Tumore alla prostata: più attenzione alla progressione radiologica


Tumore della prostata metastatico ormono-sensibile: da un’analisi post-hoc la raccomandazione di sorvegliare la progressione radiologica attraverso la diagnostica per immagini

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Un’analisi post-hoc dello studio di fase 3 ARCHES presentata al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) suggerisce che i pazienti con carcinoma della prostata metastatico sensibile alla castrazione trattati con inibitori della via del recettore degli androgeni orale come enzalutamide, associata alla terapia di deprivazione androgenica (ADT), siano sottoposti a una sorveglianza regolare della progressione mediante diagnostica per immagini, in quanto in molti pazienti il monitoraggio dei livelli di PSA non è sufficiente a rilevare un’eventuale progressione radiologica della malattia.

I risultati dello studio ARCHES, su cui si è basata l’approvazione da parte dell’ente regolatorio europeo per il trattamento dei pazienti con carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile, hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS) radiologica e della sopravvivenza globale (OS) con l’aggiunta di enzalutamide all’ADT rispetto alla sola ADT, indipendentemente dai livelli basali di PSA.

«Abbiamo analizzato retrospettivamente la progressione radiologica in assenza di progressione del PSA in uomini con carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile arruolati nello studio ARCHES», ha spiegato l’autore che ha presentato i dati al convegno, Andrew Armstrong, del Duke Cancer Institute Center for Prostate and Urologic Cancers della Duke University di Durham, North Carolina.

Infatti, nello studio gli autori avevano incluso le valutazioni del PSA, delle condizioni fisiche, dei sintomi e delle immagini radiologiche acquisite nel tempo.

«I pazienti che assumono potenti inibitori del recettore degli androgeni possono presentare un disallineamento tra la progressione del PSA e quella radiologica», ha aggiunto Armstrong.

Quindi, con questa analisi post-hoc gli sperimentatori hanno voluto valutare la concomitanza tra la progressione del PSA e quella radiologica nei pazienti trattati con enzalutamide e l’ADT.

Lo studio ARCHES
Lo studio ARCHES (NCT02677896) è un trial globale, randomizzato, in doppio cieco, e controllato con placebo che ha arruolato 1150 pazienti con tumore prostatico metastatico sensibile agli ormoni.

I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto di randomizzazione 1:1 al trattamento con enzalutamide 160 mg/die associato all’ADT oppure un placebo più la terapia di deprivazione androgenica.

La combinazione di enzalutamide con ADT ha ridotto in modo significativo, del 61%, il rischio di progressione radiologica o di morte rispetto al placebo più ADT.

Nell’analisi presentata al convegno, è stata valutata la compresenza tra progressione radiologica e quella del PSA, quest’ultima definita secondo i criteri del Prostate Cancer Clinical Trials Working Group 2 (PCWG2), e tra progressione radiologica e un qualsiasi aumento del PSA al di sopra del valore minimo raggiunto (nadir).

I risultati dell’analisi
Dei 1150 partecipanti allo studio ARCHES, 267 hanno manifestato una progressione radiologica (70 nel braccio enzalutamide e 188 nel braccio placebo). Alla progressione, la concentrazione mediana del PSA era pari a 2,25 ng/ml (range: 0-1062,3 ng/ml) nei pazienti del braccio trattato con la combinazione e 17,47 ng/ml (range: 0-1779,5 ng/ml) nei controlli.

I pazienti che sono andati incontro a progressione radiologica al basale avevano tendenzialmente una malattia di grado più elevato, una malattia con volume più alto e un livello mediano di PSA più elevato rispetto ai pazienti che non hanno manifestato una progressione radiologica.

L’aumento mediano dei livelli di PSA rispetto al nadir registrato alla progressione radiologica è stato di 0,77 ng/ml nei pazienti del braccio enzalutamide rispetto a 12,23 ng/ml nei pazienti del braccio placebo, che corrisponde a un aumento mediano percentuale del 200% con la combo e del 367% con placebo.

Gli sperimentatori hanno rilevato che il 67% dei pazienti trattati con la combinazione alla progressione radiologica non presentava una progressione dei valori di PSA secondo i criteri del PCWG2. Addirittura il 34,2% non ha avuto alcun aumento dei valori del PSA rispetto al valore nadir. Al contrario, nel braccio placebo, la maggior parte dei pazienti (85%) ha presentato un innalzamento del PSA.

«I pazienti vanno incontro a una progressione, sia essa del PSA, radiologica o entrambe le cose, hanno una sopravvivenza ridotta rispetto a quelli che non vanno in progressione», ha detto Armstrong, aggiungendo che lo stesso pattern è stato osservato anche nei pazienti del braccio del braccio di controllo, nel quale «coloro che manifestano progressione del PSA o radiologica hanno una sopravvivenza inferiore, e questa tende a essere anche peggiore se i pazienti hanno una progressione secondo entrambi i parametri».

«Questa analisi post-hoc dei dati dello studio ARCHES ha evidenziato che di frequente la progressione radiologica si manifesta in assenza di una concomitante progressione del PSA», ha detto, infine, Armstrong.

Pertanto, ha aggiunto, i dati suggeriscono di vigilare e valutare regolarmente i pazienti con la diagnostica per immagini, specie in presenza di sintomi clinici, così da poter riconoscere la eventuale progressione radiologica nei pazienti trattati con inibitori potenti della via del recettore degli androgeni, come enzalutamide, più l’ADT. In molti casi, infatti, con il solo monitoraggio dei livelli di PSA potrebbe sfuggire la progressione radiologica.

Inoltre, «questi pazienti dovrebbero essere regolarmente sottoposti a valutazione radiologica delle ossa e dei tessuti molli, senza basarci esclusivamente sul PSA», ha concluso l’autore.

Bibliografia
A.J. Armstrong, et al. Radiographic progression in the absence of prostate-specific antigen (PSA) progression in patients with metastatic hormone-sensitive prostate cancer (mHSPC): Post hoc analysis of ARCHES. J Clin Oncol 40, 2022 (suppl 16; abstr 5072); doi: 10.1200/JCO.2022.40.16_suppl.5072. Link