Tumore ovarico: l’aspirina può ridurre il rischio


Assumere frequentemente l’aspirina potrebbe ridurre il rischio di carcinoma ovarico secondo una recente metanalisi pubblicata sul Journal of Clinical Oncology

aspirina, farmaci, medicinali, tumori

Assumere frequentemente l’aspirina potrebbe ridurre il rischio di carcinoma ovarico? A suggerire questa possibilità è una recente metanalisi pubblicata sul Journal of Clinical Oncology, che ha evidenziato un’associazione tra i due fenomeni, anche in presenza di fattori di rischio noti di tumore dell’ovaio.

Complessivamente, il consumo frequente di aspirina è risultato associato a una riduzione del 13% del rischio di tumore ovarico (RR 0,87; IC al 95% 0,80-0,94) in 17 studi, senza differenze tra i risultati degli studi di coorte e quelli caso-controllo (P=0,48). Inoltre, le riduzioni del rischio sono risultate particolarmente rilevanti per il carcinoma ovarico sieroso di alto grado (RR 0,8; IC al 95% 0,78-0,94).
Quest’ultimo risultato è importante, scrivono Lauren Hurwitz, del National Cancer Institute, e i colleghi, perché «i fattori di rischio più consolidati sono associati più debolmente con i tumori ovarici sierosi di alto grado».

«Questi risultati suggeriscono che la prevenzione primaria del carcinoma ovarico è un ulteriore beneficio dell’uso frequente di aspirina che potrebbe essere incorporato nei calcoli del rapporto rischio-beneficio», concludono Hurwitz e i colleghi. «Dato che anche le donne con un rischio elevato di carcinoma ovarico a causa di fattori di rischio epidemiologici possono trarne vantaggio e che il numero di pazienti da trattare (NNT) per prevenire un carcinoma ovarico è inferiore per le donne ad alto rischio, in futuro si dovrebbe capire come si potrebbero integrare i programmi di chemioprevenzione con l’aspirina con le strategie preventive esistenti, che attualmente sono limitate alle donne con il rischio più elevato… e sono dirette a ulteriori sottogruppi ad alto rischio, per massimizzare l’impatto a livello di popolazione e ridurre al minimo i rischi».

Analizzando le associazioni all’interno di sottogruppi definiti in base ai fattori di rischio di carcinoma ovarico, Hurwitz e i colleghi hanno osservato una possibile modificazione dell’effetto a seconda della storia di endometriosi.
Infatti, l’uso frequente di aspirina è risultato associato a un rischio ridotto di tumore ovarico nelle donne senza endometriosi (RR 0,82, IC al 95% 0,73-0,92), ma non in quelle con endometriosi (RR 1,15; IC 95% 0,80-1,65, P = 0,08). Questa associazione inversa, suggeriscono, tuttavia, gli autori, «è dipesa probabilmente dal basso numero di donne con endometriosi (presenti nel campione, ndr) e da una potenza statistica limitata per rilevare le associazioni all’interno di questo sottogruppo».

Negli altri casi, le riduzioni del rischio associate all’assunzione frequente di aspirina sono risultate coerenti nei sottogruppi definiti in base ai fattori che aumentano o diminuiscono il rischio di cancro.

Per esempio, il consumo frequente di aspirina è risultato associato a un minor rischio di cancro ovarico indipendentemente dall’obesità, con un’associazione leggermente più forte tra le donne obese (RR 0,79; IC al 95% 0,67-0,93) rispetto a quelle non obese (RR 0,91; IC al 95% 0,80-1,03; P=0,18), così come tra le donne con una storia familiare di cancro al seno o alle ovaie (RR 0,86, IC 95% 0,79-0,94) rispetto a quelle con anamnesi famigliare negativa per queste neoplasie (RR 0,88; IC al 95% 0,72-1,06; P =0,88).

Sono state osservate riduzioni consistenti del rischio anche nei sottogruppi che presentavano fattori protettivi rispetto al carcinoma ovarico, tra cui aver avuto figli (P = 0,71), la durata dell’uso di contraccettivi orali (P = 0,79) e la legatura delle tube (P = 0,27).
Inoltre, è stata osservata un’associazione fra uso frequente di aspirina e riduzione del rischio di tumore dell’ovaio anche tra le donne che presentavano due o più fattori di rischio di cancro ovarico (RR 0,81; IC al 95% 0,73-0,90).

La metanalisi
Nella metanalisi sono stati inclusi nove studi di coorte che hanno coinvolto complessivamente 491.651 donne a rischio di carcinoma ovarico. L’età media delle pazienti al basale variava da 46,0 a 68,2 anni, il follow-up medio variava da 4,6 a 14,3 anni e la prevalenza dell’uso frequente di aspirina variava dal 9,8% al 38%.
Durante il follow-up, è stato diagnosticato un carcinoma ovarico a 2600 donne (nel 56% dei casi sieroso di alto grado, nel 2% sieroso di basso grado, nel 9% endometrioide, nel 5% a cellule chiare, nel 4% mucinoso e nel 23% con un’istologia di altro tipo/sconosciuta).

Negli otto studi caso-controllo considerati nella metanalisi c’erano complessivamente 5726 casi di carcinoma ovarico (54% sieroso di alto grado, 4% sieroso di basso grado, 15% endometrioide, 9% a cellule chiare, 5% mucinoso e nel 13% con un’istologia di altro tipo/sconosciuta) e 8027 controlli. L’età media dei casi variava da 56,2 a 60,7 anni e la prevalenza dell’uso frequente di aspirina variava dal 5,6% al 29,8%.

Complessivamente, l’uso frequente di aspirina è risultato associato a una riduzione del 10% del rischio di carcinoma ovarico negli studi di coorte (HR 0,90; IC al 95% 0,81-1,01) e a una riduzione del rischio del 16% negli studi caso-controllo (OR 0,84; IC al 95% 0,72-0,98).

Nella discussione del lavoro, Hurwitz e i colleghi osservano che l’uso di dati osservazionali potrebbe aver introdotto alcuni bias e che non sono stati in grado di esaminare le associazioni fra riduzione del rischio e assunzione di aspirina a basse dosi, che in studi precedenti era risultata associata più fortemente a una riduzione del rischio di carcinoma ovarico.

Bibliografia
L.M. Hurwitz, et al Modification of the association between frequent aspirin use and ovarian cancer risk: a meta-analysis using individual-level data from two ovarian cancer consortia. J Clin Oncol 2022; doi: 10.1200/JCO.21.01900. https://ascopubs.org/doi/abs/10.1200/JCO.21.01900?journalCode=jco