Scompenso cardiaco: dapagliflozin non guarda alla frazione d’eiezione


Dapagliflozin riduce i rischi di morte ed eventi cardiovascolari nei pazienti con insufficienza cardiaca indipendentemente dalla frazione di eiezione

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Dapagliflozin riduce i rischi di morte ed eventi cardiovascolari (CV) nei pazienti con insufficienza cardiaca (HF) indipendentemente dalla frazione di eiezione. È quanto emerge dai risultati di una meta-analisi pre-specificata a livello di paziente – presentata a Barcellona durante l’ESC22 e pubblicata in contemporanea su “Nature Medicine” – che ha combinato gli studi DAPA-HF e DELIVER condotti con l’inibitore SGLT2 in pazienti con HF.

«Nello studio DAPA-HF sono stati arruolati pazienti con frazione di eiezione ridotta (HFrEF: <=/40%) mentre nel DELIVER sono stati inclusi pazienti con frazione di eiezione lievemente ridotta e conservata (rispettivamente, HFmrEF e HFpEF: >40%)» ha ricordato il ricercatore principale, Pardeep Jhund, del BHF Glasgow Cardiovascular Research Centre dell’Università di Glasgow e del Queen Elizabeth University Hospital, della stessa città.

«In entrambi gli studi i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a dapagliflozin 10 mg unum/die o placebo» ha continuato. «Quando aggiunto alla terapia standard, l’inibitore SGLT2 ha ridotto il rischio di peggioramento di HF o morte CV nei pazienti con HF con frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) =/<40% nel DAPA-HF e >40% nel DELIVER».

I due obiettivi principali della meta-analisi
«Il primo obiettivo di questa analisi è stato però quello di esaminare l’effetto di dapagliflozin su una serie di esiti secondari che ogni studio da solo non era in grado di esaminare» ha spiegato Jhund.

«Il secondo obiettivo» ha proseguito «era quello di esaminare se dapagliflozin fosse efficace in tutta la gamma della frazione di eiezione, poiché lo studio EMPEROR-Preserved in precedenza aveva suggerito che l’effetto di empagliflozin, un altro inibitore SGLT2, potesse essere attenuato nei pazienti con frazione di eiezione più elevata».

Proprio per questo motivo, il team di Jhund nell’analisi pianificata per sottogruppi (età, genere, classe NYHA, storia di diabete, LVEF [<40% e >40%], eGFR) sono stati aggiunti ulteriori sottogruppi LVEF (</=49%, da 50 a 59%, =/>60%) come variabile continua. Nell’analisi aggregata, la popolazione di pazienti presentava una vasta gamma di LVEF, compresa tra 16% e 74% (media: 44%).

Nei due studi sono stati randomizzati a dapagliflozin o placebo un totale di 11.007 pazienti (4.407 in DAPA-HF, 6.263 in DELIVER). L’età media dei partecipanti era di 69 anni e il 35% di questi era costituito da donne. Il follow-up mediano è stato di 22 mesi.

Mortalità CV e ricoveri per HF ridotti in modo significativo rispetto al placebo
L’analisi della sopravvivenza è stata utilizzata per esaminare l’effetto di dapagliflozin su (in ordine gerarchico):

  • morte per cause CV;
  • morte per qualsiasi causa;
  • ricoveri ospedalieri totali (primi e ripetuti) per HF (con analisi aggiuntiva di supporto del tempo alla prima occorrenza di ricovero ospedaliero per HF);
  • esito composito di morte per cause CV, infarto miocardico (IM) o ictus (eventi CV avversi maggiori: MACE).

Dapagliflozin ha ridotto il rischio di:

  • morte per cause CV del 14% ( hazard ratio [HR] 0,86; intervallo di confidenza al 95% [CI] 0,76-0,97; p=0,01);
  • morte per qualsiasi causa del 10% (HR 0,90;IC 95% 0,82-0,99; p=0,03);
  • ricoveri ospedalieri totali per HF del 29% (rischio relativo [RR] 0,71;95% CI 0,65-0,78; p<0,001) [tempo al primo ricovero ospedaliero per HF (analisi di supporto) del 26% (HR 0,74; 95CI 0,66-0,82; p<0,001);
  • MACE dell’11% (HR 0,90; IC 95% 0,81-1,00; p=0,045).

Nessuna variazione di effetto in base alla LVEF
«Non è emersa alcuna evidenza che l’effetto di dapagliflozin differisse in base alla frazione di eiezione per uno qualsiasi dei risultati» ha sottolineato Jhund.
Nella valutazione mediante forest plot dei risultati dell’analisi congiunta dei due studi, tutti gli esiti gerarchici di sopravvivenza sono stati favorevoli a dapagliflozin rispetto al placebo, così come nella valutazione per sottogruppi pre-specificati.

«I nostri risultati confermano che tutti i pazienti con HF, indipendentemente dalla frazione di eiezione, possono beneficiare di dapagliflozin in aggiunta a qualsiasi altra terapia per HF che stanno ricevendo».

I messaggi-chiave

  • In un’ampia popolazione con HF, dapagliflozin ha ridotto il rischio di morte CV e per tutte le cause, ricoveri per HF e MACE.
  • I benefici di dapagliflozin sono stati osservati in tutti i pazienti, indipendentemente dalla frazione di eiezione
  • È probabile che la maggior parte dei pazienti con HF, indipendentemente dalla frazione di eiezione, tragga beneficio dal trattamento con un inibitore SGLT2.
  • Il trattamento con inibitori SGLT2 può essere avviato in pazienti con diagnosi clinica di HF e senza controindicazioni, mentre questi attendono una misurazione della frazione di eiezione, accelerando l’accesso ai farmaci salvavita.

Fonti:
Jhund SP. Pooled analysis of DAPA-HF and DELIVER. ESC22. Barcelona (Spain).

Jhund PS, Kondo T, Butt JH, et al. Dapagliflozin across the range of ejection fraction in patients with heart failure: a patient-level, pooled meta-analysis of DAPA-HF and DELIVER. Nat Med. 2022 Aug 27. doi: 10.1038/s41591-022-01971-4. [Epub ahead of print] Link