Gonartrosi: perdita di BMI associata rallentamento della malattia


La riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) si associa ad una ridotta incidenza e progressione dei difetti strutturali della gonartrosi

Gonartrosi, bisfosfonati efficaci per ridurre la malattia

La riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) si associa ad una ridotta incidenza e progressione dei difetti strutturali della gonartrosi. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su Arthritis & Rheumatology, che suggerisce come l’adozione di misure di riduzione del peso corporeo potrebbe rappresentare un fattore sul quale agire per prevenire l’insorgenza o il peggioramento dell’artrosi del ginocchio.

I presupposti e gli obiettivi dello studio
“Il sovrappeso e l’obesità sono fattori di rischio noti sia per l’incidenza che per la progressione della gonartrosi – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – con un 25% di casi di dolore al ginocchio di nuova insorgenza o osteoartrosi attribuibile ad un eccesso di peso. La domanda alla quale non si è ancora riusciti a dare una risposta, invece, è se la perdita di peso sia anche in grado di mitigare questi problemi”.

“Clinicamente – continuano i ricercatori – la perdita di peso nelle persone affette da gonartrosi riduce il dolore al ginocchio, ne migliora la funzione e la qualità della vita, mentre non è chiaro se mitighi i difetti strutturali della gonartrosi”.

La consapevolezza che, se così fosse, si potrebbe utilizzare la perdita di peso come fattore protettivo contro l’incidenza e la progressione della degenerazione strutturale del ginocchio dovuta all’osteoartrosi, ha sollecitato questo nuovo studio, che ha messo in combinazione i dataset di tre studi prospettici di coorte: l’OAI study e lo studio MOST (the Multicenter Osteoarthritis Study) – entrambi condotti negli Usa – e lo studio CHECK (the Cohort Hip and Cohort Knee), condotto nei Paesi Bassi.

Ciò ha permesso di costruire un’ampia base disponibile di partecipanti alla sperimentazione (n= 8.824), di ambo i sessi, con o senza difetti strutturali da gonartrosi al basale.

Inoltre, i ricercatori hanno considerato per tutti questi pazienti il dato del grado KL (che permette di valutare i difetti strutturali complessivi della gonartrosi), come pure tutti i difetti strutturali individuali della gonartrosi comunemente studiati, allo scopo di ottenere una valutazione completa di qualsiasi associazione potenziale con la variazione di peso.

Dato che i dati ponderali non erano direttamente disponibili in tutte le 3 coorti in studio, i ricercatori si sono avvalsi del BMI (disponibile in tutte le coorti in questione) come misura surrogata della variazione di peso.

Disegno dello studio e risultati principali
Dalla combinazione dei dataset sopra indicati sono stati estrapolati i dati relativi a 9,683 ginocchi (5.774 pazienti individuali) per valutare l’incidenza della degenerazione strutturale del ginocchio (nessuna evidenza di danno articolare al basale) e quelli relativi a 6.074 ginocchi (3.988 pazienti individuali) per la progressione di una degenerazione strutturale conclamata.

I parametri strutturali relativi alle articolazioni sono stati misurati mediante radiografia al basale e al follow-up (4 anni nello studio OAI e 5 negli altri due studi di coorte considerati in questa analisi).
E’ stata, quindi, valutata la correlazione tra le variazioni di questi parametri (restringimento della rima articolare mediale e laterale e presenza di osteofiti di superficie femorali e tibiali) con le variazioni di BMI.

Focalizzando l’attenzione sulle caratteristiche principali dei pazienti inclusi nella valutazione del danno strutturale di nuova insorgenza, si è osservato che questi avevano un’età media al basale pari a 60 anni, con una preponderanza di pazienti di sesso femminile (60%) e un 88% di pazienti di etnia Caucasica. Il BMI al basale si attestava intorno ad un valore medio pari a 28,2, con un 33% di partecipanti classificati come obesi (BMI ≥30). Un totale di 1.101 partecipanti in questi analisi è andato incontro ad un declino del BMI di almeno un’unità nel corso del follow-up, mentre 1.611 individui hanno sperimentato un incremento di questo parametro di una o più unità.

Le caratteristiche, al basale, dei pazienti che andavano incontro a progressione strutturale della gonartrosi era pressochè simili. Il BMI al basale era un po’ più elevato in media (30,4), con un 48% di pazienti obesi. Un totale di 798 pazienti è andato incontro ad un declino di BMI di almeno un’unità nel corso del follow-up, mentre 1.008 pazienti hanno sperimentato un incremento di questo parametro.

Risultati principali
Dall’analisi dei risultati è emersa l’esistenza di un’associazione significativa tra le variazioni di BMI e il rischio di sviluppo di danno strutturale, con un odds ratio pari a 1,05 (IC95%= 1,02-1,09) per ogni incremento unitario del valore di BMI.

Questo valore è risultato pressochè identico a quello osservato per il rischio di progressione nei pazienti con danno strutturale al basale (OR=1,05; IC95%=1,01-1,09).

In entrambe le analisi, infine, il restringimento della rima articolare a livello dell’area mediale ha ampiamente trascinato i risultati ottenuti, con odds ratio pari, in entrambi i casi, a 1,08 per ciascun incremento del BMI di un’unità.

Limiti e implicazioni dello studio
In conclusione, quello che si può dire alla luce di questi risultati è che “…le persone in sovrappeso o obese – e potenzialmente anche quelle normopeso – potrebbero trarre beneficio da una riduzione del BMI per prevenire, posticipare nel tempo o rallentare i difetti strutturali nella gonartrosi”.

Nel commentare i risultati, però, i ricercatori hanno comunque invitato a valutare i dati ottenuti con prudenza: la perdita di peso, infatti, non è il solo fattore in grado di governare l’incidenza e la progressione del danno articolare. A tal riguardo, i ricercatori hanno stimato in un 13% per l’incidenza e in un 10% per la progressione il contributo dato dal BMI al rischio totale.

E’ stato anche da loro sottolineato come sia ancora presto per asserire con certezza che la perdita di peso sia in grado di rallentare la progressione dell’osteoartrosi, essendo stata da loro documentata solo l’esistenza di un’associazione e non di un rapporto causa-effetto (in ragione della natura osservazionale dello studio).

Di qui la necessità di approfondire l’argomento e verificare la causalità dell’associazione mediante l’implementazione di opportuni trial clinici randomizzati.

Bibliografia
Salis Z, et al “Decrease in body mass index is associated with reduced incidence and progression of the structural defects of knee osteoarthritis: a prospective multi-cohort study” Arthritis Rheumatol 2022; DOI: 10.1002/art.42307
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