Dopo il Covid, rischio infarto e ictus ridotto dal vaccino


Pazienti guariti dal Covid più protetti da rischi di infarto miocardico e ictus ischemico se vaccinati: è quanto rivela un nuovo studio

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I rischi di infarto miocardico (IM) acuto o ictus ischemico fino a circa 4 mesi dopo aver contratto il COVID-19 sembrano essere più bassi nei pazienti che sono stati completamente vaccinati contro il SARS-CoV-2 rispetto ai soggetti  che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. È quanto viene riportato da una research letter pubblicata online su “JAMA”.

Entrambi gli esiti si sono verificati raramente da 30 a 120 giorni dopo una diagnosi di COVID-19, ma il rischio era inferiore tra coloro che avevano precedentemente ricevuto due dosi di vaccino (HR aggiustato 0,42; IC 95% 0,29-0,62), riferiscono gli autori, capitanati dai coautori principali, Kyungmin Huh, del Samsung Medical Center di Seoul, e Young-Eun Kim, del National Health Insurance Service di Wonju (Corea del Sud).

Huh e colleghi hanno tracciato un parallelo tra influenza e SARS-CoV-2, osservando che l’influenza è stata associata a un aumentato rischio di eventi cardiovascolari (CV) acuti maggiori che possono essere mitigati attraverso la vaccinazione.

«Il COVID-19 aumenta anche il rischio di ictus ischemico e IM acuto» sottolineano. «I vaccini contro il SARS-CoV-2 si sono dimostrati efficaci nella prevenzione del COVID-19 e nella sua progressione verso la malattia grave. Tuttavia, non era ancora chiaro se i vaccini COVID-19 riducessero anche il rischio di ictus ischemico e IM acuto dopo il COVID-19. Il nostro studio suggerisce che i vaccini anti-COVID-19 riducono tale rischio».

Dati del registro nazionale coreano su oltre 230 mila adulti infetti da SARS-CoV-2
I ricercatori hanno esaminato i dati del registro nazionale coreano del COVID-19 e del database del servizio di assicurazione sanitaria nazionale coreano, concentrandosi su 231.037 adulti con diagnosi di COVID-19 tra luglio 2020 e dicembre 2021; Il 73% era considerato completamente vaccinato (due dosi di un vaccino a mRNA o di un vaccino a vettore virale) e la quota restante non aveva ricevuto alcuna dose di vaccino anti-COVID-19.

Prima dell’aggiustamento, i vaccinati erano più anziani (età mediana 57 vs 42) e avevano più comorbilità, ma avevano meno probabilità di sviluppare COVID-19 grave o critico. Dopo che è stata applicata la ponderazione della probabilità inversa di trattamento per adeguarsi alle differenze tra i gruppi, le differenze di età e comorbilità sono state ridotte, ma il divario in termini di COVID-19 grave/critico si è ampliato.

Gli autori riconoscono che lo squilibrio rimanente è una limitazione dello studio, affermando che «la decisione di essere vaccinati è influenzata da molteplici fattori che possono anche essere associati al rischio CV. È stato applicato un modello robusto per mitigare l’effetto di tali squilibri, ma rimane la possibilità di bias non osservati».

L’esito primario dello studio era un composito di ricoveri per IM acuto o ictus ischemico verificatisi da 31 a 120 giorni dopo la diagnosi di COVID-19, con esclusione dei casi osservati nei primi 30 giorni a causa della difficoltà di distinguere tra eventi CV che erano complicanze del COVID-19 rispetto a un esito dei trattamenti in fase acuta.

Tassi significativamente inferiori dell’esito composito rispetto ai non vaccinati
Durante il periodo di interesse, il tasso di IM acuto o ictus ischemico (per 1.000.000 di persone-giorno) era di 6,18 nei non vaccinati e di 5,49 nei completamente vaccinati: una differenza significativa. Il rischio più basso associato alla vaccinazione è stato osservato sia per l’IM acuto (HR aggiustato 0,48; IC 95% 0,25-0,94) che per l’ictus ischemico (HR aggiustato 0,40; IC 95% 0,26-0,63) ed è stato coerente tra i sottogruppi (sebbene non tutte le differenze abbiano raggiunto la significatività statistica).

L’analisi non può fornire informazioni sui potenziali meccanismi per spiegare i risultati, ma gli autori sostengono che «una possibile ipotesi sia che la precedente vaccinazione anti-COVID-19 attenui l’infiammazione sistemica e uno stato di ipercoagulazione causati dal COVID-19, riducendo così il rischio di complicanze vascolari». Ritengono che «seguiranno ulteriori studi sulle citochine infiammatorie e sui profili di coagulazione nei pazienti COVID-19 non vaccinati rispetto a quelli vaccinati».

«Un effetto protettivo contro il COVID-19 e la sua progressione verso una malattia grave è di per sé una ragione sufficiente per essere vaccinati, ma i nostri risultati aggiungono un importante beneficio aggiuntivo della vaccinazione, specialmente per le persone con fattori di rischio CV» concludono i ricercatori.

Le implicazioni a più ampio raggio dei risultati
Questi risultati hanno senso e «si adatta al contesto di ciò che stiamo imparando sulle complicanze cardiache a lungo termine del COVID-19; questo studio aggiunge il concetto che prevenendo i casi gravi di COVID-19, la vaccinazione può prevenire le complicanze cardiache a lungo termine» commenta James de Lemos, dell’UT Southwestern Medical Center di Dallas, che non è stato coinvolto nello studio.

Questi risultati, aggiunge de Lemos, giocano un ruolo anche nella discussione sulla sicurezza dei vaccini, anche se non affrontano direttamente questo problema, afferma de Lemos, co-presidente del comitato direttivo per il registro CVD COVID-19 dell’American Heart Association.

Se i vaccini riducono i rischi di IM acuto e ictus ischemico prevenendo casi gravi di COVID-19, allora questa è un’informazione aggiuntiva da considerare quando si valutano i rischi e i benefici, aggiunge.

«Le persone si concentrano solo sulla questione della miocardite, che è un raro ma reale potenziale effetto collaterale del vaccino, ma che deve essere bilanciato con tutti gli effetti protettivi sulle complicanze respiratorie del COVID-19, sul long COVID, e ora sulle complicanze CV a medio e lungo termine» prosegue.

Nel complesso, afferma de Lemos, «questi dati forniscono ulteriore supporto alla vaccinazione, riportando benefici clinici significativi, e suggerisce che tali benefici si estendano a una certa protezione delle complicanze cardiache da COVID anche nel periodo di recupero».

Bibliografia:
Kim YE, Huh K, Park YJ, Peck KR, Jung J. Association Between Vaccination and Acute Myocardial Infarction and Ischemic Stroke After COVID-19 Infection. JAMA. 2022 Jul 22. doi: 10.1001/jama.2022.12992. [Epub ahead of print] Link