Argento, sodio e acetone: in Niger pioggia indotta contro la siccità


In Niger per contrastare la siccità arriva la pioggia indotta: le prime operazioni nell’Ovest del Paese con una miscela di argento, sodio e acetone sparsa sulle nuvole

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Una miscela di argento, sodio e acetone da disperdere nelle nuvole, per indurre la pioggia e alleviare una siccità che ha contribuito a creare una condizione di insicurezza alimentare per oltre quattro milioni di persone. Succede in Niger, dove già da alcune settimane, stando a quanto dichiarano le autorità locali, vengono realizzati degli interventi una tantum, con degli appositi aerei, per facilitare la nascita di precipitazioni.

Alla stampa internazionale lo ha riferito il direttore del sevizio meteorologico nazionale nigerino, Katiellou Gaptia Lawan: “Abbiamo dovuto agire su questo problema di siccità per ottenere molti più giorni di pioggia e allo stesso tempo aumentare la quantità delle precipitazioni” ha spiegato il dirigente. Stando a quanto riportano media internazionali, le operazioni di dispersione della miscela chimica in grado di indurre i fenomeni piovaschi sono realizzate grazie ai mezzi di un consorzio maliano, Ibi Air, e sono stati realizzati a inizio mese nell’ovest del Paese, compresa la regione della capitale Niamey. Il piano è quello di proseguire con queste operazioni per tutto settembre, ultimo mese delle breve stagione delle piogge locale.

Il Niger, spiega la Dire (www.dire.it), è ritenuto fra i Paesi più vulnerabili al mondo al cambiamento climatico e alla desertificazione, così come tutti quelli della regione del Sahel. A periodi di siccità si alternano fasi alluvionali. Dall’inizio di luglio a oggi, stando ai dati della protezione civile locale rilanciati dall’agenzia pubblica Anb, almeno 52 persone hanno perso la vita grazie alle forti piogge mentre oltre 8mila case sono rimaste distrutte. Secondo un bollettino della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa dello scorso maggio, oltre quattro milioni di nigerini vivono uno stato di insicurezza alimentare, dovuto ai fenomeni climatici ma anche all’insicurezza provocata dalle attività di diversi gruppi armati.