Event Horizon Telescope svela dettagli inediti di un blazar


Gli scienziati dell’Event Horizon Telescope hanno ripreso il blazar J1924-2914 con una risoluzione angolare senza precedenti, rivelando dettagli inediti

blazar

Gli scienziati dell’Event Horizon Telescope (Eht) hanno ripreso il lontano blazar J1924-2914 con una risoluzione angolare senza precedenti, rivelando dettagli inediti della struttura della sorgente. I blazar sono potenti nuclei galattici attivi, in cui i buchi neri supermassicci espellono getti relativistici diretti lungo la nostra linea di vista. Un blazar può essere talmente intenso da eclissare completamente la sua galassia e può essere osservato da una distanza di miliardi di anni luce con i radiotelescopi terrestri.

Le immagini pubblicate su The Astrophysical Journal rivelano un getto piegato che emerge dal nucleo del quasar. È stato possibile effettuare uno studio della sorgente su diverse scale angolari con osservazioni quasi simultanee nella banda delle radiofrequenze grazie a Eht, operante a 230 GHz, al Global Millimeter Vlbi Array, operante a 86 GHz, e al Very Long Baseline Array operante a 2,3 e 8,7 GHz.

Gli scienziati di Eht sono riusciti a mappare l’emissione polarizzata linearmente nella parte interna del quasar J1924-2914. «Le nostre immagini sono le immagini a più alta risoluzione angolare di emissione polarizzata mai ottenute di un quasar», afferma Sara Issaoun dell’Harvard & Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, Massachusetts, alla guida di questo studio. «Vediamo dettagli interessanti nel nucleo più interno della sorgente fortemente polarizzato; la morfologia dell’emissione polarizzata suggerisce la presenza di un campo magnetico con una struttura contorta».

La comprensione dell’emissione in J1924-2914 è stata molto importante anche per le osservazioni di Eht pubblicate recentemente di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia. «J1924-2914 è il nostro calibratore principale per gli studi di Sagittarius A* – questo significa che dovevamo capirlo molto bene, in modo da poter utilizzare questa conoscenza per migliorare l’intensità totale e la calibrazione polarimetrica della sorgente più difficile e variabile nel tempo che è Sagittarius A*», spiega Maciek Wielgus del Max Planck Institute for Radio Astronomy di Bonn, in Germania, coautore dello studio.

Eht permette di visualizzare nuclei galattici attivi alle lunghezze d’onda radio più brevi (circa 1,3 mm) e alla più alta risoluzione angolare mai raggiunta in astronomia, corrispondente all’osservazione di un’arancia sulla superficie della Luna dalla Terra. Queste proprietà lo rendono uno strumento ideale per studiare le regioni più interne dei getti e per approfondire la nostra conoscenza di come si formano e accelerano. Le future osservazioni di Eht ci regaleranno immagini di molte più sorgenti, spingendosi ai confini dell’osservazione in termini sia di lunghezza d’onda che di risoluzione.

Per saperne di più: