche non sono protocolli adatti al periodo della stimolazione ormonale. E’ nota invece l’azione benefica dei carboidrati, assunti nelle giuste quantità perché i gameti hanno bisogno di energia rilasciata da questo tipo di alimenti. Sicuramente arrivare al transfer normopeso è importantissimo per la riuscita dell’impianto ma lo è ancora di più per non incorrere in un aumentato rischio di aborto e portare avanti una gravidanza in salute. Quindi arriviamo al transfer più in forma possibile”.

PMA E TRATTAMENTI ESTETICI: SÌ O NO?

“Lasciamo spazio a questi trattamenti in altri momenti della nostra vita. Nel momento in cui si inizia la stimolazione ormonale e successivamente, nel momento del transfert,- aggiunge l’embriologa- è da evitare qualsiasi tipo di trattamento iniettivo sia al viso che al corpo. Conduciamo piuttosto una vita normale, ma va bandita l’attività fisica anche lo yoga. Consiglio invece durante il periodo della stimolazione ormonale e anche di preparazione al transfer di sottoporsi a sedute di agopuntura e massaggi linfodrenanti eseguiti da esperti fisioterapisti che agevolano il drenaggio dei liquidi e consentono di eliminare le scorie che si possono accumulare durante terapia farmacologica. Sospendere però anche i massaggi dal momento del transfert in poi”.

QUANTO CONTA LA PREDISPOSIZIONE MENTALE?

“Quello che posso dire è che sono stati pubblicati diversi studi che dimostrano come l’aspetto psicologico è importante. Per questo credo che il supporto psicologico debba essere offerto a tutte pazienti che si sottopongono a trattamenti di Pma. Molte pazienti in Pma vivono questo periodo con molta ansia, in parte naturale e giustificata, ma spesso dovuta anche al fatto che non si sentono comprese, sufficientemente informate e seguite in modo scrupoloso dai medici di riferimento e perciò sono piene di dubbi, timori e non sanno bene cosa fare. Questo stato di cose contribuisce a creare uno stato d’animo negativo che non agevola sicuramente il risultato finale. Affrontare il percorso di fecondazione assistita con positività è importante per la donna e per raggiungere la gravidanza. E’ proprio per questo che nato il progetto B-Woman, per supportare la paziente che affronta un percorso così complesso anche da un punto di vista psico-fisico, affiancata da nutrizioniste e psicologiche esperte in fertilità”, conclude l’esperta.