L’uso frequente di aspirina può ridurre il rischio di tumore ovarico


Le donne che assumono frequentemente aspirina possono ridurre del 13% il rischio di cancro ovarico, secondo i risultati di una meta-analisi

Una terapia regolare con aspirina sembra avere un effetto protettivo contro alcuni tumori ereditari del colon-retto legati alla sindrome di Lynch

Le donne che assumono frequentemente aspirina possono ridurre del 13% il rischio di cancro ovarico, secondo i risultati di una meta-analisi pubblicata sul Journal of Clinical Oncology, le cui conclusioni supportano l’uso di aspirina come possibile integrazione di altre strategie di chemioprevenzione per le popolazioni ad alto rischio.

Il cancro ovarico è la settima neoplasia diagnosticata più comunemente e l’ottava causa di mortalità legata al cancro nelle le donne in tutto il mondo. A causa della mancanza di un protocollo di screening efficace per la diagnosi precoce di questo tumore a livello di popolazione, le donne con sintomi correlati al cancro ovarico ricevono una diagnosi quando ormai sono stadio avanzato. Di conseguenza la sopravvivenza globale a 5 anni è inferiore al 50% e lo sviluppo di strategie per ridurre la mortalità in queste pazienti è clinicamente rilevante.

Gli autori hanno premesso che un numero crescente di studi supporta il ruolo dell’aspirina nella riduzione del rischio di cancro ovarico. Le analisi secondarie raggruppate di studi randomizzati e controllati sull’acido acetilsalicilico per la prevenzione delle malattie cardiovascolari hanno rilevato una diminuzione del rischio di tumori riproduttivi femminili con almeno 3 anni di utilizzo del farmaco. Tuttavia in queste popolazioni le diagnosi di cancro ovarico sono state troppo limitate per trarre conclusioni specifiche per la neoplasia.

In ambito osservazionale i risultati dei singoli studi non sono stati univoci, ma le metanalisi e le analisi aggregate di studi di coorte e caso-controllo hanno rilevato che l’aspirina può ridurre il rischio di cancro ovarico del 10%-20%, in particolare se usata frequentemente (tutti o quasi tutti i giorni).

Queste premesse, insieme al ruolo noto dell’infiammazione nello sviluppo del cancro ovarico, ha spinto i ricercatori ad analizzare la relazione tra i farmaci antinfiammatori come l’aspirina e il rischio di questo tumore.

«È una neoplasia altamente fatale che necessita di interventi preventivi, dato che la maggior parte dei fattori di rischio attualmente stabiliti non sono modificabili» ha spiegato l’autore senior Britton Trabert, assistente professore di ostetricia e ginecologia presso la University of Utah School of Medicine e ricercatore dell’Huntsman Cancer Institute nel Cancer Control and Population Sciences Research Program. «In particolare volevamo valutare se l’associazione protettiva tra l’uso di aspirina e il cancro ovarico fosse modificata da altri fattori di rischio per la neoplasia».

Possibile uso nei programmi di chemioprevenzione
La metanalisi ha preso in esame 17 studi prospettici sul cancro ovarico, nove di coorte e otto caso-controllo, e ha raccolto dati sull’uso dell’aspirina, che è stato considerato frequente se si verificava per almeno 6 giorni alla settimana o per almeno 28 giorni al mese per almeno 6 mesi.

Sono state valutate le associazioni tra l’uso frequente di aspirina e il rischio di cancro ovarico, i fattori di rischio individuali e il numero di fattori di rischio di tumore per persona.

È risultato che l’uso frequente di aspirina ha portato a una riduzione del 13% del rischio di cancro ovarico (RR = 0,87). Non è stata osservata una riduzione significativa del rischio tra le donne con endometriosi, ma sono state identificate riduzioni del rischio coerenti tra le utilizzatrici frequenti di aspirina con altri fattori di rischio di cancro ovarico, tra cui obesità (RR = 0,79), storia familiare di cancro al seno o cancro ovarico (RR = 0,88), uso di contraccettivi orali (RR per < 5 anni = 0,92, RR per 5 anni = 0,91) e legatura delle tube (RR senza legatura = 0,82, RR con legatura = 0,93).

Ulteriori analisi hanno mostrato una riduzione del 19% del rischio di cancro ovarico tra le donne che avevano almeno due fattori di rischio (RR = 0,81).

«Questo studio, il più ampio fino a oggi sull’uso di aspirina e sul cancro ovarico, fornisce evidenze a supporto dell’associazione tra l’uso frequente del farmaco e una riduzione del rischio di tumore dell’ovaio, indipendentemente dalla presenza di gran parte degli altri fattori di rischio» hanno concluso gli autori. «I programmi di chemioprevenzione con uso frequente di aspirina potrebbero essere utili nei sottogruppi a rischio più elevato».

«Il nostro studio fornisce ulteriori informazioni che possono aiutare le persone e i loro medici a prendere decisioni informate sull’opportunità di iniziare la terapia quotidiana con aspirina a basse dosi» ha fatto presente Trabert. «Quando bisogna stabilire se un paziente dovrebbe prendere in considerazione l’assunzione giornaliera di aspirina, è importante considerare tanto i benefici quanto i possibili effetti collaterali. Per ogni singola paziente questo equilibrio dipenderà dall’età del soggetto e dai rischi basali in funzione del risultato raggiungibile».

Bibliografia

Hurwitz LM et al. Modification of the Association Between Frequent Aspirin Use and Ovarian Cancer Risk: A Meta-Analysis Using Individual-Level Data From Two Ovarian Cancer Consortia. J Clin Oncol. 2022 Jul 22;JCO2101900. 

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